Terrà

Le misure a superficie degli ultimi 30 anni, la svolta degli agricoltori in Sicilia

di Antonino Pizzuto*

Ci sono momenti nel corso della vita che richiedono delle pause di riflessione, quasi una esigenza interiore che ci permette di ricordare, anche dal lato lavorativo, il vissuto, le esperienze fatte, i colleghi ed amici con i quali hai condiviso una parte della tua vita lavorativa. Con questo spirito, accogliendo l’invito del direttore della rivista Terrà, ho voluto ripercorrere quelle che sono state, a distanza di quasi un trentennio, le scelte nel campo agricolo, in particolare nell’ambito delle misure a superficie delle quali, prioritariamente, mi sono occupato. Dagli inizi degli anni ’90, si possono tracciare ed evidenziare alcuni aspetti delle misure a superficie che hanno caratterizzato le scelte dei nostri agricoltori a seguito dei Programmi e Piani posti in essere dalla nostra amministrazione regionale con l’emanazione di bandi e disposizioni attuative in recepimento dei Regolamenti Comunitari.

I Programmi Operativi Pluriennali (POP), nei primi anni 90′, messi in atto dalla Regione Siciliana e in particolare dall’assessorato regionale Agricoltura con il recepimento del Reg. Cee 2078/92, prima e successivamente con il Reg. CEE 1257/99, hanno voluto dare una linea ben marcata e precisa su ciò che doveva essere la programmazione anche per il futuro. Veniva infatti istituito un regime di aiuti relativo a metodi di produzione agricola compatibili con le esigenze di protezione dell’ambiente e con la cura dello spazio naturale. Detto aspetto ha rappresentato il filo conduttore e la base di tutte le iniziative e le programmazioni successive, per le misure a superficie, e non solo, che proseguiranno con il recepimento dei Regolamenti Comunitari 1698/2005 e 1308/ 2013 fino ai giorni nostri. Le misure e interventi avviati nei primi anni ’90 sono stati riproposti, rimodulati e aggiunti in base alle nuove esigenze. Per avere una incidenza più marcata gli impegni intrapresi sono stati per lo più di durata pluriennali con periodi che vanno dai 5 ai 20 anni.

Certamente la nostra Regione è stata lungimirante e sensibile alle tematiche ambientali, tematiche, queste, meritevoli oggi di forte attenzione per le conseguenze dei cambiamenti climatici che si stanno sempre più accentuando con risvolti e ricadute in ambito economico-finaziario e sociale. Oltre a una percezione visiva, infatti, anche gli studi concordano nell’individuare una significativa tendenza all’aumento delle temperature medie e alle diminuzioni delle precipitazioni con l’incremento di periodi di siccità. Detto stato favorisce, tra l’altro, l’insorgenza di nuove emergenze fitosanitarie e avversità parassitarie favorite da fattori ambientali, dall’aumento delle sostanze inquinanti nell’atmosfera e dalle attività umane. Altro aspetto, non meno grave, per la minaccia al patrimonio forestale regionale, è costituito dagli incrementi degli incendi che determinano anche un forte impoverimento del substrato vegetale con ripercussioni pesanti per l’ ambiente.

Le misure che allora si intrapresero riguardavano quindi tutte quelle azioni che potessero, da una parte, mitigare gli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici, dall’altro, contribuire a tutelare il paesaggio siciliano caratterizzato da un patrimonio rurale e culturale unico, per la presenza di essenze vegetali autoctone, coltivazioni tradizionali e per la presenza di sistemazioni tipiche del paesaggio agrario. Paesaggio che, fin dall’antichità, aveva stimolato la fantasia di poeti e scrittori, quali il siracusano Teocrito (IV-III secolo A.C.) che dedicò dieci idilli poetici in ambientazione bucolica, temi all’insegna dell’armonia e della tranquillità dove le campagne siciliane diventano teatro di un ideale paesaggio rurale, e i contadini svolgono senza fatica il proprio lavoro e si trasformano in singolari figure di “poeti-pastori” che si sfidano (ma senza eccessiva competizione) in sublimi agoni lirici, onorando la natura, le divinità e i sentimenti. (Ad es. Idilli IV, V, XII, XVI).

Con le misure agro-climatico-ambientali, essendo la Sicilia una regione ricca di biodiversità di specie vegetali e animali a elevata presenza di specie endemiche e autoctone evidenziate anche con i numerosi siti inseriti nella Rete Natura 2000 (SIC-ZPS- ZSC), si voleva tutelare un consistente patrimonio genetico autoctono, salvaguardare gli ecosistemi agricoli e silvicoli ed il germoplasma di notevole interesse agrario e forestale. Si voleva inoltre migliorare in maniera considerevole la qualità degli agro-ecosistemi, consentendo quindi alle specie selvatiche di spostarsi tra gli habitat naturali attraverso corridoi ecologici. Altre priorità erano quelle di prevenire il rischio dell’abbandono dell’attività agricola, soprattutto nei terreni meno produttivi e marginali, assicurando un presidio sul territorio, di attutire i processi di degradazione dei suoli in particolare quella dell’erosione idrica per il verificarsi di continui eventi metereologici estremi che determinano fenomeni di dissesto e frane con esondazioni di torrenti.

All’erosione dei suoli è associato anche il rischio della desertificazione per il quale, soprattutto alcune aree, risultano essere molto sensibili. Si voleva inoltre ripristinare, in molti suoli agrari, la sostanza organica scarsamente presente a causa delle caratteristiche climatiche mediterranee e delle pratiche agricole risultanti, talvolta, inadeguate. Vennero quindi attivate delle misure e previsti dei contributi per quegli agricoltori che avrebbero adottato nelle proprie aziende uno o più degli interventi individuati nei Piani di Sviluppo Rurale dell’Amministrazione quali la sensibile riduzione dei fitofarmici, l‘introduzione-mantenimento dell’agricoltura biologica, l‘introduzione-mantenimento delle produzioni vegetali estensive e la conversione dei seminativi in pascoli estensivi, la ricostituzione e/o mantenimento del paesaggio agrario tradizionale, di spazi naturali e seminaturali, la salvaguardia e gestione del paesaggio, contrasto all’erosione e al dissesto idrogeologico, il ritiro dei seminativi per 20 anni e le più recenti misure dell’agricoltura conservativa o del mantenimento dei campi degli agricoltori custodi, la cura dei terreni agricoli e forestali abbandonati, il ritiro dei seminativi per 20 anni. A queste si aggiungevano le indennità compensative per le aree svantaggiate e per le zone montane come definite dalla direttiva CEE 268/75 e gli imboschimenti delle superfici agricole e il benessere degli animali. (segue)

*U.O. S8.03 “Agroecologia e agricoltura Biologica” – Ispettorato Agricoltura di Caltanissetta 

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