Terrà

Born in Sicily
Il Suino Nero dei Nebrodi, ecco perché il prodotto unico al mondo è pronto per la Dop

Per il Suino Nero dei Nebrodi, dopo vent’anni di attesa, il 2024 si appresta ad essere un anno importante, perché presto questo prodotto tutto siciliano potrebbe diventare, insieme ai suoi derivati, un marchio D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta).

In Sicilia, sono 110 le aziende che si occupano dell’allevamento e sono circa 15 i laboratori autorizzati per la trasformazione della carne che deriva da un animale che vive prevalentemente all’aperto, con un’alimentazione del tutto naturale e con una genetica unica, quindi diversa da ogni altro tipo di suino bianco commerciale.

In Sicilia, sono 110 le aziende che si occupano dell’allevamento e sono circa 15 i laboratori autorizzati per la trasformazione della carne

A dimostrare ancora di più questa tesi, sono le ultime analisi condotte dall’Università di Messina (Dipartimento di Scienze Veterinarie e di Scienze Biomediche Ondontoiatriche e delle Immagini Morgolofiche e Funzionali)  che hanno recentemente attestato non solo la specificità delle caratteristiche nutrizionali ed organolettiche e la stretta correlazione con il territorio, ma anche sulla abbondanza di biomolecole a potere antiossidante, dato che non sarebbe presente negli stessi animali che pascolano fuori dal territorio dei Nebrodi.

“Il suino nero dei Nebrodi – spiega a Terrà Alessandro Lazzara, funzionario dell’Ispettorato Agrario di Messina, che da sempre segue questo prodotto siciliano per la sua tutela e la sua valorizzazione – è molto ambito non solo in Sicilia fuori dai confini del territorio dei Nebrodi, ma anche al di là dello Stretto. Adesso però quello che sta emergendo è che i pascoli che danno il nome a questo animale, non sono replicabili per caratteristiche in qualunque altra parte del mondo e che dunque sulla qualità della carne incidono proprio quei fattori che rendono questo prodotto pronto per la richiesta del marchio DOP”.

da sx Vincenzo Lopreiato, Federica Litrenta, Luigi Liotta, Annalisa Amato, Carmelo Cavallo (Università degli studi di Messina)

Il comitato promotore è in fase di costituzione e, entro il mese di gennaio, l’istanza per richiedere il marchio potrebbe già essere presentata, in riferimento alla carne di suino nero dei Nebrodi, ma anche ad alcuni suoi derivati: salame, guanciale, coppa, pancetta e prosciutto crudo. Il suino nero dei Nebrodi affascina già giornalisti e cucine blasonate di tutto il mondo, la sua carne è conosciuta dagli Stati Uniti al Giappone, passando per la Francia e naturalmente anche per molte regioni italiane. Il presidio Slow Food ha dato poi una spinta in più con esportazioni dei derivati che vanno verso tutto il mondo.

Fondamentale, in questo, il ruolo della Regione Siciliana che ha prima tutelato la razza che alla fine degli anni ’80 era in via di estinzione e poi proseguendo con la sua promozione grazie anche a progetti in collaborazione con enti di ricerca nazionali, tra i quali la Stazione Sperimentale per l’industria delle conserve alimentari di Parma, il Consorzio Filiera Carne di Messina, l’Istituto Sperimentale Zootecnico siciliano, l’Istituto Zooprofilattico siciliano, il CNR di Milano, l’Istituto Superiore di Sanità di Roma, al fine di valorizzazione questa carne.

Venendo alla ricerca made in Sicily, condotta a Messina dal gruppo del professore Luigi Liotta, ordinario di Zootecnica Speciale, approfondisce la correlazione tra l’area geografica di allevamento e la qualità della carne. “Abbiamo studiato in maniera particolarmente approfondita le caratteristiche della carne e trovato quelle molecole funzionali provenienti dalla vegetazione spontanea tipica dei Nebrodi che – spiega il professore Liotta – si trasferiscono alla carne degli animali che si alimentano di tali essenze vegetali”.

“In sintesi – prosegue Liotta – l’area geografica di riferimento conferisce unicità e migliora notevolmente la qualità della carne. Gli animali si alimentano di ghiande ed essenze pascolative spontanee tipiche della zona del genere delle brassicaceae con proprietà antiossidanti uniche, precisamente fitosetroli, che esercitano una significativa azione ipocolesterolemizzante; sono in grado, cioè, di abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, soprattutto riducendone l’assorbimento enterico”.

La ricerca messinese ha studiato 20 suini, dieci dei quali allevati nell’area dei Nebrodi e dieci  subito al di fuori, dove però quelle ghiande e quelle piante citate non crescono. I risultati non hanno tardato ad arrivare, come conclude ancora Liotta: “Quelle molecole funzionali che abbiamo evidenziato, spostano l’equilibrio degli acidi grassi saturi e insaturi generando un rapporto omega6/omega3 tale che questa carne suina non sia dannosa al sistema cardiovascolare del consumatore”.

©RIPRODUZIONE RISERVATA





Vuoi ricevere gli aggiornamenti di Terrà per email?

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Post a Comment