Terrà

Un sigillo di eccellenza: il Marsala e altri vini fortificati della “Fascia del Sole” verso il riconoscimento Unesco

di Dario Cataldo

Con il vento della tradizione che soffia forte tra le colline e i vigneti del Mediterraneo, l’arte vinicola della “Fascia del Sole” si avvicina a un riconoscimento globale di eccezionale importanza: diventare Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco. Questo ambizioso progetto, concepito dai Paladini di Sicilia (l’Associazione volontaria di tutela e promozione) e sostenuto dal Club Unesco di Marsala e dal Comitato “Miglioriamo Marsala”, promette di consacrare la secolare tradizione dei vini fortificati di Marsala, Jerez, Madeira, Porto e Samos, trasformandoli in simboli viventi di una storia condivisa e di un’identità culturale unica.

La lettera di intenti

Le attività preliminari per questa candidatura sono giunte a compimento sotto la guida del Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana, diretto da Dario Cartabellotta, con il sostegno di organizzazioni internazionali come l’Unione Giuristi del Vino e l’AIDV International Wine Law Association. Una lettera di intenti, firmata recentemente, ha sancito la nascita della “Rete Europea delle Denominazioni dei Vini Fortificati”. Questa alleanza strategica rappresenta un passo cruciale per tutelare e valorizzare le tecniche tradizionali di produzione, le storie locali e le comunità che, con dedizione e passione, hanno custodito l’arte dei vini fortificati per generazioni. Il progetto non si limita alla preservazione delle tradizioni: mira a favorire uno scambio costante di esperienze e innovazioni tra le regioni coinvolte, promuovendo una strategia comune per la sostenibilità e la promozione.

Il “patto” che dà vita alla Rete europea delle denominazioni dei vini fortificati

I vini fortificati della Fascia del Sole

La sottoscrizione del Protocollo tra i consorzi di Marsala, Samos e Jerez, facilitata dal Concours Mondial de Bruxelles, testimonia l’impegno condiviso per garantire la sopravvivenza di una tradizione minacciata dai cambiamenti climatici, dalla modernizzazione delle tecniche di vinificazione e dal disinteresse delle nuove generazioni. Il cuore pulsante del progetto è la valorizzazione delle caratteristiche uniche dei vini fortificati della Fascia del Sole. Marsala, Jerez, Madeira, Porto e Samos condividono non solo un territorio climatico ideale, ma anche tecniche di produzione tradizionali che conferiscono a questi vini una qualità ineguagliabile. Tuttavia, la loro unicità va oltre le caratteristiche organolettiche.

I vini fortificati raccontano storie di terre e genti, di commercio e cultura, di resistenza e adattamento. Sono testimoni liquidi di un patrimonio che abbraccia secoli di storia, intrecciando identità locali e visioni globali. “Il nostro progetto mira a valorizzare e proteggere la tradizione enoica plurisecolare legata alla produzione dei vini liquorosi nella cosiddetta ‘Cintura del Sole’. Questa fascia climatica unica attraversa il Mediterraneo meridionale, includendo territori come la Grecia Insulare, la Sicilia Occidentale, la Spagna Andalusa e il Portogallo, sia della Valle del Duero che delle Isole Azzorre”, ha dichiarato a Terrà Diego Maggio, presidente dell’Associazione paladini dei vini di Sicilia.

Marsala

Fortificazione, la carta vincente

Il denominatore comune tra questi territori è proprio l’appartenenza a questa fascia climatica inimitabile, caratterizzata da un clima caldo e secco combinato con tecniche di produzione tradizionali e un terroir irripetibile. Questo rende i vini fortificati, come Porto, Madeira, Jerez, Samos e Marsala, dei prodotti distintivi apprezzati a livello internazionale”, ha aggiunto. Maggio ha inoltre spiegato che una caratteristica fondamentale di queste tecniche di produzione è la fortificazione: l’aggiunta di acquavite di vino o distillati al mosto fermentato. Questo processo non solo stabilizza il vino, ma ne arricchisce il profilo aromatico, conferendo complessità e longevità al prodotto finale. Le tecniche tradizionali rappresentano un patrimonio culturale unico che racconta la storia e l’identità di ciascuna regione, e preservarle significa mantenere viva la memoria storica e antropologica di questi territori.

Il presidente dell’associazione ha poi sottolineato come “i vini fortificati prodotti con metodi artigianali presentano una qualità superiore e caratteristiche inimitabili, che non possono essere replicate con metodi industriali”. Questa peculiarità, in pratica, li rende prodotti di nicchia, molto apprezzati dai conoscitori e dagli appassionati. Inoltre, dal punto di vista della sostenibilità, le tecniche tradizionali di produzione del vino fortificato risultano più rispettose dell’ambiente rispetto ai metodi industriali, poiché utilizzano meno risorse e valorizzano l’armonia con la natura. “La candidatura dei vini fortificati del Mediterraneo meridionale a Patrimonio Immateriale dell’Umanità rappresenta un’opportunità unica per promuovere e proteggere questo importante patrimonio culturale e produttivo” ha detto ancora Maggio.

La Regione Siciliana in primo piano

Il successo di questa iniziativa garantirà una tutela più efficace, offrirà nuovi strumenti di sviluppo economico e, soprattutto, celebrerà una tradizione plurisecolare che definisce l’identità delle comunità della ‘Sun Belt’. Questo percorso, avviato grazie all’impegno della Regione Siciliana e alla collaborazione dei consorzi coinvolti, rappresenta solo l’inizio. Con il sostegno di tutti i portatori di interesse e delle amministrazioni locali, “siamo determinati a raggiungere il nostro ambizioso obiettivo: presentare la candidatura ufficiale entro il 2025, anno in cui la Sicilia sarà Regione Europea dell’Enogastronomia” ha concluso. Di certo, l’ottenimento del riconoscimento Unesco non sarà solo un sigillo di eccellenza, ma anche uno strumento per proteggere queste tradizioni da imitazioni industriali e appropriazioni indebite.

Il marchio internazionale garantirà un’identità forte a questi prodotti, valorizzandone non solo la qualità, ma anche il legame intrinseco con le comunità che li producono. Le tappe verso il riconoscimento sono state accuratamente pianificate. La Regione Siciliana ha affidato proprio ai Paladini di Sicilia il compito di redigere il dossier di candidatura, che verrà presentato entro quest’anno. L’elaborazione include attività di ricerca approfondita, incontri con produttori ed esperti, raccolta di testimonianze e organizzazione di eventi divulgativi. Ogni aspetto della candidatura mira a mettere in luce il valore culturale, storico ed economico dei vini fortificati, sottolineando al contempo il loro ruolo cruciale nella promozione di una viticoltura sostenibile.

Non solo tradizione

Non è solo una questione di tradizione: il riconoscimento Unesco rappresenta una visione per il futuro. I vini fortificati diventano ambasciatori di un modello di sviluppo che unisce sostenibilità ambientale, innovazione e tutela del patrimonio culturale. L’adozione di pratiche agro-vinicole sostenibili, la creazione di programmi educativi e formativi e il coinvolgimento delle comunità locali sono alcuni degli obiettivi strategici del progetto. Sarebbe un grande passo avanti per il nostro comparto legato al vino Marsala. Il riconoscimento costituirebbe un punto di svolta.

Innanzitutto, garantirebbe una maggiore protezione internazionale al nome e alle tecniche tradizionali di produzione, contrastando l’erosione della qualità e le imitazioni industriali. Questo rafforzerebbe l’identità e la reputazione del Marsala sui mercati globali, incrementando il valore economico del prodotto e aprendo nuove opportunità di esportazione. Inoltre, il sigillo Unesco sarebbe un potente strumento di marketing, attirando un’attenzione mondiale sulla città di Marsala e sui suoi vini e quindi sulla Sicilia. Il turismo enogastronomico riceverebbe una spinta decisiva, portando benefici diretti a viticoltori, produttori, ristoratori e strutture ricettive.

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