Lavorare meno e godersi la vita
Il downshifting prende campo, le aree rurali tornano a popolarsi
di NinoSutera
NeoRurale è un modo per descrivere, chi torna alla terra fondendo tradizione e innovazione. Chi vede nella NeoRuralità una concreta opportunità per se stessi, le proprie famiglie e le comunità locali, un processo culturale condiviso di valenza diffusa. Il modello di sviluppo seguito da neorurale è frutto di una profonda innovazione culturale nelle zone rurali. Un cambiamento di prospettiva che non prevede lo sviluppo di nuove tecnologie, ma utilizza in modo creativo quelle esistenti. Le istituzioni hanno il diritto-dovere di osservare il fenomeno che già è una realtà in tutta Europa.
Le istituzioni hanno il diritto-dovere di osservare il fenomeno che già è una realtà in tutta Europa
Ecco allora che neorualità e neoagricoltura contadina stanno introducendo ‘nuovi/antichi codici’ di produzione di qualità locale e ambientale in rapporto a nuove forme sociali di scambio diretto con l’autorganizzazione del consumo.
Un’area neorurale è anche il luogo ideale dove il futuro, nascosto, si innesta su un territorio antico e incontaminato, tra mare e monti, si integra perfettamente con le aziende e le imprese, contornati da giacimenti enogastronomici d’eccellenza, in un ottica multifunzionale dell’azienda agricola.
La neoruralità rappresenta uno dei tratti culturali caratteristici della nostra epoca, una reazione alla crisi della società occidentale: crisi che è insieme ecologica, sociale etica e morale. La manifestazione più vistosa è il movimento a favore della rinaturalizzazione urbana e le iniziative di valorizzazione residenziale e turistico-ricreativa del territorio rurale, ma soprattutto alla riscoperta delle radici dell’antica civiltà contadina. In molti Paesi europei compresa l’Italia, si moltiplicano le esperienze ed è in continua crescita il numero di cittadini che abbandonano le città e vanno ad abitare in campagna dove possono godere di una casa individuale con abbondante verde circostante, di cibi genuini, e ritmi tranquilli.
Oggi sono quasi ventitré milioni gli italiani (il 40% del totale) che vivono in comuni definiti rurali (con meno di trecento abitanti per chilometro quadrato): circa cinquecentomila in più rispetto a dieci anni fa. Il territorio italiano è di 30 milioni di ettari: 12,7 milioni sono coltivati, 10,5 milioni sono costituiti da boschi, 2,7 milioni è fatto di città. Fenomeno di questi anni è downshifting, per cui molti lavoratori stanno scegliendo di andare a vivere in campagna, dove fanno un lavoro con un salario più basso, minori impegni e maggior tempo libero. Datamonitor, agenzia londinese che si occupa di ricerche di mercato, stima che in tutto il mondo i lavoratori inclini a fare downshifting sono 16 milioni.
Oggi sono quasi 23 milioni gli italiani (il 40% del totale) che vivono in comuni definiti rurali
Ogni anno, circa 260 mila cittadini britannici fanno una scelta di vita che va in quella direzione. Nel 2018, il ministero dei Servizi sociali australiani ha stimato che sono almeno un milione le persone, tutte comprese nella fascia di età tra i 25 e i 45 anni, che hanno deciso di scalare una marcia. La stragrande maggioranza (circa il 79%) lo ha fatto non solo cambiando lavoro, ma anche scegliendo di abbandonare la città per trasferirsi al mare e in campagna. In Francia, infatti, li chiamano néo-ruraux, neorurali: uno studio di Ipsos France dice che erano 100 mila nel 2008 e quasi un milione 10 anni dopo.
Per il sociologo Corrado Barberis, (scomparso qualche anno addietro) autore del libro ‘La rivincita delle campagne’ (Donzelli), “per i protagonisti dell’esodo, cinquanta, sessant’anni fa, la città era il paradiso: coppie costrette a vivere in ammucchiata si amarono in riservatezza; le donne decisero cosa mangiare senza chiederlo alla suocera; perfino la fede fu praticabile senza il controllo del parroco. Poi ci si è accorti che, se si ricreano alcuni aspetti dell’antica società fuori del suo contesto di miseria, le persone con cui si litigava erano quelle con cui si scherzava e rideva; l’occhio che faceva i conti nelle tasche del vicino era quello che lo proteggeva anche dai ladri”, conclude il sociologo. La neoruralità comunque, pone in chiave moderna alcune questioni fondamentali per il futuro delle aree rurali e non solo.
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