Terrà

Pensieri & Parole
Il biologico? Esprime la difesa della vita e della biodiversità

di Peppino Bivona*

Ho letto l’intervento della senatrice Elena Cattaneo e non nascondo che alcune delle sue osservazioni sono condivisibili, in particolar modo la preoccupazione per l’accumulo di elevati livelli di rame nel suolo che altererebbero la vita della microflora e specificatamente le micorrize. Il tema della riduzione dell’apporto di rame nei programmi di difesa delle colture è oggetto di progetti specifici di ricerca che indagano su possibili alternative. Il rame, nelle sue diverse formulazioni, è stato usato da più di cent’anni da quando un giardiniere distratto, nel pitturare un cancello col verderame nella regia di Versailles, imbrattò alcune viti poco distanti, affette da peronospora, crittogama che da qualche decennio dalla lontana America aveva conquistato l’Europa. Cosi per quasi mezzo secolo abbiamo difeso la vite e altre coltura da questo pericoloso flagello.

Gli studi di eziologia della peronospora svilupparono modelli d’intervento per la difesa che ne evidenziarono il ciclo, il periodo di incubazione e la giusta epoca del trattamento. Perché il rame agisce in “copertura” ovvero bisognava intervenire a tempo debito per avere una buona efficacia. Il rame alla pari del ferro, del calcio, del magnesio ecc. è indispensabile al nostro organismo: tante che il regolamento comunitario 432/2012 ne autorizza l’uso nella dose massima giornaliera di 1mg al giorno(RDA). Nel nostro organismo, come in gran parte del mondo sia vegetale che animale, la sua funzione si esplica nell’attivare o meglio catalizzare taluni processi enzimatici, dal sistema immunitario, dal metabolismo energetico, al funzionamento del sistema nervoso e via dicendo.

Tuttavia non possiamo disconoscere che il rame come “farmakos” nella sua accezione greca è contemporaneamente cura e…veleno. Cosi se si eccedono le dosi, come per tutti gli altri metalli, il rame può divenire estremamente tossico.
L’industria dei fitofarmaci nell’ultimo trentennio ha proposto soluzioni alternative al rame formulando in particolare molecole di sintesi in grado di essere assorbiti dalla pianta, entrare in circolo con la linfa e debellare il fungo dall’interno senza alcun rischio di essere dilavato dalle eventuali piogge. Tutto bene? Macché. I nuovi formulati per il modo in cui agiscono proteggono le piante nella fase di intensa attività ma restano inefficaci nel caso in cui si verifica il rallentamento del flusso linfatico. Ma la cosa più rischiosa è che questi formulati, rischiano nei prossimi anni di selezionare ceppi di funghi sempre più resistenti.

Ora, tralasciando alcuni aspetti strettamente tecnici, ciò che non può essere condiviso dall’intervento della senatrice è una certa malcelata “indisposizione” verso biologico. Quasi che nel mondo agricolo la presenza di un pensiero divergente infastidisse le granitiche certezze del sapere omologato, che mal sopportano esperienze diverse e distanti da collaudati modelli istituzionalizzati. Le agricolture biologiche, biodinamiche, permacoltura, sinergica o simbiotica eccetera, rappresentano il tentativo di uscire dalla sudditanza che l’agricoltura convenzionale ha nei confronti dell’agroindustria. Questi modelli di agricoltura alternativa sono una rivolta a questa agricoltura industrializzata, alla sua illogicità economica, alla sua operosità mortifera. Questi modelli agricoli beffeggiati, derisi e offesi, esprimono prioritariamente la difesa della vita e della biodiversità. Cercano di recuperare il rapporto che l’attività agricola intrattiene con il mondo dei viventi, nel rispetto con altri enti di natura. Nel loro modo di operare si pongono di certo obiettivi economici, ma hanno la consapevolezza che non sono i soli, unici, essenziali fini da perseguire.

*Presidente Libera Università Rurale dei Saperi e dei Sapori Onlus Lurss.onlus@gmail.com

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