Terrà

Il comparto in cifre
L’olio siciliano arranca nonostante le potenzialità. Storia e territorio non bastano

Se si parla di ulivi e olio di Sicilia ci sono delle cose da sapere. La nostra regione è infatti la terza in Italia per superficie olivetata, per superficie olivetata biologica e per produzione di olio d’oliva, sale invece sul secondo gradino del podio se si parla di numero di frantoi attivi (564).

I dati fanno parte di un’accurata fotografia fatta dall’Istituto Regionale del Vino e dell’Olio (Irvo), che ha analizzato l’intera filiera di uno dei prodotti più rappresentavi della Sicilia, mettendo insieme i dati Irvo, Ismea, RRN, Sinab, Istat, e  Sian/Agea, permettendo di avere un quadro chiaro della situazione.

Seconda solo a Puglia e Calabria, la superficie olivetata siciliana è passata da oltre 161mila ettari (2021) ad oltre 176mila (2022), oltre 35mila dei quali biologici. Un decremento si è registrato in termini di produzione di olio d’oliva, passata da quasi 38mila tonnellate del 2022 tonnellate ai circa 30mila stimati per il 2023. Ma, l’alternanza di produzione annuale è propria di questa coltura. Inoltre, sul risultato finale influiscono altre variabili, a cominciare dalle condizioni climatiche. Negli ultimi quattro anni (2019-2022) la produzione media siciliana di olio di oliva è stata di 34.436 tonnellate.

Le cultivar

Scendendo nei dettagli, Agrigento risulta la provincia siciliana maggior produttrice di olio con il 35% del totale regionale come media nelle ultime 4 campagne, seguita da Trapani (circa 22%), Palermo (circa 14%), e Catania (circa l’8%). In Sicilia sono presenti diverse varietà, o cultivar: Biancolilla, Cerasuola, Moresca, Nocellara del Belice, Nocellara Etnea, Nocellara Messinese, Ogliarola Messinese e Tonda Iblea alle quali si aggiungono Santagatese, molto diffusa nella provincia di Messina, nonché delle cultivar minori come la Minuta e il Verdello tipiche del messinese, la Zaituna tipica del siracusano, la Giarraffa tipica del palermitano.

Le Dop e le Igp

Ad oggi in Sicilia sono state riconosciute 6 Dop: Monte Etna, Monti Iblei, Val di Mazara, Valdemone, Valle Belice e Valli Trapanesi e 1 Igp, la Igp Sicilia. Questa ultima, istituita nel 2015, ha registrato, una crescita esponenziale della produzione e attualmente rappresenta il 12% della produzione totale italiana di Oli Dop e Igp.

Il settore olivocolo-oleario siciliano però è “vittima” delle sue stesse tradizioni secolari, perché è un settore in cui vige ancora troppa arretratezza e dove oggi più che mai è necessario l’intervento della politica regionale per una programmazione che possa profilare interventi incisivi. Ritardi strutturali e organizzativi penalizzano il settore, nonostante la storia, il territorio, l’ambiente siciliano sono alla base della qualità di un prodotto che racchiude tra le sue alcune delle qualità italiane più pregiate.

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