Terrà

Il progetto Crealup
Il lupino per l’alimentazione dei bovini da carne e del suino nero, la ricerca è fiduciosa

di Giuseppe Taglia*

Il Centro studi di economia applicata all’ingegneria (Csei) di Catania, nel 2023 ha proseguito l’attività di disseminazione dei risultati del Progetto “Creazione della filiera del lupino con varietà innovative esenti da alcaloidi amari, in sistemi agricoli biologici a supporto della zootecnia siciliana (Crealup)” finanziato nell’ambito della Misura 16 – sottomisura 16.1 del PSR Sicilia 2014-2022. L’attività prevede il trasferimento dei risultati sia nell’ambito della partnership di progetto, sia verso gli stakeholder interessati. Lo scorso anno, il Csei etneo ha organizzato un seminario (“Introduzione in Sicilia di nuove varietà dolcissime di lupino per l’innovazione dei sistemi colturali erbacei e della zootecnia in biologico”) svoltosi il 28 novembre presso il Polo Bioscientifico del Di3A.

Lupino

L’obiettivo, presentare agli operatori del settore le attività di ricerca e di trasferimento tecnologico in fase di svolgimento nell’ambito del progetto Crealup. E’ stata anche l’occasione per fare il punto sulla situazione delle innovazioni varietali e agronomiche utilizzabili per riscontrare le esigenze del comparto delle colture erbacee da pieno campo e della zootecnia siciliane in biologico, a seguito dei mutamenti climatici e dei nuovi orientamenti della Pac.

In Sicilia, la principale fonte proteica utilizzata nei sistemi zootecnici in biologico è costituita da leguminose tradizionalmente coltivate (favino, pisello proteico, ecc.) con un contenuto proteico intorno al 20%. L’utilizzo della soia, con circa il 32% di proteine è limitato dalla presenza sul mercato dei mangimi Ogm, non consentiti in biologico e dall’alto costo della soia nazionale non geneticamente modificata. Il lupino, leguminosa ad elevato contenuto proteico (circa 40%), non ha mai trovato un ruolo rilevante nell’alimentazione zootecnica per la presenza di alcaloidi amari nel seme, che assunti in quantitativi elevati risultano tossici per gli animali. La selezione di genotipi innovativi di lupino bianco e azzurro esenti da alcaloidi amari, la loro recente disponibilità e le competenze specifiche del Centro di ricerca cerealicoltura e colture industriali (Crea) di Acireale, apre ora nuove prospettive di impiego di questo legume, ritenuto minore, colmando una delle problematiche più spinose che si pongono agli allevatori siciliani in biologico.

L’inserimento nei sistemi colturali di questa leguminosa, che ben si adatta alla coltivazione in biologico presenta, inoltre, numerosi vantaggi dal punto di vista della sostenibilità ambientale e dell’ottimizzazione dei sistemi colturali. Il progetto finanziato è anche finalizzato alla creazione di una filiera che raccordi tutti gli attori, dai produttori agricoli, ai sementieri, ai trasformatori, ai mangimisti, agli allevatori, al fine dell’introduzione, nei sistemi colturali erbacei siciliani in biologico, di genotipi innovativi di lupino bianco e azzurro dolcissimi, cioè esenti da alcaloidi quinolizidinici amari e tossici da destinare all’alimentazione dei bovini da carne e del suino nero siciliano. Il raccordo con gli organismi di ricerca permetterà il trasferimento alle aziende agricole dei suddetti genotipi, di protocolli di coltivazione in biologico e un’attenta valutazione degli effetti prodotti dall’introduzione del lupino dolcissimo sia sugli agroecosistemi sia sulle produzioni animali.

Altri studi sul lupino bianco

Nel progetto Crealup sono stati inoltre condotti due studi sul Lupinus albus dolce cv. ‘Tennis’ (Lupino bianco), in tre aziende agricole, per analizzare gli effetti dell’inoculo di Bradyrhizobium e della densità di impianto sulle caratteristiche produttive di questa pianta.

Il primo studio ha valutato gli effetti dell’inoculo commerciale di Bradyrhizobium sulle caratteristiche agronomiche in terreni subalcalini.

Il secondo studio ha valutato gli effetti della densità di impianto (numero di piante su m2) sulle caratteristiche produttive del lupino quando coltivato nei terreni più adatti (a pH subacido). Idati sono stati sottoposti ad analisi della varianza.

La prima prova è stata condotta in due aziende agricole “Villa Cesarea” (pH del suolo 7,4 ) e “Musso” (pH del suolo 7,5), caratterizzate da suoli sub-alcalini. I risultati hanno indicato che l’inoculo non è in grado di promuovere lo sviluppo del lupino in terreni sub-alcalini, quindi occorre selezionare ceppi di rizobium più adatti ai terreni sub-alcalini con interventi agronomici specifici.

La seconda prova è stata condotta nell’azienda agricola ‘Zocco‘ (pH del suolo 6.3) Sub-acido – Lupinus albus cv ‘Tennis’ – seminata ad ottobre 2020 a due densità di impianto: 25 e 35 piante m2. I risultati hanno evidenziato che sia l’applicazione di biostimolanti microbici, con ceppi selezionati di rizobi, che la concimazione organica sono stati efficaci nel determinare un miglioramento significativo della crescita delle piante e della resa in L. angustifolius. La maggiore densità di semina ha quindi influenzato significativamente la resa in semi del lupino bianco.

*Dirigente unità operativa Ispettorato provinciale Siracusa

©RIPRODUZIONE RISERVATA





Vuoi ricevere gli aggiornamenti di Terrà per email?

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Post a Comment