Terrà

Progetto con fondi Psr Sicilia
Scoperto il segreto dell’avocado siciliano: 10mila kg per ettaro che fanno impazzire i mercati

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Mille ettari di superficie coltivata, 800 tonnellate di produzione annua che coprono appena il 5% del fabbisogno nazionale. Numeri ancora piccoli, ma che raccontano di una rivoluzione verde già in atto nelle zone costiere tra Catania e Messina. L’avocado siciliano non è più un esperimento: è una realtà produttiva che promette di trasformare il volto dell’agricoltura isolana.

Il merito va al progetto “Avocado biologico siciliano”, sostenuto dalla misura 16.2 del PSR Sicilia, che ha dimostrato come una coltura subtropicale possa trovare casa nei terreni un tempo destinati agli agrumeti. “Le azioni progettuali hanno raggiunto diversi obiettivi che contribuiscono in maniera significativa al miglioramento della qualità e della resa produttiva”, spiega il dottor Gianfranco Polizzi, referente scientifico dell’iniziativa.

La scienza al servizio dell’innovazione agricola

L’approccio seguito dai ricercatori è stato rigorosamente scientifico. Niente improvvisazione: ogni scelta, dalla selezione dei portinnesti più adatti alle condizioni pedoclimatiche locali, fino alla messa a punto di tecniche agronomiche innovative, è stata guidata da analisi approfondite.

Particolare attenzione è stata rivolta alla varietà Hass, la più richiesta dal mercato ma anche la più esigente. “Sono stati esaminati i fattori che determinano l’incremento della pezzatura media dei frutti, particolarmente nel caso della Hass che presenta dimensioni più contenute rispetto alle altre cultivar”, chiarisce Polizzi.

I ricercatori hanno sperimentato trattamenti fogliari biologici per favorire lo sviluppo di frutti più grandi e di qualità superiore, oltre all’uso pionieristico di micorrize – funghi simbiotici che migliorano l’assorbimento dei nutrienti dal terreno. Il risultato è un avocado più sano, più grande e completamente rispettoso dell’ambiente.

La sfida fitosanitaria: nuove patologie, soluzioni innovative

Un capitolo cruciale della ricerca ha riguardato l’aspetto fitosanitario. Gli studiosi hanno identificato nuove patologie fungine presenti in Sicilia, un traguardo che ha avuto risonanza internazionale con pubblicazioni scientifiche di rilievo.

“La corretta individuazione delle malattie presenti nel territorio rappresenta il primo passo indispensabile per poter elaborare adeguate strategie di intervento”, sottolinea il referente scientifico. Per contrastare cancri rameali e marciumi, è stato adottato un approccio integrato: potature mirate per eliminare i tessuti infetti e l’impiego di sostanze di base e microrganismi antagonisti, già testati con successo in viticoltura.

L’obiettivo è chiaro: prevenire le infezioni in modo ecocompatibile, riducendo drasticamente l’uso di fitofarmaci e allineandosi alle direttive europee più stringenti in materia ambientale.

Dall’olio di avocado alle nuove frontiere del superfood

La filosofia del “tutto si trasforma” trova la sua applicazione più concreta nel riutilizzo degli scarti di produzione. Il progetto ha portato alla nascita del primo olio di avocado siciliano, un superfood ad alto valore nutrizionale che apre prospettive inedite nella filiera agricola regionale.

“Il progetto ha consentito di ridurre e di riutilizzare lo scarto attraverso la produzione del primo Olio di avocado siciliano, un prodotto Super Food, di alto pregio, che potrà essere proposto come una diversificazione e valorizzazione delle attività agricole”, dice con orgoglio Polizzi.

I numeri della ricerca parlano chiaro: nelle aree ionico-tirreniche è possibile raggiungere produzioni significative, circa 10.000 kg per ettaro all’anno anche in regime biologico. Un dato che, se confermato su larga scala, consentirebbe non solo di aumentare l’autosufficienza produttiva nazionale, ma anche di valorizzare l’identità agroalimentare del territorio.

Il futuro è green: opportunità e cautele per l’espansione

Dal punto di vista economico e sociale, il progetto avocado disegna scenari promettenti. Le coltivazioni biologiche possono diventare un volano per l’occupazione, per il recupero di terreni incolti e per la nascita di nuove microimprese agricole specializzate nella filiera del superfood.

“La coltura dell’avocado consentirebbe soprattutto in quest’area il recupero e la valorizzazione di terreni abbandonati, un tempo coltivati a limone con notevolissime ricadute economiche, ambientali e occupazionali”, osserva Polizzi.

Tuttavia, il referente scientifico invita alla massima cautela per chi volesse replicare l’esperienza in altre zone della Sicilia: “Le iniziative di coltivare questa coltura in aree diverse da quelle della fascia ionico-tirrenica devono essere valutate con grandissima attenzione. Troppo spesso sono stati realizzati nuovi impianti fallimentari che non hanno consentito di ottenere rese adeguate”.

Il messaggio è chiaro: l’avocado siciliano è una scommessa vincente, ma solo se giocata con criterio scientifico e rispetto per le vocazioni territoriali. Una lezione di innovazione agricola che guarda al futuro senza tradire la propria terra.

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