I dati dell'Osservatorio Anbi
Siccità in Sicilia, risorse idriche ai minimi storici e animali abbattuti per l’impossibilità di dissetarli
La siccità che sta affliggendo la Sicilia e progressivamente risalendo verso il centro Italia presenta caratteristiche peggiori rispetto alle grandi siccità del Nord degli ultimi anni. Mai prima d’ora si era arrivati al punto di dover abbattere capi di bestiame per l’impossibilità di alimentarli e dissetarli. È un chiaro segno di quanto la situazione stia diventando drammatica. Uno scenario che emerge chiaramente dai dati allarmanti dell’Osservatorio Anbi (Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) sulle risorse idriche. Secondo quanto pubblicato dall’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, al 27 maggio, dei 288,95 milioni di metri cubi trattenuti dalle 29 dighe dell’isola, solo poco più della metà (154,23 milioni di metri cubi) era realmente disponibile.
Questo drammatico dato è dovuto alla grande presenza di sedimenti sul fondo dei bacini, che ne riducono la capacità effettiva, e alla necessità di riservare volumi d’acqua per la sopravvivenza dell’ittiofauna, la sicurezza degli invasi e per l’evaporazione accelerata dovuta alle elevate temperature. Nel dettaglio, in 11 dei 29 grandi serbatoi siciliani, il volume utilizzabile oscillava tra 0 e 1 milione di metri cubi, mentre in altri cinque era compreso tra 1 e 2 milioni. “Considerato che dal 27 maggio non ci sono state piogge significative in Sicilia – afferma Massimo Gargano, direttore generale Anbi – è presumibile che l’acqua rimanente in oltre la metà dei bacini dell’isola sia di fatto inutilizzabile”. In altri termini, per Gargano la situazione “è di un allarme rosso per la grande aridità, che anticipa la desertificazione su oltre il 50% dei territori in Sicilia”.
Emblematica è la condizione del lago di Pozzillo, in provincia di Enna. Al 23 luglio del siccitosissimo 2021, il bacino conteneva circa 6 milioni di metri cubi d’acqua; al 27 maggio 2024, nel bacino di Pozzillo restavano solo 5,69 milioni di metri cubi, di cui solo 690mila metri cubi erano utilizzabili dagli utenti. Con temperature costantemente sopra i 30°C, raggiungendo i 40°C, senza piogge all’orizzonte e senza ulteriori prelievi. Drammatico immaginare cosa diventerà questo invaso a fine luglio. La situazione delle acque sotterranee non è più confortante, soprattutto nella Sicilia orientale. Alle pendici dell’Etna, l’abbassamento della falda è stimato in 20 metri, secondo Sidra; nel Catanese, abbassamenti altrettanto significativi si registrano anche nel Calatino. La falda di Fiumefreddo, da cui dipende l’approvvigionamento idrico del 70% della città di Messina, si è abbassata di almeno 15 metri, avvicinandosi pericolosamente al livello sotto il quale non si può più prelevare, come riportato da Amam.
Alle pendici dell’Etna, l’abbassamento della falda è stimato in 20 metri; nel Catanese, abbassamenti altrettanto significativi si registrano anche nel Calatino
La situazione è talmente grave che nei verbali dell’Autorità di bacino si evince la possibilità di riprendere i prelievi idrici da pozzi contaminati da nitrati, previa depurazione delle acque prima del loro utilizzo. Ovviamente, il panorama della siccità in Sicilia non è un caso isolato ma si inserisce in un contesto più ampio di cambiamenti climatici che stanno colpendo duramente diverse regioni italiane. Il fenomeno della desertificazione, infatti, sta avanzando a ritmi preoccupanti e coinvolge anche aree della Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna, nonché lungo la dorsale appenninica e la fascia adriatica. Questo quadro drammatico è ulteriormente aggravato dalle carenze infrastrutturali e dalla mancata manutenzione dei bacini idrici, che riducono ulteriormente la capacità di gestione delle risorse idriche disponibili.
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