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Dalle ceneri vulcaniche al calice: come Camporè reinventa l’esperienza del vino siciliano

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di Dario Cataldo

A Randazzo, sulle pendici del versante nord dell’Etna, dove le vigne si intrecciano con la storia e la lava scolpisce il paesaggio, prende vita un progetto che ha il respiro lungo della tradizione e lo sguardo fermo sull’innovazione. Si chiama Camporè Contrada San Lorenzo, e più che un’azienda vitivinicola è un racconto familiare che si rinnova con coraggio e visione, tenuto insieme dalla passione di due sorelle: Maria Pia e Cristina Madaudo.

Le sorelle Maria Pia e Cristina Madaudo

La tenuta sorge tra la Contrada San Lorenzo e la Contrada Campo Re, da cui prende nome il progetto. Quest’ultima porta con sé l’eco di un tempo antico: dopo i Vespri Siciliani del 1282, quando la Sicilia cacciò gli Angioini, il re Pietro III d’Aragona – diventato Pietro I di Sicilia – si accampò proprio lì, nei campi che oggi danno respiro alle vigne della famiglia Madaudo. La memoria di quel passato vive ancora nei nomi e nei luoghi, e la scelta di investire in quelle terre non è stata casuale, ma il frutto di un radicamento profondo e consapevole.

“Camporè nasce dal desiderio profondo di dare nuova voce ad una tradizione di famiglia, reinterpretandola in chiave contemporanea senza snaturarne l’essenza – racconta a Terrà  Maria Pia Madaudo -. Con mia sorella Cristina abbiamo scelto di investire nella nostra terra, sull’Etna, per custodire e valorizzare un’eredità che sentiamo viva dentro di noi da sempre”.

Un’eredità fatta di gesti antichi, racconti familiari e stagioni scandite da vendemmie. Le sorelle Madaudo sono cresciute così, tra filari e grappoli, con il sapere tramandato dal nonno e una visione chiara: dare vita a un vino che fosse non solo espressione del territorio, ma esperienza viva, autentica, capace di parlare al mondo con l’identità forte e inimitabile dell’Etna.

Dal 2016, anno in cui la famiglia Madaudo ha acquistato la tenuta appartenuta per anni a una nobile famiglia siciliana, Camporè è diventato il cuore pulsante di un progetto imprenditoriale giovane e femminile, che unisce enologia, ospitalità e cultura del benessere. Nella tenuta si produce vino in armonia con la natura, custodendo l’antico palmento come spazio simbolico e operativo del fare agricolo. “Ogni giorno ci impegniamo a coniugare rispetto per l’ambiente, qualità enologica e autenticità territoriale – spiega l’imprenditrice – con l’obiettivo di esprimere l’identità vulcanica che rende unici questi luoghi”.

Ma se la memoria è il fondamento, il futuro è un cantiere in movimento. Camporè guarda avanti con determinazione, affrontando le sfide più attuali dell’agricoltura e dell’impresa: il cambiamento climatico, in primis, che impone una continua revisione delle pratiche agronomiche e delle tecniche di vinificazione. Ma anche la sfida dell’identità: come raccontare un vino che non sia solo prodotto, ma ambasciatore di un territorio, di uno stile di vita e di un patrimonio umano e culturale?

“Vogliamo rafforzare l’identità del nostro marchio come ambasciatore della Sicilia vera – dice ancora Maria Pia – quella che sa unire storia e innovazione, cura dei dettagli e sostenibilità”. Da qui, l’impegno in tecnologie green, l’ampliamento dell’offerta ricettiva del wine resort, la costruzione di una rete di collaborazioni con realtà locali. L’obiettivo è chiaro: fare sistema, creare un ecosistema culturale e produttivo attorno al vino.

E poi c’è una sfida che le sorelle Madaudo sentono ancora più urgente: quella di coniugare il mondo del vino con il concetto di benessere, in un senso ampio e profondo. “Immaginiamo un’esperienza che unisca il vino a pratiche di vita consapevole – prosegue Madaudio – attraverso percorsi che valorizzino la natura, la nutrizione, il movimento e la convivialità autentica. Vogliamo sviluppare progetti che mettano al centro la salute, intesa come equilibrio tra corpo, mente e ambiente”.

In un tempo in cui il mercato globale tende a omologare e a semplificare, Camporè si propone come presidio di identità, di bellezza e di coerenza etica. Un’impresa al femminile che non dimentica le proprie radici e sa reinventarle in un presente fatto di scelte coraggiose, cura maniacale dei dettagli, e relazioni autentiche con chi quel vino lo produce, lo racconta e lo vive.


Camporè Contrada San Lorenzo

 

Contrada San Lorenzo 95036 Randazzo (Catania)

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