Terrà

Born in Sicily
La riscoperta di prodotti antichi per dare un futuro all’economia dei Nebrodi

“Torniamo all’antico e sarà un progresso”, verrebbe da dire. La storia delle patate dei Nebrodi, fulcro di un altro presidio Slow food siciliano, il sesto baluardo della biodiversità alimentare della zona, affonda le sue radici nel secolo scorso. Quando i tre ecotipi locali, frutto di una costante selezione dei contadini, sono stati conservati e trasmessi di generazione in generazione.

“Abbiamo sempre raccolto a livello di aziende famigliari queste varietà di patate, qualche tempo fa abbiamo trovato un annuario risalente al 1914 che testimonia la coltivazione di queste patate nel nostro territorio insieme ai fagioli e alle nocciole. Per noi è stata come la manna dal cielo e abbiamo lavorato per tagliare il traguardo del presidio”, racconta a Terrà Stefano Lembo, referente dei produttori che aderiscono al presidio. Sono tre le varietà di patate dei Nebrodi tutelate dal Presidio: una è a pasta gialla con buccia rosa, un’altra è a pasta gialla con buccia gialla, la terza è il cosiddetto “biancone”, con pasta e buccia completamente bianche.

Tre varietà locali molto pregiate, coltivate ad alta quota, apprezzatissime da buongustai e chef. Una delle caratteristiche salienti delle patate di Floresta, Raccuja e Ucria riguarda il ciclo della semina, che avviene a maggio, e la raccolta, che si effettua a metà settembre. Il segreto della loro bontà? Il terreno, composto da rocce sedimentarie che forniscono un substrato fertile per la crescita dei tuberi. Ciliegina sulla torta è il clima fresco e ventilato che fa il resto. I sindaci dei tre comuni hanno finanziato il presidio, “per me questo è un valore aggiunto” sottolinea Lembo.

Lo stesso referente dei produttori, evidenzia che si tratta di paesi piccolissimi e spopolati, tutti sotto i mille abitanti, “e per noi il presidio vuole essere anche un modo di dare un’opportunità per rimanere qui: i nostri territori, un tempo coltivati, sono quasi del tutto abbandonati”. “So che non è semplice – esclama – ma vogliamo invertire questa tendenza”. “Come dice spesso mio zio ‘la terra è bassa’, cioè è difficile lavorarla: nulla è facile ma nulla ci vieta di provarci”. La sfida non riguarda soltanto la coltivazione delle patate, lo stesso vale per un altro presidio neborideo: quello dei fagioli carrazzo.

Tutto parte dalla banca del germoplasma di Ucria legata all’università di Palermo e al parco dei Nebrodi, negli orti sono stati catalogati 64 varietà di fagioli cioè una grande ricchezza di biodiversità, tiene a precisare Lembo. Da qui si imbocca la strada verso il riconoscimento del presidio che alla fine conterà nove tipologie di fagioli. Tra questi nove ecotipi ci sono: il fagiolo lumachedda, dal colore marroncino chiaro con venature marrone scuro, il fagiolo setticanni dal seme nero, l’ucchittu santanciulisi e l’ucchiuttu di Santa Lucia, entrambi di colore bianco, il buttuna di gaddu con i colori rosato e nero e il fagiolo pinuttaru, dal colore rosa con venature viola. Un’immensa ricchezza che caratterizza un territorio unico che a oggi conta già sei presidi Slow Food.

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