Manca una politica di visione
L’Europa nei decenni ha seppellito l’agricoltura e ora corre ai ripari
di Gaetano Mineo
L’Europa ha seppellito l’agricoltura. Un’inesorabile agonia che nel suo progredire ha decimato biodiversità, economie locali, spazzando nel contempo aree rurali. Ora, dopo decenni di Politica agricola comune (Pac) schizofrenica, Bruxelles corre ai ripari chiedendo agli stessi Paesi membri cosa fare per disseppellire l’agricoltura. E’ tutto messo nero su bianco in un “Documento di lavoro” prodotto dal Comitato delle regioni dell’Unione europea titolato “Il futuro della Politica agricola comune” e di cui ne parlerà a Bruxelles la Commissione risorse rurali il prossimo 5 febbraio. Partendo dall’assunto che la Pac è una politica europea che mira a garantire un reddito equo agli agricoltori, la sicurezza alimentare e promuovere pratiche agricole sostenibili, negli ultimi 40 anni, la quota della dotazione destinata alla Pac nel bilancio dell’Ue è diminuita, passando dal 65,5% nel 1980 a poco meno del 25% nel 2020.
Negli ultimi 40 anni, la quota della dotazione destinata alla Pac nel bilancio dell’Ue è diminuita, passando dal 65,5% nel 1980 a poco meno del 25% nel 2020
Con l’aggravante che il bilancio per il periodo 2021-2027 è stato ulteriormente ridotto più o meno del 10% rispetto al precedente periodo di programmazione. Questa drastica riduzione di fondi, sta mettendo in difficoltà gli agricoltori, soprattutto quelli che portano avanti aziende di piccole dimensioni. Per non parlare della maggior parte dei fondi, ben il 72%, è destinata ai pagamenti diretti, mentre allo sviluppo rurale va soltanto il 25% delle risorse. Come si usa dire in questi casi, manca una politica di visione. E non è finita. E’ stato ridotto il tasso di cofinanziamento per lo sviluppo rurale, imponendo agli Stati membri e alle Regioni di contribuire in misura maggiore per accedere alle risorse del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr). In soldoni, una Pac che invece di dare, toglie ai Paesi membri.
La maggior parte dei fondi della Pac, ben il 72%, è destinata ai pagamenti diretti, mentre allo sviluppo rurale va soltanto il 25% delle risorse
Oltre alla questione dei finanziamenti, le normative introdotte dall’Ue negli ultimi decenni hanno contribuito man mano ad accentuare le difficoltà per le aziende agricole. L’intenzione di promuovere la sostenibilità ambientale e la qualità dei prodotti agricoli, per dirne una, ha portato a regolamentazioni sempre più complesse e onerose. E così i piccoli agricoltori, soprattutto, spesso privi delle risorse necessarie per adempiere a nuove norme tecniche e ambientali, si sono ritrovati a lottare per la conformità, aumentando i costi operativi e minacciando la loro sopravvivenza economica. Questo ha portato a un aumento della disuguaglianza nel settore agricolo, con le grandi aziende che riescono a far fronte più facilmente alle nuove normative a discapito delle piccole imprese locali, dando allo stesso tempo, un colpo letale alle aree rurali e per le quali ora la stessa Ue chiede agli Stati cosa si può fare per ridarle vita. Politiche europee, in sostanza, che hanno portato a un’eccessiva concentrazione della produzione agricola.
Le normative introdotte dall’Unione europea negli ultimi decenni hanno contribuito man mano ad accentuare le difficoltà per le aziende agricole
I grandi allevamenti e le grandi aziende hanno beneficiato di maggiori sovvenzioni, mentre le piccole e medie imprese hanno avuto difficoltà a competere. Questo ha portato a una perdita di biodiversità, a un aumento dell’inquinamento e a una maggiore dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento alimentare. Un’altra falla è che le politiche europee hanno favorito la produzione di prodotti agricoli intensivi, che utilizzano grandi quantità di fertilizzanti chimici e pesticidi. Prodotti che possono avere un impatto negativo sulla salute umana e sull’ambiente e per cui s’è registrato nell’ultimo decennio un passo indietro della stessa Europa. Europa che così ora parla sempre più di “ecologizzare” l’agricoltura, di biodiversità, di sostenibilità e via dicendo.
La riduzione della quota di mercato dell’agricoltura europea ha portato alla perdita di 2,5 milioni di posti di lavoro nelle aree rurali
Secondo un rapporto della stessa Commissione europea, la quota di mercato dell’agricoltura europea è diminuita dal 15% al 12% tra il 1995 e il 2020. Questa tendenza rischia di avere un impatto negativo sull’economia dei territori rurali, che dipendono in gran parte dall’agricoltura. Secondo un rapporto della Banca mondiale, invece, la riduzione della quota di mercato dell’agricoltura europea ha portato alla perdita di 2,5 milioni di posti di lavoro nelle aree rurali. A questo punto, senza interpellare scienziati e analisti, appare lapalissiana che urge rivedere le politiche comunitarie. E così mentre l’Ue cerca di affrontare sfide globali attraverso riforme agricole, è essenziale trovare un equilibrio tra la promozione della sostenibilità e la tutela delle economie locali. Solo attraverso politiche agricole equilibrate e sostenibili sarà possibile garantire un futuro prospero per le comunità agricole e rurali in Europa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Vuoi ricevere gli aggiornamenti di Terrà per email?
Post a Comment
Devi essere connesso per inviare un commento.