Terrà

Qutun born in Sicily
E ora la Sicilia rilancia la coltivazione del cotone. E il mercato c’è

Il Dipartimento all’agricoltura dell’assessorato Agricoltura della Regione Siciliana, considerato il crescente interesse verso  la biodiversità Born in Sicily e per favorire lo scambio di esperienze e conoscenze, ha avviato i lavori dei Gruppi Tematici all’interno della Rete Regionale Sistema della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura. Il Gruppo Tematico Biodiversità, contempla anche il cotone e  unifica  i gruppi tematici già costituiti al fine di ottimizzarne i risultati.

Partecipa ai lavori compilando questo modulo

Gli obiettivi generali dei Gruppi Tematici sono quelli di far interagire chi aderisce, ovvero aziende, enti di ricerca, università, enti pubblici e privati, fondazioni, associazioni, società agricole e cooperative, singoli esperti, stakeholder etc…. Inoltre la legge n.194/2015, ha come obiettivo la tutela della biodiversità di interesse agricolo e la valorizzazione del ruolo degli agricoltori custodi della biodiversità.

C’è ancora spazio per il “qutun born in Sicily”?

La coltivazione del cotone, tipica tra gli anni 40-60 delle campagne meridionali, fu completamente abbandonata con l’arrivo di fibre sintetiche da una parte e il prodotto importato dall’altra. La Sicilia era uno dei principali produttori, poi il cotone è scomparso dai campi dell’Isola. Ora esiste una piccola filiera che produce fibra biologica di alta qualità. Dalle camicie che indossiamo agli asciugamani che usiamo e alle lenzuola su cui dormiamo, il cotone influenza tutta la nostra vita quotidiana. Il cotone costituisce circa il 31% di tutta la fibra utilizzata nel settore tessile a livello globale e regge il sostentamento di quasi 350 milioni di persone.  La produzione mondiale attuale è di circa 21 milioni di tonnellate di fibra e 59,7 milioni di tonnellate di semi di cotone ricavati da circa 33,98 milioni di ettari.

Manlio Carta, dopo 17 anni trascorsi in asia occupandosi di sviluppo tessile per le multinazionali, ha deciso di tornare in Sicilia e riportare qui la coltivazione del cotone. Con uno sguardo all’alta moda, selezionando una tipologia a fibre particolarmente lunghe. Approfittando dell’aumento vertiginoso del prezzi per l’importazione delle merci dalla Cina, è nata una piccola filiera. Lo spazio di mercato non manca, a cominciare da Ovs, griffe italiana che si è assicurata una fornitura con cui punta alla produzione di 30 mila capi nel 2023.

Il cotone made in Sicily: diffuso negli anni ’50, oggi guarda all’alta moda

La maggior parte della produzione oggi si ha negli Stati Uniti anche se la miglior qualità, determinata dal clima, si trova nelle regioni come India, Pakistan, Egitto e Russia. Sicuramente fu l’India a trasformare questa pianta, da pianta ornamentale a pianta per ricavarne filati da commercializzare. In Europa si affermò grazie alle coltivazioni diffusesi nel meridione d’Italia, tra Calabria, Puglia e Sicilia. Furono gli Arabi a introdurre la coltivazione del cotone in Sicilia che chiamarono “qutun”.

I primi tentativi di Manlio Carta risalgono a tre anni fa. “I risultati sono stati incoraggianti, con un cotone di qualità elevata. Oggi si coltivano cento ettari distribuiti nei comuni di Castelbuono, Pollina, Marina di Tusa, San Cipirello, San Giuseppe Jato, Monreale, Partinico e Calatafimi”. Coltivare un ettaro, escluso il momento della raccolta, dice l’imprenditore, costa circa 700 euro l’anno. “Questa cifra contiene i costi per la manodopera, le concimazioni, l’innaffiamento e il gasolio per i macchinari di raccolto”. La produzione lorda vendibile (PLV) è di circa tremila euro per ettaro a cui vanno aggiunti altri circa mille euro per la vendita delle sementi” conclude Manlio Carta.

Dopo la semina, fine inverno, le piante vengono irrigate con micro irrigazione fino a luglio, quando si interrompe l’irrigazione e pertanto arrestando la crescita. La condizione di stress della pianta, di conseguenza fa esplodere il fiocco di cotone, permettendone a settembre la raccolta meccanizzata. La stagione vegetativa inizia quando la temperatura media giornaliera supera per la prima volta >14°C per  più di 6 giorni consecutivi, e termina quando la temperatura media giornaliera scende per la prima volta sotto <14°C per  più di 6 giorni consecutivi.

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