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“Ascoltiamo la vite”: la filosofia rivoluzionaria che sta cambiando il volto del vino siciliano

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In Sicilia, dove la viticoltura è da sempre sinonimo di storia e grandi numeri, prende forma una nuova identità: quella di un territorio laboratorio, avamposto di innovazione agricola, sostenibilità ambientale e tutela della biodiversità. A raccontarlo, con fatti e risultati tangibili, è il progetto Bi.Vi.Si. – Biodiversità Viticola e Sostenibilità, promosso dal Consorzio di Tutela Vini DOC Sicilia in collaborazione con le Università di Palermo e Milano, e cofinanziato dalla Regione Siciliana.

A poche settimana dalla conclusione del progetto, prevista per giugno 2025, Bi.Vi.Si. ha già messo radici profonde, lasciando in eredità un patrimonio di buone pratiche replicabili, risultati scientifici e una visione chiara del futuro della viticoltura isolana.

Un vigneto come laboratorio a cielo aperto

Cuore operativo del progetto è il vigneto sperimentale di Santa Tresa, nel Vittoriese, dove ogni pianta è monitorata con metodo quasi sartoriale. “Non ci limitiamo a coltivare la vite: la studiamo, la ascoltiamo, la accompagniamo,” spiega Silvio Balloni, agronomo e direttore aziendale. “Le annate 2023 e 2024, così diverse tra loro, ci hanno insegnato quanto sia essenziale saper leggere la pianta, riequilibrarne lo sviluppo e adattarla senza forzature al contesto climatico. Questa è la nostra vera leva agronomica”.

Il lavoro ha incluso selezione genetica, tecniche vivaistiche, gestione agronomica, vinificazione, analisi sensoriale e comunicazione. Un approccio sistemico che ha coinvolto tutta la filiera, mettendo in dialogo ricerca, imprese e istituzioni.

La biodiversità si assaggia

Il progetto ha trovato la sua sintesi più eloquente nei calici. Otto i campioni in degustazione – quattro bianchi e quattro rossi – ottenuti dai biotipi selezionati. Vini che raccontano, in forma liquida, la ricchezza genetica e sensoriale della viticoltura siciliana: dagli agrumi e note salmastre dei bianchi di Sclafani Bagni, alla fruttuosità del Grillo di Vittoria; dalle spezie e sentori ematici dei rossi alla gentile rotondità dei tannini. Ogni vino, un’espressione autentica di terroir, varietà e clima.

Una rete che guarda oltre il progetto

“L’identità e la sostenibilità sono le chiavi del futuro per la viticoltura siciliana,” afferma Camillo Pugliesi, direttore del Consorzio DOC Sicilia, secondo cui Bi.Vi.Si. è il frutto di una sinergia concreta tra università, produttori, vivaisti e istituzioni. “Abbiamo creato una piattaforma scientifica che continuerà a produrre conoscenza e valore anche dopo la fine formale dell’iniziativa”.

A fargli eco, Giuseppe Figlioli, enologo e consigliere del Consorzio: “Il nostro ruolo non si esaurisce nella tutela di una denominazione. Siamo custodi dell’identità vitivinicola siciliana, un patrimonio fatto di territori, vitigni autoctoni e tradizioni millenarie. La Sicilia è il cuore della produzione biologica italiana, ma anche un laboratorio di sostenibilità riconosciuto a livello internazionale. Il nostro obiettivo è proiettare i vini Sicilia DOC nel mercato globale, senza perdere il legame con la nostra terra”.

Bi.Vi.Si. emerge così come un modello di cooperazione agricola avanzata, capace di coniugare innovazione scientifica e radicamento territoriale, sperimentazione e valorizzazione delle origini. Un esempio virtuoso di come il futuro del vino siciliano possa germogliare nei filari, con i piedi ben piantati nella terra e lo sguardo rivolto al mondo.

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