Terrà

Lo scenario nell'isola
Continuano a crescere i microbirrifici in Sicilia, ma è l’ora di un maltificio

di NinoSutera

In inglese si chiama “beer tourism” ed è un termine abbastanza diffuso. In italiano, invece, non esiste un unico termine: si usano infatti espressioni come “turismo della birra” o “turismo birraio”. Questo grande contenitore comprende una serie di esperienze molto diverse tra loro che però hanno un filo conduttore: il legame tra il luogo e la birra che lì si beve. Ebbene, secondo le stime di Assobirra, negli ultimi 10 anni, il settore  è cresciuto dell’800%. E la Sicilia è una  delle regioni più dinamiche nella crescita dei microbirrifici.

Oggi tra microbirrifici, Beer Firm e Brew pub in Sicilia vi sono quasi 75 aziende

Quello siciliano è un prodotto molto identitario: sono numerosi gli esempi di birra che riportano gli aromi dell’isola o si fondono con i prodotti più famosi. C’è la birra al ficodindia e quella con gli accostamenti al cioccolato. È una ricerca continua e con risultati di grande pregio oltre che di grande godibilità. Anche nel settore della birra tutto parte dal profumo della terra e dai ricordi legati soprattutto alla campagna. Il territorio è centrale per la produzione degli elementi base della birra come l’orzo e il luppolo. E in effetti, nell’isola, in cui sono esplosi i birrifici artigianali non sono mancati negli anni i progetti per creare una filiera dell’orzo siciliano, caratterizzando sempre di più il prodotto.

Brassicolo sta alla birra come enogastronomico sta a vino e cibo. Quindi è un qualcosa che ha a che fare con la birra,  turismo incluso. L’assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana, nell’ambito delle attività della Rete regionale del Sistema della conoscenza e dell’innovazione ha istituito un Gruppo Tematico Brassicolo al fine di programmare e mettere in campo le azioni necessarie a sostegno del settore, oltre a interagire con il Tavolo Tecnico istituito presso il Mipaaf e con la Rete interregionale per la ricerca agraria, forestale, acquacoltura e pesca, che di recente si è integrata con la Rete interregionale dei servizi allo sviluppo agricolo. L’assenza di un maltificio in Sicilia è un limite di non poco conto per un mercato che appare il forte espansione.

C’è stato un tempo in cui si contavano sulle dita di una mano. Erano pochi, sconosciuti ai più. Oggi tra microbirrifici, Beer Firm e Brew pub in Sicilia vi sono quasi 75 aziende. Un boom maturato in meno di dieci anni e che è ancora tutto da studiare e da approfondire, almeno sul fronte del valore economico e in particolare di mercato. Le storie raccontano di piccoli imprenditori arrivati alla produzione di birra direttamente con un proprio microbirrificio o indirettamente grazie a quelle che si chiamano beer firm con la birra prodotta da altri sulla base di una ricetta a volte proposta dallo stesso imprenditore a volte, invece, dal produttore. Ma soprattutto raccontano di grande passione per questo prodotto nella terra del vino e dei vigneti non certo del luppolo, almeno così è nell’immaginario collettivo.

“All’inizio – spiega Andrea Camaschella coautore con Davide Bertinotti dell’Atlante dei Birrifici italiani – c’è stata un po’ di difficoltà, ma poi il settore siciliano è cresciuto anche con grandi risultati in termini di qualità”. Il progetto INNOVA.LUPPOLO, finanziato dal MiPAAF e coordinato dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), si pone come obiettivo generale di fornire conoscenze e servizi rilevanti per sostenere gli attori delle filiere brassicole e luppolicole italiane che desiderano implementare o utilizzare i processi e le tecnologie sviluppate da INNOVA.LUPPOLO per rendere sempre più sostenibili  e competitive le loro produzioni in termini ambientali e qualitativi, sposando i concetti di economia circolare e green chemistry.

Per info osservatorio.neorurale@regione.sicilia.it  

©RIPRODUZIONE RISERVATA





Vuoi ricevere gli aggiornamenti di Terrà per email?

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Post a Comment