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Mangrovia, coltivare verdure e allevare pesce: a Scicli, le declinazioni della sostenibilità

di Francesco Azzaro*

Mangrovia, le declinazioni della sostenibilità a Scicli (Ragusa) in Sicilia, un modello virtuoso di agricoltura in acquaponica. Una produzione a ciclo chiuso costituita fondamentalmente da quatto elementi: acqua, pesci, batteri, piante. Protagonista, Lorenzo Cannella, che per trovare delle soluzioni produttive alternative in grado di coniugare quanto più possibile le dimensioni ambientale, sociale ed economica della sostenibilità ha dato vita a questa particolare produzione. L’abbiamo incontrato nella sua azienda mentre confezionava un mix di erbette appena colte per poi commercializzarle.

Come nasce l’azienda

Dopo aver conseguito una laurea in Scienze Ambientali e una specializzazione in itticoltura, Cannella ha acquisito esperienza lavorativa negli Stati Uniti nel campo dell’acquaponica. Tornato in Sicilia, ha desiderato integrare le competenze acquisite con la propria sensibilità verso la cura dell’ambiente e i processi sostenibili. Questo lo ha portato ad avviare una serie di sperimentazioni volte a individuare le combinazioni ideali per l’allevamento di pesci d’acqua dolce e la coltivazione di ortaggi in sistemi acquaponici, adattandoli alle specificità del territorio.

Oggi, dopo anni di impegno e sacrifici, è stato messo a punto un sistema per la produzione di persico trota e di un paniere ortofrutticolo diversificato, comprendente lattughe, lattughini, cicorie, cavoli e varietà particolari di piante a foglia larga, proposte in formati a cespo, teens e baby leaf, destinate principalmente al settore dell’alta ristorazione. La missione dell’azienda si completa con servizi rivolti alla comunità locale, attraverso attività informative e dimostrative per gruppi di bambini, studenti e scolaresche, mirate a promuovere la cultura della sostenibilità. Inoltre, vengono offerte esperienze educative per gruppi con diverse abilità, contribuendo così alla diffusione di pratiche sostenibili e inclusive.

La produzione a ciclo chiuso

Come spiega lo stesso Cannella, il ciclo inizia con l’allevamento del persico trota (Micropterus salmoides) in acqua dolce. L’acqua di allevamento viene costantemente filtrata per trattenere il particellato solido grossolano dato dalle deiezioni. La parte disciolta, attraverso un filtro biologico, viene trasformata da ammonio (di cui sono ricche le deiezioni) in nitrato assimilabile dalle piante, a opera dei batteri nitrificatori.

Un sistema idraulico porta l’acqua con i nutrienti disciolti alle piante allevate in serra che, nell’assimilare i nutrienti, operano di fatto una ‘purificazione’ della soluzione rendendola riutilizzabile per l’allevamento dei pesci. L’acqua poi viene reimmessa nelle vasche dietro costante monitoraggio dei valori chimico-fisici, con particolare attenzione alla componente azotata, ossigeno, e conducibilità. “Posso dire, con soddisfazione, che il sistema così concepito, consente un risparmio idrico fino al 90 per cento rispetto a un allevamento di pesci a ciclo aperto” afferma.

“Il sistema di produzione così concepito, consente un risparmio idrico fino al 90 per cento rispetto a un allevamento di pesci a ciclo aperto”

In più, l’utilizzo delle acque biologicamente trattate e destinate al comparto idroponico, consente di abbattere sensibilmente l’uso di fertilizzanti di sintesi. Infatti, ciclicamente “aggiungiamo solo chelato di ferro e al bisogno integrazioni nutritive per risolvere eventuali carenze”. Certo, la gestione delle componenti nutritive all’interno dell’acqua è l’aspetto che contraddistingue la produzione e ne rappresenta anche la parte più delicata, per cui è necessario evitare qualsiasi causa di alterazione dell’equilibrio.

“Nel tempo abbiamo implementato dei sistemi di allarme sempre attivi e un gruppo elettrogeno in caso di malfunzionamenti elettrici” prosegue. Quanto alla produzione vegetale, avviene dentro serra, in vasche dove le piante vegetano su supporti galleggianti con radice libera nella soluzione circolante. La difesa fitosanitaria viene condotta secondo i principi della difesa integrata, puntando al controllo degli organismi nocivi per mezzo di reti antinsetto, insetti utili, trappole cromoattrattive, zolfo, bicarbonato, inoculi fogliari di Bacillus. “Gestiamo l’ambiente di produzione come un vero ecosistema con l’intenzione di consegnare prodotti salubri e nel pieno rispetto dell’ambiente”.

Produzioni biologiche?

“Di fatto lo sono – sottolinea – in quanto assolutamente prive di residui. Ma purtroppo non possiamo certificare la produzione come biologico, in quanto il Reg Ce 834/07 non contempla le produzioni ottenute fuori terra. Però da qualche anno ci stiamo orientando verso il MEI – Made In Ethical Italy, un marchio assegnato da una rete di organizzazioni del terzo settore alle aziende sane, etiche ed eque e questo, per noi, è un aspetto importante”.

La produzione dell’azienda è intenzionalmente limitata a piccoli numeri e rivolta a un mercato di nicchia. Si tratta di un modello di business poco riconosciuto, soprattutto nel territorio di riferimento. L’azienda si concentra sul connubio tra food e turismo legati all’ambiente e al territorio, offrendo ai consumatori esperienze aziendali uniche.

In altre parole, propone un approccio alternativo all’agricoltura, basato su prodotti a km zero, con un impatto ambientale minimo e orientato all’economia circolare grazie al riutilizzo delle risorse e degli scarti. Particolare attenzione è rivolta all’etica: non vengono acquistati prodotti da altre aziende, ma si programma la produzione in base alle richieste dei clienti. L’obiettivo è introdurre varietà antiche o autoctone, spesso non più prodotte dalle ditte sementiere, e partecipare a una filiera basata su sementi open source. Questo approccio mira a valorizzare soprattutto le varietà quasi dimenticate o di nicchia.

Progetti in cantiere

L’azienda desidera strutturarsi meglio, con particolare attenzione all’approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili e alla realizzazione di serre più performanti, dotate di sistemi di raffrescamento ambientale come il cooling, strutture con maggiore cubatura e aperture al colmo. L’obiettivo è anche quello di creare le condizioni logistiche per potenziare la funzione sociale dell’agricoltura all’interno dell’azienda. Dopo gli sforzi compiuti con risorse proprie, si nutre fiducia nei fondi del PSR Sicilia per supportare questi progetti.

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M +39 339 449 9066 – mangroviascicli@gmail.com

*Dirigente del Servizio 13, assessorato Agricoltura Regione Siciliana

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