Terrà

Politica agricola
Primo stop della nuova Pac, rinviata a gennaio valutazione legislazione secondaria

di NinoSutera

Dalla sua approvazione, la Pac già subisce uno stop. Il processo di riforma della Politica agricola comune è stato sospeso e quindi il governo italiano avrà più tempo per la presentazione dei Piani strategici. Come anche agli altri Stati membri delll’Ue. Rinvio inevitabile visto che la Commissione Ue non ha concesso il tempo sufficiente per esaminare gli atti delegati della Pac, ossia i decreti attuativi per l’approvazione del Parlamento. Cosa succederà adesso? Innanzitutto, va detto che per gli agricoltori non cambierà nulla per tutto il 2022, in quanto resteranno in vigore le regole attuali, quelle della precedente programmazione 2014-2020 che, com’è noto, sono state prorogate di due anni (periodo transitorio 2021-2022).

Poi dal primo gennaio 2023 entrerà in vigore la nuova Pac con i relativi piani strategici che ciascun Paese dovrà farsi approvare dalla Commissione Ue. Lo stop, invece, del processo di riforma condizionerà l’iter parlamentare della stessa riforma. Ma andiamo con ordine, ricordando che dopo la votazione dell’Europarlamento e il via libera del Consiglio, ai regolamenti della nuova Pac, che costituiscono gli atti di base, questi sono stati pubblicati nella Gazzetta ufficiale europea dello scorso 6 dicembre. La Commissione europea, tuttavia, deve ancora approvare il cosiddetto diritto derivato, che dettaglia l’attuazione della nuova Politica agricola 2023-2027, atti secondari ma strumentali.

Gli Stati membri, dal canto loro, elaborano e definiscono i Piani strategici nazionali solo dopo l’approvazione degli atti delegati propedeutici all’attuazione della Pac. Piani strategici che verranno valutati dalla Commissione Ue, fornendo i propri commenti ai rispettivi Stati membri, utilizzando i sei mesfi a disposizione per approvare i Piani, così come revisionati dagli Stati membri, se necessario, in modo che si applichino a partire dall’1 gennaio 2023, quando entrerà in vigore la nuova Pac. In sostanza, il rinvio da parte del Parlamento europeo del voto sugli atti delegati (secondari) per l’esecuzione dei regolamenti PAC, comporta che la valutazione del Parlamento sulla legislazione secondaria avverrà a gennaio, spostando in avanti di qualche settimana la scadenza del 31 dicembre per la presentazione dei Piani strategici nazionali da parte degli Stati membri.

L’Italia così, come anche gli altri Paesi, hanno in pratica circa due mesi di tempo in più per presentare i Piani strategici nazionali, lo strumento di programmazione chiave che renderà concreta la Pac. Uno slittamento che riguarderà tutti i Paesi dell’Ue, che avrebbero dovuto presentare la documentazione entro il 31 dicembre 2021. Un lavoro che ha visto impegnato il ministero delle Politiche agricole e le Regioni, con convocazioni del tavolo di partenariato, proprio per convergere verso un’agricoltura fatta di innovazione e sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Ma per l’Italia, molte ancora tante le incognite da definire, comprese le differenti esigenze tra sud e nord, ma anche su ecoschemi, flar rate, condizionalità, e non solo. E, a proposito di ecoschemi, saranno determinanti le decisioni da prendere in quanto da esse dipenderà il “recupero” dei soldi sottratti al pagamento diretto dall’abolizione dei titoli e del greening. Infine, in termini di soldoni, ricordiamo che sono 387 i miliardi della nuova Pac disponibili per i 27 Paesi dell’Unione europea, di cui circa 51 miliardi destinati all’Italia che sommati alle risorse straordinarie del Next Generation Eu, si arriva a una dotazione finanziaria pressoché uguale a quella della programmazione 2014-2020.

osservatorio.neorurale@regione.sicilia.it

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