Terrà

Tra storia e scienza
Minerali del mare in agricoltura, il fertilizzante bio ed economico

di Gautier Gras & Gaspare Varvaro*

Tutte le storie che si rispettino iniziano con “C’era una volta” e quella che vi racconteremo non è da meno. Mare e terra hanno sempre interagito: gli uccelli marini depositavano i loro escrementi sulla terra ferma durante la sosta e i grandi stormi trasportavano le alghe lungo le coste; i pesci, come lo storione, migravano dal mare risalendo i fiumi per deporre le uova, rischiando così di essere predate; le anguille migravano invece verso il mare, e gli individui giovani dopo tre anni passati in mare risalivano verso i fiumi e i laghi dove erano vissuti i loro genitori, rischiando di essere mangiati.

Queste migrazioni erano il modo in cui naturalmente i minerali venivano reintegrati dal mare alla terra, mantenendone la fertilità. Molti fiumi che venivano usati per la navigazione (foto 1 e 2), sono oggi inquinati o secchi, e i minerali marini contenuti nei pesci come lo storione non ritornano più alla terra come avveniva da milioni di anni. Oggi, lo storione (foto 3) è considerato a rischio estinzione, e in Sicilia è stato visto l’ultima volta lungo il fiume Oreto di Palermo a metà del ventesimo secolo. La storia è la stessa nel caso del lupo che si sarebbe nutrito di pesci come componente della propria dieta (foto 4) e ne avrebbe disperso parte attraverso le feci nel terreno. L’ultimo esemplare in Sicilia è stato ucciso nel 1924 (FONTE: RIVISTANATURA.COM).

Come possiamo riportare i minerali dal mare al terreno in un modo che possano generare il miglior effetto possibile? Attraverso l’Idrolizzato di pesce. L’idrolizzato di pesce è essenzialmente pesce liquefatto usato come fertilizzante. Il suo utilizzo non è una novità, spargere carcasse e liquami di pesce sulle colture era già pratica diffusa presso gli egiziani ai tempi delle piramidi. I primi agricoltori capirono l’importanza di mantenere i loro suoli e le colture naturalmente fertili per una rapida e salutare crescita e ha imparato che tutti i tipi di pesce permettono di ottenere risultati eccellenti quando utilizzati come fertilizzanti. Oggi, nei paesi anglosassoni molte compagnie già producono e vendono idrolizzato di pesce, ma in Europa questo prodotto è conosciuto principalmente nei movimenti di permaculture e di agricoltura rigenerativa (foto 5 e 6).

Esistono molte ricette e le industrie usano prodotti chimici per liquefare il pesce. Tuttavia, un movimento agricolo Koreano, che promuove l’uso di idrolizzato di pesce, spiega come liquefare correttamente il pesce utilizzando il processo naturale della fermentazione (Eric Weinert, Jr et al. Natural Farming: Fish Amino Acid Sustainable Agriculture March 2014 SA-12). Utilizzando un fonte di zuccheri, inizia una fermentazione lenta dall’odore dolciastro, ed in pochi mesi si ottiene un liquido dal colore ambrato perfettamente stabile. Questo processo di fermentazione, prodotto dai batteri, aggiungono alla miscela microrganismi benefici, vitamine, enzimi, ormoni della crescita e amminoacidi. Questa miscela, insieme pre- e pro- biotica, stimola la crescita delle piante e le protegge da malattie. L’attività batterica è così forte che riesce a liquefare squame, cartilagini, ossa, carne e interiora. L’idrolizzato di pesce è ricco in azoto e fosforo, ma anche potassio e calcio.

Contiene un equilibrato mix di tutti i 18 elementi utili alla crescita delle colture e più di 60 microelementi in traccia (Rajkumar Hemalatha et al. Fish protein hydrolysates: Proximate composition, amino acid composition, antioxidant activities and applications: A review December 2012Food Chemistry 135(4):3020-38). È pertanto un fertilizzante naturale altamente bilanciato in forma solubile, prontamente utilizzabili dalle piante. L’idrolizzato di pesce può essere prodotto a qualsiasi scala, ad un costo molto basso, e con poche attrezzature. Il costo per l’autoproduzione è di circa due euro al chilo, mentre il costo di smaltimento medio è quantificato in circa quattro/cinque euro al chilo. Essendo un prodotto concentrato ne occorre molto poco rispetto ai fertilizzanti sintetici, con risultati migliori (foto 7). Gli effetti dell’idrolizzato di pesce sono duraturi e promuovono lo sviluppo delle popolazioni microbiche nel terreno, i quali con la loro attività aumentano la capacità di ritenzione idrica e non inquinano.

Se consideriamo che ogni anno l’industria del pesce produce solo nel bacino del Mediterraneo circa 27 milioni di tonnellate di scarti di pesce (Tumbiolo G., Filiera della Pesca e dell’industria di trasformazione Milano, 28 ottobre 2015) principalmente usati per nutrire tonni o altri grandi pesci, o trasformati in mangimi, basterebbe anche una minima percentuale per produrre fertilizzanti a fare una grande differenza per le colture e per il territorio: permetterebbe al terreno di recuperare la sua fertilità naturale; garantirebbe la produzione di cibo di migliore qualità; aiuterebbe a mantenere le acque pulite; ridurrebbe i costi relativi all’acquisto ed impiego di mezzi tecnici, mantenendo alte produzioni.
*Agronomo gasparevarvaro79@gmail.com

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