Genome editing e ricerca
Vitigni resistenti e nuove tecnologie: due strade per la biodiversità
Va detto con chiarezza che, al di là delle diverse posizioni politiche e ideologiche, le due “vie” sono ben distinte: da un lato i vitigni resistenti, con un genitore nobile e un pedigree composito, e dall’altro le nuove tecnologie (NBT) che consentono di attuare gli stessi meccanismi che sono alla base dell’evoluzione biologica: i due prodotti, entrambi interessanti, producono nuova biodiversità.
Ma è incontestabile che ormai il processo è avviato e coinvolge a diversi livelli tutti i principali attori della filiera vitivinicola, ed in questo senso anche il ruolo dei Consorzi di tutela appare strategico quale cerniera tra produttori e il Comitato nazionale vini al fine di una discussione serena e soprattutto scevra da pregiudizi circa il ruolo di queste novità genetiche nel coniugare sostenibilità, salute e qualità percepita dei prodotti.
È innegabile comunque che, stante l’acceso dibattito in corso, serve un nuovo, urgente e, per certi versi, rivoluzionario corpus normativo circa le tematiche in discussione: la continua evoluzione tecnica richiede infatti un costante aggiornamento del quadro giuridico di riferimento (nazionale e comunitario), magari adottando la tecnica delle sunset laws (legislazione a scadenza).
Bisogna innanzitutto fare chiarezza in questo settore, presto e bene, coinvolgendo imprese e territori, anche perché le aziende stanno di fatto già investendo sui vitigni resistenti. Un percorso che deve passare attraverso un’informazione corretta e non ideologica sulle nuove tecnologie di miglioramento genetico, rivolta a consumatori e opinione pubblica. L’innovazione non è solo nuova conoscenza ma anche trasferimento e diffusione delle tecniche elaborate in questi anni, ma non collaudate in campo e non implementate nei processi aziendali.
Lo sviluppo delle varietà resistenti e il genome editing potrebbero essere uno strumento importante di crescita ed evoluzione della ricerca italiana ed europea oltre che di felice esempio di joint venture pubblico-privato e quindi è auspicabile che la Commissione in tempi brevi dia la possibilità di esercitare questo tipo di ricerca e di darne applicazione, ma è anche necessario snellire le lungaggini burocratiche per le iscrizioni al Registro.
Ma soprattutto, è giunto il momento che la scienza “esca definitivamente dal canone, inteso come regola, che l’ha inevitabilmente condizionata da secoli. Per questi motivi dobbiamo uscire dall’ideale ristretto della specie, soprattutto perché per fortuna ora abbiamo chiarito i meccanismi e possediamo i protocolli (marcatori molecolari, genomica ecc.) per cui la separazione delle specie non risulta così rigida. Dobbiamo ripristinare le strade comuni tra le varie Vitis, al fine di rendere possibile un meticciamento: in altri termini, serve una nuova antropologia culturale che non si fossilizzi sul concetto di purezza genetica” (Scienza, 2022).
di Giuliana Cattarossi e Giovanni Colugnati – Colugnati&Cattarossi, partner del progetto PER.RI.CON.E.
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