Terrà

Il progetto "Novarancia"
Qualità e uniformità, l’innesto a gemma può favorire lo sviluppo competitivo dell’arancia rossa

L’impiego di materiale di propagazione certificato sotto il profilo genetico e fitosanitario è un prerequisito fondamentale per lo sviluppo di un’agrumicoltura competitiva. Le recenti normative hanno fatto notevoli progressi ma i risultati sono modesti. L’obiettivo è oggi difficile in considerazione dell’ampio numero di cloni di arancia rossa e di portinnesti, della mutevole domanda di mercato, delle numerose piante madri necessarie per la produzione e dei controlli da effettuare per assicurarne quantità sufficienti.

Problema che molti Paesi hanno affrontato mantenendo l’impiego dell’innesto a gemma. Il nostro Paese, per avere piante più strutturate al momento dell’impianto, 50 anni fa ha incoraggiato la tecnica dell’innesto a marza che comporta l’impegno di 3-4 gemme per ogni pianta innestata. Il che riduce la capacità di fare fronte al fabbisogno di materiale di propagazione certificato, richiede portinnesti di almeno 24 mesi di età, estende a oltre 36 mesi dal seme il ciclo di produzione delle piante.

Il progetto “Novarancia”, finanziato dal PSR Sicilia 2014-2022, al termine di valutazione in vivaio di piante di arancio Tarocco (Lempso, Ippolito e Meli) ottenute per innesto a marza e a gemma su citrange Carrizo e C35, ha allestito in aziende partner quattro campi sperimentali per rilievi anche a lungo termine. Allo scopo il materiale di propagazione utilizzato è stato sottoposto a controlli normativi e avanzati (NGS) sviluppati in altra linea del progetto.

Va ricordato che le arance rosse costituiscono il 70% della produzione di arance in Sicilia. Eliminare alcune cause di stress per le piante, come malattie o condizioni ambientali difficili, potrebbe migliorare la qualità e la uniformità delle arance, rendendo il settore più competitivo. Per ottenere questi risultati – uno degli obiettivi del progetto “Novarancia” – è importante utilizzare piante sane e geneticamente controllate, oltre ad adottare nuove tecniche agronomiche nella coltivazione e propagazione delle piante.

Al termine del secondo anno in vivaio i risultati mostrano che l’innesto a gemma consente di operare su portinnesti giovani (semenzali di 7-12 mesi), abbrevia di 12 mesi il ciclo di propagazione (14-24), riduce l’esigenza di materiale di propagazione certificato (una sola gemma/pianta invece di 3-4 nel caso della marza) e limita i rischi di esposizione prolungata delle piante in contenitore a stress abiotici e biotici.

La modalità di innesto non influenza in modo significativo l’altezza, la struttura, il quoziente di robustezza delle piante e altri parametri (peso secco di radici, steli e foglie). Differenze maggiormente legate alla combinazione d’innesto, rilevate in pieno campo al termine del primo anno.

Si aggiunga che innesti a gemma vegetante eseguiti in settembre e ottobre hanno messo in evidenza ottime percentuali di attecchimento finché i portinnesti (Carrizo e C35) erano in attività vegetativa. Il che offre una possibile programmazione stagionale degli interventi. In tale prospettiva, sezioni incrementali allestite in serra su limone rugoso, macrophylla e volkameriana di un anno hanno permesso di ottenere abbondante materiale di propagazione utilizzato nel periodo marzo-settembre.

Sulla base dei risultati, la diffusione della tecnica di innesto a gemma, opportunamente assistita da un breve periodo di formazione e addestramento degli operatori del settore, consentirebbe di superare rapidamente una delle difficoltà principali per la corretta diffusione di nuovi cloni di arancia rossa e di portinnesti compatibili con le condizioni di campo.

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