Terrà

L'intervista
Nerello Mascalese, Carricante e i segreti della vinificazione: la filosofia di Fabrizio Fiorino, l’enologo che rispetta il territorio

di Giacomo Alberto Manzo*

Nato a Marsala in una famiglia di viticoltori. Dopo una laurea in Viticoltura ed Enologia, Fabrizio Fiorino ha intrapreso alcune esperienze lavorative in Sicilia, completando poi la laurea specialistica in Scienze Viticole ed Enologiche.

Fiorino si occupa di tutte le fasi della produzione del vino, dalla maturazione delle uve alla vinificazione, fino alla promozione commerciale. Tra le sfide principali cita il cambiamento climatico e i progetti a lungo termine, mentre in merito alle tendenze attuali, evidenzia i vini sostenibili e a bassa gradazione alcolica.

L’enologo vede innovazione e tradizione come elementi complementari e attribuisce grande importanza al tempo per valutare la qualità di un vino. I suoi vini preferiti includono Nerello Mascalese e Carricante, eleganti e tipici dell’Etna, e altre varietà come Pinot Nero e Riesling. E a chi vuole fare l’enologo, suggerisce di essere tenace e paziente, puntando soprattutto sullo studio e sulla passione per il mestiere.

Come è diventato enologo?

“Sono nato in una famiglia di viticoltori a Marsala, e fin da piccolo ho respirato i profumi della terra e dei mosti durante la vendemmia. La mia formazione è iniziata con una laurea triennale in Viticoltura ed Enologia, conseguita nel 2007 presso la sede di Marsala. Da lì è cominciato il mio percorso pratico, lavorando in cantina e in laboratorio per diverse aziende della Sicilia Occidentale, per poi trasferirmi sul versante Nord dell’Etna presso l’azienda Cottanera. Non ho mai smesso di studiare: nel 2016 ho ottenuto la laurea specialistica in Scienze Viticole ed Enologiche presso la sede di Asti”.

Quali sono le sue principali responsabilità nella produzione del vino?

“In azienda mi occupo principalmente della gestione tecnica di tutte le fasi della filiera produttiva. Il periodo più intenso riguarda il controllo del ciclo produttivo e la maturazione delle uve, fino alla vinificazione. In questi momenti è fondamentale concentrare tutte le energie per rispettare i protocolli. Successivamente, seguo gli affinamenti, gli imbottigliamenti e le strategie di mercato. Un altro aspetto cruciale del mio lavoro è la promozione: partecipo attivamente a eventi e fiere per raccontare il nostro vino”.

Come sceglie le uve per la vinificazione?

“La scelta delle uve è un momento cruciale. Durante la maturazione, conduco analisi sensoriali e controlli analitici, spesso con cadenza giornaliera, per monitorare l’evoluzione del vigneto. Solo conoscendo ogni parcella e combinando tutte le variabili è possibile ottenere vini unici e di carattere”.

Quali sono le sfide più comuni nel suo lavoro?

“Il cambiamento climatico è una delle principali sfide, costringendoci a scelte rapide per mantenere la qualità dei vigneti. Inoltre, molte sfide richiedono progetti a lungo termine con risultati che arrivano nel tempo, richiedendo esperienza e valutazioni responsabili”.

Quali sono le tendenze attuali nel mondo del vino?

“Le tendenze sono influenzate dai cambiamenti generazionali. Vediamo un crescente interesse per le bollicine, i vini sostenibili, quelli a bassa gradazione alcolica e l’abbassamento delle temperature di servizio per i vini rossi. Tuttavia, ritengo che una comunicazione migliore verso le nuove generazioni sia essenziale per valorizzare il territorio e la qualità, senza trascurare le quantità”.

Come bilancia tradizione e innovazione nella produzione del vino?

“L’una non esclude l’altra. Credo fermamente che l’innovazione sia necessaria per rispettare le tradizioni. Come diceva Oscar Wilde: ‘La tradizione è un’innovazione ben riuscita’”.

I suoi vini preferiti?

“Non ho un vino preferito, ma mi piace assaggiare vini di diversi territori. Amo il Nerello Mascalese e il Carricante, prodotti sull’Etna per la loro eleganza e tipicità, ma apprezzo anche il Pinot Nero, il Nebbiolo e il Riesling”.

Come valuta la qualità di un vino?

“‘Tempo’ è la parola chiave. Non dò giudizi affrettati: un vino di qualità ha bisogno di tempo per esprimersi. Cerco longevità, emozioni, equilibrio, eleganza e carattere territoriale”.

Qualche consiglio a chi vuole diventare enologo?

“Inseguire gli obiettivi con tenacia e non arrendersi mai. I risultati arrivano con il tempo. Bisogna guardare al futuro con fiducia”.

La sua esperienza più memorabile nel mondo del vino?

“Ricordo sempre due momenti: la mia prima vendemmia, quando appena laureato mi ritrovai con grandi responsabilità in una cooperativa importante, e l’esperienza che vivo oggi sull’Etna, un territorio unico che sento come casa. Qui mi dedico allo studio e alla ricerca, trovando grande appagamento e soddisfazione”.

*Enologo

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