Terrà

Il progetto Stravina
Vino biologico, l’alternativa per la crescita e la diversificazione aziendale. Ecco perché

Le superfici vitate allevate in biologico in Italia e soprattutto in Sicilia rappresentano un trend in continua crescita, ma tale crescita è tuttavia limitata da alcune difficoltà tecniche e gestionali incontrate dalle aziende in regime di agricoltura biologica, quali il divieto di utilizzo di prodotti di sintesi per la gestione della fertilità del suolo e per controllo della flora spontanea: tali problematiche evidenziano, pertanto, il bisogno di ricerche applicate che sviluppino modelli di gestione del suolo idonei alla sostenibilità ambientale e agronomica in una viticoltura biologica in ambiente semiarido.

In questo quadro di riferimento, nasce da parte delle aziende l’esigenza di innovare i processi di produzione e trasformazione dell’intera filiera vitivinicola al fine di dare un valore aggiunto alle uve biologiche prodotte, diversificando e permettendo la ristrutturazione delle aziende e la creazione di nuove imprese. In tale contesto, il vino naturale che è un prodotto unico, fortemente legato al suo territorio di produzione, a basso impatto ambientale, ma allo stesso tempo caratteristico sotto l’aspetto sensoriale si configura come una valida alternativa per la crescita e diversificazione aziendale. La richiesta di innovazione da parte delle aziende agroindustriali risiede pertanto nell’applicazione e collaudo di protocolli sia in ambito agronomico che enologico.

Il progetto Stravina

Il progetto Stravina, che prevede la collaborazione tra l’Università di Palermo, la Colugnati&Cattarossi Srl (Capofila e società di consulenza), Saverio Saladino (Innovation Broker) e sei aziende del territorio, si prefigge proprio l’obiettivo di sviluppare strategie di gestione del suolo in agricoltura biologica e implementare i protocolli di vinificazione per vini naturali, migliorare la qualità del “sistema vigneto” aumentando il sequestro di carbonio, riducendo l’emissione di gas serra, salvaguardare la biodiversità e l’uso dell’acqua in agricoltura, sviluppare filiere di nicchia diversificando la produzione per la nascita di piccole imprese. Il progetto è articolato in sei azioni.

Azione 1, coordinata dal capofila, riguarda il coordinamento tecnico e la gestione amministrativa;

Azione 2 riguardante l’adattamento dell’innovazione, coordinata dal dipartimento SAAF, prevede lo studio delle caratteristiche pedoclimatiche delle aziende e la progettazione di differenti sistemi di gestione del suolo.

Azione 3 ha come obiettivo l’introduzione dell’innovazione nelle aziende viticole, valutando l’applicazione dei nuovi modelli di gestione sui servizi ecosistemici prodotti (biodiversità, sequestro carbonio, riduzione gas serra, salvaguardia risorsa idrica), sulla quantità e qualità della produzione di uva e sulla fattibilità aziendale.

Azione 4, prevede le attività di microvinificazione, applicazione e validazione di innovativo protocollo enologico secondo il metodo di vinificazione naturale.

Azione 5 prevede la predisposizione di apposite schede di analisi sensoriale, organizzazione del team sensoriale per il wine tasting, raccolta dei dati della degustazione e loro elaborazione.

Azione 6, infine, si occuperà della divulgazione, coinvolgimento di stakeholder e monitoraggio del progetto. Durante la prima fase del progetto è stato effettuata una caratterizzazione pedoclimatica dei siti sperimentali messi a disposizione dalle aziende partner. Successivamente sono stati individuati e strutturati i protocolli di gestione del suolo per una viticoltura biologica in ambiente semiarido che tenesse conto delle caratteristiche e delle esigenze agronomiche delle aziende.

Le attività sperimentali

Nella seconda fase sono state avviate le seguenti attività sperimentali in collaborazione con le aziende partner del progetto:

Valutazione dell’effetto di inerbimento temporaneo con specie graminacee e leguminose sul contenuto idrico del suolo e sulla respirazione del suolo. Nel periodo autunnale è stata effettuata la semina degli interfilari di un vigneto con veccia, pisello proteico e orzo. Nel periodo primaverile è stato effettualo lo sfalcio e il successivo monitoraggio dell’umidità del suolo ed emissioni di anidride carbonica.

Valutazione di inerbimenti con leguminose e inoculi nel terreno di funghi micorrizici. Gli interfilari di un vigneto cv. Frappato dell’azienda Terre di Giummara sono stati inerbiti con diverse specie leguminose il cui seme era stato precedentemente trattato con funghi micorrizici. E’ stato valutato l’effetto su alcuni nutrienti del suolo e la risposta vegeto-produttiva delle pianti di viti.

Inerbimento con specie spontanee. Selezione, descrizione e raccolta di semi di alcune specie spontanee da poter introdurre per inerbimenti con specie autoctone.

Effetto delle lavorazioni su tillage erosion. Sono state condotte delle prove in vigneto per valutare la traslocazione di suolo in relazione a diversi attrezzi.

In ambito enologico durante la corrente annata è stato possibile microvinificare presso la Cantina sperimentale dell’IRVO di Marsala piccole masse di uve Cattaratto e Nero d’Avola provenienti dai siti sperimentali, dividendole in due parti: metà vinificate secondo un protocollo convenzionale e l’altra metà adottando un protocollo di vinificazione “naturale” che non prevedeva l’aggiunta di solfiti e dei lieviti starter. Tutte le masse sono state sottoposte ad analisi enologiche al fine di verificare i principali parametri macrocompositivi e microcompositivi, sia su uva sia a fine fermentazione e sia in pre-imbottigliamento. Parallelamente è stata vinificata una massa di uva Perricone nella Cantina dell’azienda Caruso &Minini di Marsala secondo il protocollo di vinificazione “naturale”.

I campioni sono stati sottoposti alla valutazione di un pannel di degustazione tramite la tecnica dell’analisi sensoriale: i risultati sono stati decisamente lusinghieri tanto che il campione di Catarratto “naturale” è stato giudicato migliore dello stesso campione vinificato secondo il protocollo tradizionale.

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