Terrà

Il libro
“Historias de Tango”, quando a emigrare eravamo noi

L’agenzia di stampa “Nove Colonne”, recentemente si è occupata del romanzo, attraverso una lusinghiera recensione: “Tanti sono i personaggi che popolano le “historias” narrate dall’autrice che, sebbene al debutto letterario, vanta una padronanza espressiva mirabile. Oggi è l’Italia, invece, a rappresentare un porto di approdo per chi nasce dall’altra parte del Mediterraneo: emigrazione e immigrazione” Estimatrice della bellezza, Nuccia Vona – di Caltagirone, in provincia di Catania – ama le arti e la cultura ed è attivamente impegnata per la loro salvaguardia e valorizzazione. “Historias de Tango”, è edito da Puntostampe. Una scrittura scorrevole e delicata, che racconta l’intimità di un popolo, tra speranza, angoscia, passione ed eros, a servizio di un romanzo storico che offre al lettore anche numerosi spunti di riflessione sull’epoca contemporanea.

Nei mesi scorsi, la Libera Università Rurale dei Saperi e dei Sapori, ha insignito la scrittrice del prestigioso riconoscimento di “Custode dell’Identità Territoriale”. Un premio che l’Università Rurale assegna a coloro che, a vario titolo,  promuovono la storia, le tradizioni e il patrimonio culturale dei luoghi, una risorsa di inestimabile valore che racchiude le specificità locali tutelandole rispetto al fenomeno della globalizzazione che tende a livellare usi, costumi e prodotti, omogeneizzandoli. Il libro offre al lettore l’opportunità di approcciare l’essenza di un popolo di emigrati in Argentina che determinarono la nascita del ballo, descrivendo i sentimenti dei protagonisti che, in  momenti diversi, hanno vissuto il tempo del tango nel profondo della loro intimità, attraverso un itinerario introspettivo ed emozionale di forte impatto.

Tanti sono i personaggi che popolano le “historias” narrate dall’autrice che, sebbene al debutto letterario, vanta una padronanza espressiva mirabile. Oggi è l’Italia, invece, a rappresentare un porto di approdo per chi nasce dall’altra parte del Mediterraneo: emigrazione e immigrazione, dunque, rappresentano facce diverse della stessa medaglia, seppure in contesti storici diversi. Una lettura consigliata a chi ama il tango ma anche a coloro che volessero riflettere sui fenomeni dell’emigrazione e dell’immigrazione: il libro tocca infatti il tema dei flussi che dall’Italia si dirigevano verso lidi lontani  e della gente che andava alla ricerca di nuove opportunità per sé e per i propri figli. A impreziosire la narrazione, le foto che documentano il contesto storico, congiuntamente ai testi delle canzoni e alle citazioni. Di particolare rilievo la ricerca, doviziosa e attenta, curata anche nei minimi dettagli.

Il merito dell’autrice è soprattutto quello di condurre il lettore attraverso un viaggio immaginario che termina con un finale per nulla scontato, che desta curiosità e sollecita la lettura del capitolo successivo. Filo conduttore del romanzo, articolato in diversi racconti, è proprio il tango quale elemento identitario del popolo argentino. Un tesoro di così grande valore da essere dichiarato dall’Unesco, nel 1990, patrimonio dell’umanità come “Bene Culturale Immateriale”. Si racconta che Papa Pio X chiamò una coppia di ballerini di tango per avere un’idea precisa del nuovo ballo e per valutarne gli aspetti scandalosi. Dopo l’esibizione del maestro Enrico Pichetti il sommo Pontefice avrebbe detto: “Mi me pàr che sia più bèo el bàeo a ‘ea furlana; ma nò vedo che gran pecài ghe sia in stò novo bàeo!” (A me sembra che sia più bello il ballo alla friulana; ma non vedo che gran peccato vi sia in questo nuovo ballo!).

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