
Energia, il cippato di ulivo batte la sansa: un combustibile economico, sostenibile e made in Sicily
L’approccio Waste to Value (“da rifiuto a valore”) si conferma una strategia chiave per il raggiungimento degli obiettivi dell’economia circolare. Un esempio concreto arriva dalla Sicilia, grazie al progetto SISAG (Sistemi Intelligenti e Sostenibili per l’Agricoltura Siciliana), finanziato dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014–2022 della Regione Siciliana, sottomisura 16.1.
Il progetto ha visto l’implementazione di un modello innovativo per la gestione dei residui post-potatura degli uliveti – una risorsa spesso sottovalutata ma potenzialmente ricca di opportunità. In pratica, è stato adottato un sistema di combustione controllata tramite caldaia a biomassa, permettendo il recupero energetico dei residui agricoli.
Nel ciclo colturale 2024–2025, sono stati combusti circa 33.760 kg di cippato, ottenuti da potature di ulivo, con l’obiettivo di generare calore utilizzato anche per alimentare un ristorante aziendale. Il processo è iniziato con la triturazione dei residui tramite un Biotrituratore Caravaggi Bio 400, seguito da un’essiccazione al sole che ha determinato una riduzione del peso tra il 60% e il 70%, grazie all’eliminazione dell’umidità residua.
Successivamente, il cippato è stato utilizzato come combustibile nella caldaia Kalorina 2323 (Tatano, Italia), producendo energia termica rinnovabile.
Analisi economica ed energetica
Dal punto di vista economico, il costo di produzione del cippato è risultato pari a € 0,29/kg, con un risparmio del 30% rispetto alla sansa o ad altri combustibili da biomassa disponibili sul mercato. In termini energetici, i 33.760 kg di cippato hanno prodotto circa 4,85 × 10⁵ MJ di energia termica. Utilizzando benzina per ottenere la stessa quantità di energia, i costi sarebbero aumentati del 57%.
Inoltre, l’utilizzo di questo combustibile rinnovabile ha evitato l’emissione di circa 27 tonnellate di CO₂e, considerando il gas naturale come alternativa fossile. Secondo le linee guida dell’IPCC (Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico), le emissioni derivanti dalla combustione del cippato vengono classificate come CO₂ biogenica, non incrementando il bilancio netto delle emissioni atmosferiche.
La combustione controllata ha inoltre evitato la pratica tradizionale di bruciare i residui a cielo aperto, prevenendo il rilascio incontrollato di sostanze inquinanti come metano (CH₄), monossido di carbonio (CO) e materiale particolato (PM).
Prospettive future
Questo modello garantisce un notevole risparmio economico annuale, grazie all’utilizzo diretto dei residui agricoli per soddisfare parte del fabbisogno energetico, senza doverli smaltire in discarica o affidarsi a fonti esterne di approvvigionamento. In sostanza, il progetto testimonia come l’integrazione tra tecnologia, sostenibilità e agricoltura possa dare vita a soluzioni concrete per il futuro.
L’utilizzo di caldaie a biomassa rappresenta infatti un’opportunità reale per diffondere pratiche di gestione sostenibile dei rifiuti agricoli su scala globale, promuovendo un approccio cradle-to-cradle e una piena realizzazione dell’economia circolare. Dunque, l’uso delle caldaie a biomassa rappresenta un’opportunità concreta per la diffusione globale di pratiche di gestione sostenibile dei rifiuti agricoli e l’adozione di un approccio cradle-to-cradle orientato alla piena realizzazione dell’economia circolare.
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