
Selezione genetica, il benessere passa dal latte A2A2: l’eccellenza siciliana che fa scuola
di Dario Cataldo
In un angolo fertile della Sicilia, tra le colline di Vittoria, dove l’allevamento è ancora cultura e vocazione, c’è un’azienda che ha scelto la strada della qualità radicale. Si chiama Alpa, ed è guidata da Vito Pavone insieme al nipote Sebastiano. Non è solo un’azienda agricola: è un modello. Un faro genetico. Un presidio d’eccellenza che ha reso la Sicilia leader nazionale per innovazione nella produzione di latte.
Con i suoi 110 capi di razza frisona, di cui 60 in lattazione, Alpa produce circa 2.900 litri di latte al giorno. Ma la quantità, qui, è solo un effetto collaterale della qualità. Perché il 90% di quel latte è classificato A2A2. Una sigla che segna un cambio di paradigma nella digeribilità del latte vaccino. A differenza della beta caseina A1 — presente nel latte “comune” — la variante A2A2 non mostra livelli di intolleranza, rendendosi adatta anche a chi abitualmente ha problemi nel consumare latte. “A questo traguardo ci siamo arrivati dopo diversi anni di selezione — racconta Vito Pavone a Terrà — Abbiamo iniziato questo percorso leggendo degli studi sulla digeribilità del latte prodotto da vacche con beta caseina A2A2. I risultati erano chiari: altissima digeribilità e benefici sulla salute del consumatore. Così abbiamo iniziato a selezionare geneticamente solo animali portatori del gene A2A2″.
La rivoluzione genetica
La selezione è stata scientifica e rigorosa. Ogni capo viene sottoposto a test genomico alla nascita, unico metodo affidabile per identificare il profilo genetico. L’obiettivo è stato raggiunto: oggi in stalla non ci sono più vacche con gene A1A1, responsabili della produzione del latte tradizionale meno tollerato. Rimane solo un 10% con profilo A1A2, ma il grosso del latte prodotto è “puro A2A2”, un primato non solo regionale ma nazionale.
In Sicilia nessuno come loro
Questa precisione genetica, però, non trova ancora pieno riconoscimento economico. Tutta la produzione viene conferita alla cooperativa Progetto Natura, dove viene miscelata con il latte degli altri conferitori. “Così facendo, il valore aggiunto del nostro latte non viene riconosciuto”, spiega Pavone con una punta di amarezza. Un problema non da poco in un mercato dove la tracciabilità e la qualità stanno diventando sempre più determinanti per i consumatori.
Ma il latte A2A2 è solo uno degli elementi che fanno di Alpa un laboratorio avanzato di zootecnia. L’altro pilastro è l’innovazione tecnologica. Nell’ultimo anno, l’azienda ha investito in sistemi di mungitura robotizzata, segnando un punto di svolta per tutto il comparto regionale. “Siamo i primi nel nostro territorio ad aver raggiunto certi risultati grazie alla mungitura robotizzata”, sottolinea Pavone.
Il principio è semplice ma rivoluzionario: niente più mungitura manuale, nessun vincolo orario. Ogni vacca si fa mungere quando ne sente il bisogno, secondo il proprio ritmo biologico. Il risultato? Miglioramento del benessere animale, incremento della produttività, e un salto di qualità nella gestione della stalla. Ogni bovino indossa un collare dotato di sensori che monitorano in tempo reale attività come ruminazione, alimentazione, movimento e probabilità di estro. I dati vengono elaborati da un software che genera curve e indicatori utili a prevenire malattie, ottimizzare le cure, e calibrare l’alimentazione.

Latte
Benessere animale e innovazione
Ma non è solo questione di numeri. La rivoluzione è anche ambientale, quasi filosofica. Le bovine si muovono liberamente, interagiscono con le spazzole massaggianti e con catenelle in acciaio inox che, se agitate, emettono suoni rilassanti. E in futuro, annunciano, arriverà anche un impianto stereo con musica classica in sottofondo. Perché il benessere, qui, è una cosa seria.
Un altro fronte di innovazione è la mungitura personalizzata, resa possibile dalla tecnologia VADIA, che consente di tarare per ogni vacca, parametri come i tempi di preparazione, le pulsazioni, il vuoto e il momento di stacco. Una cura chirurgica, che ha ridotto quasi a zero patologie mammarie come mastiti e traumi — problemi comuni negli allevamenti intensivi, ma qui tenuti a bada con scienza e attenzione.
Un modello per il futuro
Alpa non è un caso isolato, è un’anticipazione. Un’azienda che sta indicando una via possibile e auspicabile per tutto il comparto lattiero-caseario italiano. L’A2A2 non è solo una moda, è un’evoluzione genetica con ricadute dirette sulla salute pubblica. Ma servono politiche che ne riconoscano il valore, servono filiere che sappiano differenziare e premiare il prodotto di alta qualità.
In un momento storico in cui il settore agricolo lotta per essere valorizzato, Alpa dimostra che la qualità non nasce per caso ma da scelte precise, da investimenti, e da una visione che unisce tradizione, tecnologia e attenzione al consumatore. La Sicilia, grazie a realtà come questa, non è più solo terra di sole e arance. È anche culla di una nuova zootecnia, che parla il linguaggio dell’eccellenza. E che, in silenzio, sta scrivendo una delle pagine più promettenti dell’agroalimentare italiano.
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