Terrà

Wool2Resource: il pirolizzatore innovativo che trasforma la lana in biochar, il fertilizzante del futuro

di Dario Cataldo

Un futuro più verde, un suolo più fertile: ecco come la lana, grazie a un innovativo pirolizzatore, si trasforma in un prezioso alleato per l’agricoltura sostenibile. E così da prodotto iconico e storico dell’industria tessile, la lana può diventare oggi una risorsa strategica per la sostenibilità ambientale e l’agricoltura. Da sottoprodotto di scarto, infatti, potrebbe trasformarsi in biochar, un ammendante naturale per il suolo. Ma come? Grazie a un’innovazione che vede coinvolti allevatori, ricercatori e aziende in un progetto unico: Wool2Resource, finanziato con la Misura 16, sottomisura 16.1 del PSR Sicilia 2014-2020, “Sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura”.

Lana trasformata in biochar

In Italia, secondo i dati della Banca Dati Nazionale Sanitaria, si contano circa 6 milioni di ovini allevati, con una produzione media annua di lana di circa 9 mila tonnellate, di cui una parte significativa è destinata agli arredi e alla produzione industriale. In Sicilia, in particolare, si allevano circa 700 mila ovini, distribuiti su oltre 11 mila aziende, che producono all’incirca mille tonnellate di lana grezza (o sucida) ogni anno. Questo materiale, risultante dagli allevamenti finalizzati prevalentemente alla produzione di latte, è generalmente considerato di bassa qualità per l’industria tessile. Di conseguenza, per molte aziende, la gestione e lo smaltimento della lana di scarto diventano un peso economico non indifferente, portando spesso a costi aggiuntivi e complesse procedure di smaltimento.

Il progetto Wool2Resource si propone di cambiare il destino della lana grezza, da scarto ad ammendante per i suoli agricoli. L’iniziativa, promossa dal Gruppo Operativo “Nuovi Orizzonti per la Lana Ovina”, punta a trasformare termicamente la lana in biochar, un materiale ottenuto tramite pirolisi (combustione in assenza di ossigeno) che può arricchire i suoli, favorendo la ritenzione idrica e migliorando la struttura del terreno. Il biochar ha infatti la capacità di trattenere acqua e nutrienti, di ridurre la necessità di irrigazione e di limitare l’uso di fertilizzanti chimici. Inoltre, contribuisce alla lotta contro il cambiamento climatico, intrappolando il carbonio atmosferico e immagazzinandolo nei suoli. Nel progetto Wool2Resource collaborano diversi attori con competenze specifiche: il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e la Tecnologia dei Materiali (INSTM) sviluppa le condizioni ottimali per la produzione di biochar, mentre l’azienda Tatano si occupa della progettazione e realizzazione di macchinari per la pirolisi su scala prototipale.

A fianco di queste, le aziende ovine forniscono la lana grezza da trattare, mentre quelle orto-florovivaistiche applicano il biochar su colture di prova. Infine, EZ LAB implementa un sistema di tracciabilità basato su blockchain, garantendo trasparenza e certificazione lungo tutta la filiera. Un innovation broker e la Rete degli Ovinicoltori facilitano la collaborazione tra tutti i partner, contribuendo a diffondere conoscenze e buone pratiche. Ma attenzione, il biochar non è solo un materiale utile all’agricoltura: rappresenta anche una soluzione eco-sostenibile alla gestione dei rifiuti agricoli. Per gli allevatori, infatti, la possibilità di convertire la lana in biochar rappresenta una strada concreta per risparmiare sui costi di smaltimento e diversificare la propria produzione. Grazie a questo processo, la lana grezza potrebbe trasformarsi da rifiuto in una risorsa economica: il biochar prodotto in loco potrebbe non solo migliorare la qualità dei terreni agricoli, ma anche creare una nuova filiera sostenibile, con benefici per l’intero settore agricolo.

Wool2Resource vuole anche dimostrare come la collaborazione tra enti pubblici, imprese e ricercatori possa rispondere a sfide ambientali e sociali complesse. Il progetto mira infatti a ridurre il consumo di acqua e l’utilizzo di fertilizzanti artificiali nelle colture, promuovendo un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e capace di affrontare i cambiamenti climatici. Questo approccio, basato sulla circolarità e sull’innovazione, potrebbe diventare un modello replicabile in altri contesti e per altri tipi di rifiuti organici. Le prime attività sono già in corso, con seminari introduttivi, l’avvio di tavoli di concertazione e la progettazione del prototipo di pirolizzatore. La fase successiva prevede l’implementazione su piccola scala per testare il biochar su vari tipi di colture, monitorando il miglioramento della ritenzione idrica e la capacità dei terreni di catturare il carbonio atmosferico.

L’auspicio è che il progetto possa generare risultati positivi tali da garantire un’espansione su larga scala, contribuendo in modo decisivo all’adozione di pratiche agricole sostenibili e all’ottimizzazione della gestione dei rifiuti. In un contesto globale sempre più attento all’economia circolare e alla riduzione degli sprechi, il progetto Wool2Resource rappresenta un esempio concreto di come una pratica sostenibile possa apportare benefici su più fronti. La lana, spesso considerata uno scarto, può diventare una risorsa preziosa per l’ambiente e per il settore agricolo. Sostenere questo tipo di iniziative significa investire nel futuro dell’agricoltura, dell’ambiente e delle comunità locali, garantendo un equilibrio tra produzione, sostenibilità e resilienza.

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