Terrà

Il progetto
La Provola dei Nebrodi riscrive le regole del formaggio Dop con la forza dei giovani

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di Dario Cataldo

La Provola dei Nebrodi Dop abbandona i secoli di trasmissione orale dei saperi caseari e punta sui mercati internazionali. Il progetto “PdN SC_CO_Marketing” ha trasformato le antiche tecniche produttive in una strategia di marketing scientifica, coinvolgendo una nuova generazione di casari. L’iniziativa rappresenta un cambio di passo per l’eccellenza casearia siciliana: il formaggio tradizionale dei Nebrodi adotta strumenti moderni di comunicazione e promozione per raggiungere consumatori giovani e mercati esteri. Il progetto dimostra come i prodotti autentici possano diventare competitivi senza perdere la loro identità storica. Una sperimentazione che potrebbe fare scuola per altri prodotti DOP siciliani, unendo rispetto della tradizione e innovazione commerciale.

“Abbiamo tradotto in parametri misurabili una tradizione che finora era rimasta patrimonio orale e tecnico delle famiglie di caseificatori dei Nebrodi – spiega a Terrà il responsabile scientifico del progetto, Giuseppe Licitra, tra i massimi esperti di scienze lattiero-casearie -. È un passo fondamentale, perché riconoscere scientificamente ciò che per secoli è stato fatto ‘a occhio’ significa dare al prodotto una base solida per tutelarlo, valorizzarlo e portarlo con coerenza sui mercati nazionali e internazionali”. Dunque, la Provola dei Nebrodi DOP, un formaggio che per secoli è stato il frutto della sapienza tramandata da generazioni di casari, oggi al centro di un progetto di ricerca e valorizzazione che ne sta scrivendo una nuova pagina.

Un progetto, il “PdN SC_CO_Marketing”, finanziato dalla sottomisura 16.1 del Psr Sicilia 2014-2024 e che sta rappresentato un punto di svolta per tutto il comprensorio nebroideo. Un’area vasta, fatta di piccoli borghi e aziende familiari, dove la Provola non è solo un alimento, ma una storia condivisa. Grazie alla ricerca, sono state identificate cinque tipologie di maturazione della Provola dei Nebrodi, ora inserite nel disciplinare DOP: dalla versione fresca (sotto i 30 giorni) fino a quella “sfoglia”, che richiede almeno cinque mesi di stagionatura, o alla più curiosa e pregiata con Limone Verde intero, incorporato nella pasta caseosa e stagionato per almeno 90 giorni.

“Queste due ultime varianti hanno attirato particolare attenzione, perché sono riuscite a far crescere il valore commerciale del prodotto anche del 30-40%”, rivela Licitra. Ma non si è trattato solo di classificare un prodotto. Il progetto ha scavato anche nei punti deboli del sistema: la comunicazione, la concentrazione dell’offerta, il packaging. “La qualità della Provola dei Nebrodi è indiscutibile, ma mancava una vera strategia per raccontarla al consumatore e posizionarla correttamente sul mercato – aggiunge il responsabile scientifico del progetto -. Abbiamo lavorato su questo, sviluppando strumenti pratici per i produttori”.

Il risultato più prezioso, però, potrebbe non essere immediatamente visibile. È quello che ha a che fare con la trasmissione dei saperi e con le nuove generazioni. La ricerca ha coinvolto attivamente i giovani casari delle aziende del territorio. “Abbiamo trovato entusiasmo e voglia di imparare. Questo è forse il segnale più incoraggiante. Se i giovani iniziano a credere in ciò che producono, se imparano a valorizzarlo scientificamente e culturalmente, allora la Provola dei Nebrodi ha davanti a sé una lunga vita”.

In un’epoca in cui i ragazzi tendono a preferire prodotti industriali e globalizzati, riscoprire le radici può sembrare una sfida ardita. Eppure, proprio nei Nebrodi, si sta compiendo un piccolo miracolo di equilibrio tra tradizione e innovazione. “Conoscere un prodotto significa rispettarlo. E rispettarlo significa anche saperlo raccontare”, conclude Licitra. Un racconto che parte da Floresta, ma che si snoda tra le valli e i pascoli di tutto il territorio nebroideo, dove la cultura della lentezza e della qualità può ancora insegnare molto.

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