L'Osservatorio Anbi
Emergenza siccità in Italia: le riserve idriche al Sud e nelle isole sono maggiormente in pericolo
In un inverno inusuale, l’Italia sta affrontando una crisi idrica senza precedenti, mettendo a dura prova le risorse idriche del Paese. La situazione critica, di solito riservata ai mesi estivi, ha colpito il Sud e le Isole, spingendo le autorità e gli enti preposti a introdurre anche restrizioni immediate sull’uso dell’acqua. Questa crisi idrica non solo richiede azioni rapide ma rappresenta anche un’opportunità per una riflessione più ampia sull’uso e la gestione delle risorse idriche in Italia.
La transizione verso pratiche agricole più sostenibili, l’implementazione di tecnologie idriche avanzate e il coinvolgimento della comunità sono tutti elementi chiave per costruire un futuro resistente alle sfide ambientali. In un contesto di cambiamenti climatici in corso, l’Italia dunque è chiamata a sviluppare soluzioni innovative per preservare il suo prezioso patrimonio idrico. Il rapporto settimanale dell’Associazione Nazionale delle Bonifiche, delle Irrigazioni e dei Miglioramenti Fondiari (Anbi), intanto, ci fornisce un quadro drammatico sulla situazione attuale.
Sicilia
La Sicilia ha vissuto la seconda metà del 2023 come la stagione più arida da oltre un secolo. Tra settembre e dicembre, la mancanza complessiva di pioggia è stata di circa 220 millimetri, con deficit fino al 96% su alcune località tra le province di Enna e Catania solo nel mese di dicembre. Nonostante l’annuale bilancio regionale mostri un deficit di circa 160 millimetri rispetto alla media, la situazione dei bacini siciliani non consente più di svolgere appieno il ruolo di regolatori delle piene o di riserva idrica.
L’Osservatorio regionale sugli utilizzi idrici, che ha confermato il livello di criticità idrica “media”, ha deciso di estendere a tutto il territorio siciliano le misure di attenzione che, lo scorso dicembre, erano state già avviate per le province di Agrigento e Caltanissetta, ovvero quelle che, al momento, presentano i problemi più importanti sia per quanto riguarda l’uso potabile che per quello irriguo. Lo stesso assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino, nei giorni scorsi ha evidenziato la gravità della situazione, annunciando di aver chiesto al presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani di decretare lo stato di calamità naturale. Questo porterebbe una boccata d’ossigeno alle imprese colpite dalla siccità. “La situazione del comparto è molto delicata e non faremo mancare il nostro sostegno” ha detto Sammartino.
Le opere da realizzare
Intanto, la Regione Siciliana chiederà al governo nazionale l’avvio di cinque interventi su alcune infrastrutture dell’Isola. Il piano prevede una spesa di circa 150 milioni di euro, in particolare: per l’adeguamento del sistema di tenuta e dragaggio della diga Rosamarina (provincia di Palermo) e per il miglioramento delle opere utili alla sua gestione per un importo di 25,9 milioni di euro; per lo sfangamento dell’invaso Madonna delle Grazie sotteso alle dighe Scanzano e Rossella (provincia di Palermo) per il ripristino della capacità originaria, per 9,2 milioni di euro; per la manutenzione straordinaria del sistema di approvvigionamento primario della Sicilia centro-meridionale (diga Fanaco, provincia di Palermo) per un totale di 49,2 milioni di euro; per la manutenzione straordinaria del sistema di paratoie dello sbarramento Contrasto sul fiume Simeto (provincia di Catania) per l’alimentazione del sistema irriguo, per un importo di 48,8 milioni di euro; per la sostituzione della condotta metallica sul fiume Simeto in località Ponte Barca (provincia di Catania) con la quale vengono consegnati i volumi irrigui alle prese di distribuzione, per complessivi 23,5 milioni di euro.
Sardegna
Anche in Sardegna, alcuni invasi sono ai minimi degli ultimi 25 anni, con un deficit complessivo di oltre il 50% dell’acqua che potrebbe essere trattenuta. Per meglio capire il drammatico scenario, nel distretto Posada, in provincia di Nuoro, l’irrigazione è stata vietata per garantire l’uso potabile. Mentre in Puglia si registra il crollo di 120 milioni di metri cubi di acqua negli invasi per l’assenza di piogge che mettono a rischio le semine di cereali e legumi, pascoli compromessi e ortaggi che non riescono ad entrare in produzione. Ma la siccità e i venti di scirocco con alti tassi di umidità hanno tagliato anche la produzione di carciofi del 60%, con il pregiato violetto di Brindisi che scarseggia, con evidenti difficoltà allo sviluppo degli ortaggi ma anche per le arance o le insalate che non riescono a crescere adeguatamente per la carenza di acqua.
Non va meglio al centro-Nord
Anche il Nord Italia si trova di fronte a una crescente emergenza idrica, con i grandi bacini naturali che, nonostante la tendenza positiva, iniziano a mostrare segni preoccupanti. La situazione, aggravata dalla prolungata stabilità atmosferica, sta colpendo diverse regioni del Nord, con impatti evidenti sui fiumi e sui laghi. Nel Nord della Penisola, la maggior parte dei grandi bacini naturali continua a trattenere quantità d’acqua superiori alla norma. Tuttavia, c’è un’eccezione preoccupante rappresentata dal lago d’Iseo, il cui livello, insieme a quelli dei laghi Maggiore e di Como, è in calo. Nel contempo, il lago di Garda, noto come il Benaco, registra un superamento del 91% di riempimento, indicando una situazione di relativa stabilità.
Fiume Po, portate sempre più ridotte
Il fiume Po, uno degli elementi cruciali per la fornitura idrica del Nord Italia, sta subendo una riduzione delle portate. Nonostante i valori siano superiori a quelli registrati nei precedenti due anni, le rilevazioni a Torino indicano una portata inferiore alla media del 48%. A Pontelagoscuro, nel Ferrarese, il deficit scende al 27%. Questa diminuzione costante delle portate solleva preoccupazioni sull’approvvigionamento idrico per questa parte di territorio.
Situazione critica in Emilia-Romagna e Veneto
In Emilia-Romagna, la situazione è critica con tutte le principali arterie fluviali che registrano significative riduzioni delle portate. Dalla Trebbia al Reno, le diminuzioni vanno dal -36% al drammatico -94% del Reno. Nel Veneto, il fiume Adige sta vivendo un brusco calo dei livelli idrometrici, con un abbassamento di 30 centimetri in soli 7 giorni, accentuando ulteriormente la pressione sull’approvvigionamento idrico.
Lombardia, bilancio negativo
In Lombardia, sebbene i grandi laghi presentino un surplus di volumi stoccati (+11,6%), il deficit di neve (-22%) e altri fattori contribuiscono a un bilancio complessivamente negativo del -4,8%. La regione sta affrontando sfide nella gestione delle risorse idriche.
Altre regioni
Anche in Umbria, il lago Trasimeno mostra un livello 18 centimetri più basso rispetto al minimo livello “vitale”, mettendo a dura prova le risorse idriche locali. Nelle Marche, i fiumi Potenza, Esino, Sentino, Tronto e Nera stanno vivendo un calo dei livelli. In Toscana, la situazione è critica con la Sieve e l’Arno che registrano una significativa diminuzione della portata rispetto alla media degli anni recenti. Nel Lazio, i laghi rimangono in condizioni critiche, così come grave risulta la condizione del fiume Tevere, la cui portata perde in una settimana quasi 52 metri cubi al secondo; calano anche i fiumi Aniene, Fiora e Liri. Mentre in Puglia si registra il crollo di 120 milioni di metri cubi di acqua negli invasi per l’assenza di piogge che mettono a rischio le semine di cereali e legumi, pascoli compromessi e ortaggi che non riescono ad entrare in produzione. Ma la siccità e i venti di scirocco con alti tassi di umidità hanno tagliato anche la produzione di carciofi del 60%, con il pregiato violetto di Brindisi che scarseggia, con evidenti difficoltà allo sviluppo degli ortaggi ma anche per le arance o le insalate che non riescono a crescere adeguatamente per la carenza di acqua.
Massimo Gargano, direttore generale di Anbi, sottolinea che “sempre più forte emerge l’esigenza di ottimizzare l’uso della risorsa idrica”. Quindi serve una rete idraulica sempre più efficiente ma soprattutto servono nuove infrastrutture capaci di trattenere una maggiore quantità d’acqua sul territorio per utilizzarla nei momenti di bisogno. In sostanza, l’appello è a una gestione oculata e sostenibile delle risorse idriche per far fronte all’attuale emergenza e per garantire una sicurezza idrica a lungo termine.
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