Terrà

Identità e ricchezza del vigneto Sicilia: viaggio alla scoperta di un patrimonio millenario (scarica il volume)

di Nino Sutera

Il volume “Identità e ricchezza del vigneto Sicilia” (2015) nasce a seguito dell’incarico che l’Assessorato regionale all’Agricoltura della Regione Sicilia affidò all’Università di Palermo e di Milano e all’Istituto Sperimentale per la Patologia Vegetale di Roma, di curare il coordinamento tecnico scientifico e il monitoraggio delle azioni operative del Progetto di selezione clonale e recupero dei vitigni antichi siciliani. Un lavoro straordinariamente attuale, punta di riferimento per gli addetti ai lavori dell’isola, e non solo.

Storia e Identità della Vite Siciliana

Nel corso dei secoli l’identità della vite coltivata in Sicilia si è andata delineando grazie alle osservazioni e descrizioni attente e sempre più dettagliate di vignaioli, proprietari, botanici, letterati, religiosi ed eruditi, che potevano confidare soprattutto sulle loro capacità sensoriali o sul loro talento artistico per descrivere e rappresentare graficamente e cromaticamente i caratteri unici e distintivi di un grappolo d’uva, dell’intera pianta o delle singole parti. A ciò si è aggiunta la duttilità straordinaria dell’idioma siciliano, in tutte le sue sfumature localistiche, che ha favorito la formazione e la sedimentazione di un vasto repertorio di denominazioni attribuite alle numerose viti indigene.

Linguaggio e Identificazione delle Viti

Questa versatilità linguistica, rivelatrice del solido rapporto costituitosi nel tempo tra l’uomo e la “sua” vigna, ha comportato la proliferazione fisiologica di un insieme, talvolta inestricabile, di omonimi e sinonimi, ancora ricorrenti. Lo sviluppo delle discipline scientifiche, specialmente dal XVIII secolo e fino all’odierno contributo determinante della genetica, ha permesso di orientarsi con precisione e di comporre un mosaico leggibile del patrimonio identitario e della ricchezza varietale del vigneto siciliano, che rappresenta uno dei valori più antichi e cospicui della cultura agraria dell’Isola e di cui, nel volume, danno conto le schede analitiche relative a ciascun vitigno.

Obiettivi e Metodologia della Ricerca

Insomma, un lavoro di larghissimo respiro con l’obiettivo di fornire del materiale di propagazione di migliore qualità, genetica e sanitaria, e di reintrodurre dei vitigni minori di cui si era persa la memoria, sopravvissuti alla fillossera. La ricerca iniziò nel giugno 2003 e nell’arco di pochi mesi i tecnici delle Sezioni operative di assistenza tecnica (SOAT) raccolsero una mole imponente di dati: circa 7.000 piante controllate in tutto il territorio regionale, 480 vigneti studiati, 90 comuni interessati, oltre 2600 test ELISA per la ricerca delle virosi. A fronte di questo lavoro di indagine furono impiantati due campi di confronto e di omologazione a Marsala e Comiso con 3500 viti.

Scoperte e Risultati della Ricerca

Grazie alla ricerca è stato possibile individuare dei biotipi qualitativamente molto diversi e più complessi sia dal punto di vista del contenuto polifenolico che da quello sensoriale di frappato, nero d’Avola, catarratto e grillo. Il progetto di ricerca inoltre ha permesso di approfondire le conoscenze su tutti i vitigni attualmente presenti nella Regione.

Contributo Storico degli Studiosi Siciliani

Il libro è arricchito da un pregevole saggio intitolato “Per una storia dell’ampelografia e della viticoltura siciliana” nel quale si dà conto dell’importante contributo che gli studiosi siciliani hanno dato, in particolare nell’Ottocento, alla viticoltura siciliana e nazionale. Tra i tanti spiccano le figure di Francesco Minà Palumbo di Castelbuono, del Barone Mendola di Favara, del Duca di Salaparuta Edoardo Alliata di Villafranca e ancora del romano Federico Paulsen, uno dei protagonisti della rinascita della viticoltura siciliana post fillossera e uno dei più quotati ibridatori italiani nel settore dei portinnesti, molti dei quali ancora oggi portano il suo nome.

Monitoraggio e Caratterizzazione Genetica

Il progetto di valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani ha permesso anche di monitorare la situazione sanitaria del patrimonio viticolo siciliano, con conseguente miglioramento del patrimonio viticolo regionale. Particolare importanza assume lo studio sulla “Caratterizzazione genetico-molecolare della piattaforma ampelografica siciliana” che ha permesso di indagare le relazioni genetiche tra le varietà siciliane e i maggiori vitigni italiani. L’indagine da questo punto di vista è un punto di arrivo ma anche una solida base scientifica per poter programmare non solo il miglioramento del patrimonio viticolo regionale ma anche per la possibilità di introdurre dei vitigni unici e sconosciuti, base per la viticoltura siciliana di domani.

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