I professionisti del vino
Anche la Sicilia ha i suoi spumanti d’eccellenza, una sfida vinta alle pendici dell’Etna
Una sfida raccolta e vinta alle pendici dell’Etna. Una storia iniziata quindici anni fa quando l’enologa Maria Carella ha imboccato il sentiero che l’ha portata sul Vulcano. “Dopo studi classici mi sono laureata a Palermo in Scienze Agrarie, in seguito ho conseguito un master di specializzazione a Milano in gestione del sistema vitivinicolo, ho lavorato per diversi anni in provincia di Palermo in un’importante azienda vitivinicola (Calatrasi), importante palestra di vita e di crescita professionale. Poi è arrivata l’opportunità di trasferirmi sull’Etna, in cui opero presso l’azienda Nicosia da ben 15 anni occupandomi della lavorazione di tutti i prodotti in gamma”, racconta a Terrà.
Un percorso professionale gratificante e lastricato di successi. “Mi sentirei poco modesta a parlare di grande successo però posso parlare certamente di grande sfida” spiega Carella. “Dal 2011 ho intrapreso la strada della Spumantizzazione del metodo classico con varietà autoctone Etnee, come nerello mascalese e Carricante, utilizzate in purezza”, dice. Nel caso del nerello vinificato sia in bianco con sosta sui lieviti di 36 e 60 mesi, che in rosato. Proprio lo spumante Etna rosato doc lo scorso anno è stato selezionato dalla rivista americana “Wine Entusiast” tra i migliori 100 vini al mondo. Grande orgoglio per tutta la Sicilia e per l’Etna. Impensabile qualche anno fa che anche in Sicilia potesse offrire spumanti di eccellente qualità”, aggiunge. Un traguardo importante e un passo decisivo per tutto il comparto siciliano che paga un ritardo storico in termini di competizione nei circuiti internazionali. “Certamente non siamo alla stessa stregua dei francesi poiché loro hanno cominciato molto prima di noi italiani, lavorano tantissimo sulla ricerca e cosa principale sono bravissimi nella comunicazione”, ammette l’enologa tracciando la strada da perseguire.
Quella del vino siciliano, invece, è tutta un’altra storia. Complice la varietà climatica e territoriale, il vino nostrano si è ritagliato un’ampia fetta di mercato mondiale. “In Sicilia abbiamo tantissime opportunità, basti pensare alle tante variabili climatiche che esistono: diverse altitudini ed esposizioni, diversi tipi di suoli. Territori montani, collinari, pianure, vicinanza o meno dal mare. Tutto ciò consente di avere un ventaglio molto ampio di prodotti che vanno dai vini strutturati e importanti ai vini eleganti e austeri ancora c’è la possibilità di vini giovani e freschi fino agli spumanti e vini passiti”, conferma Carella.
“Abbiamo condizioni climatiche ideali per la produzione sostenibile e biologica, basti pensare che la Sicilia possiede il 40% della superficie vitata in biologico rispetto al resto dell’Italia”, aggiunge. Un mix da potenziare attraverso azioni che puntino alla “coesione e alla comunicazione”, armi in più nella scalata delle classifiche mondiali. Una sfida che sarà raccolta anche dalle nuove generazioni di enologi. Carella dà un consiglio alle nuove leve. “I giovani devono studiare, essere curiosi di conoscere ed avere spirito di sacrificio. È un settore che da’ tante soddisfazioni ma altrettante sono le responsabilità e le preoccupazioni. Soprattutto in alcuni periodi dell’anno come quello vendemmiale è richiesta tanta energia e concentrazione poiché i nuovi prodotti di qualità necessitano di molta cura e attenzione”, conclude l’enologa.
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