
Imprenditori 10 & Lode
Ferla non si arrende: la storia di un frantoio che crea valore dal territorio
di Dario Cataldo
C’è un pezzo di Sicilia che continua a resistere alle logiche della produzione di massa scegliendo la qualità come bussola e la tracciabilità come valore. È l’esperienza del Frantoio Galioto, una realtà di Ferla, nel cuore della provincia di Siracusa, che oggi gestisce piante di ulivo e che ha fatto della filiera corta il suo punto di forza.
Qui l’olio extravergine non è solo un prodotto commerciale, ma l’espressione concreta di una comunità e di un territorio che hanno imparato a trasformare tradizione, innovazione e sostenibilità in un progetto imprenditoriale solido e riconosciuto. “Chiudere la filiera, dal campo al frantoio fino al confezionamento diretto, ci permette di controllare ogni passaggio e garantire al consumatore un prodotto autentico”, spiega l’imprenditore Giovanni Galioto.
Ma non è solo una questione di qualità: per Galioto significa creare valore e opportunità per Ferla e per tutta l’area dei Monti Iblei. Il frantoio di ultima generazione, con impianti moderni e processi curati nei minimi dettagli, rappresenta il cuore dell’azienda. Ogni oliva, raccolta nel momento giusto, trova qui il suo percorso ideale per diventare olio extravergine di qualità certificata. Le macchine all’avanguardia dialogano con l’esperienza tramandata da quattro generazioni, in un equilibrio che assicura efficienza senza tradire l’identità agricola originaria.
Il modello del frantoio non è solo agricolo ma anche sociale: l’attenzione alla filiera si traduce in posti di lavoro stabili, in rapporti con produttori locali, in ricadute concrete per il tessuto economico del territorio. “Il nostro obiettivo – racconta – è far capire che l’olio siciliano non è un prodotto qualsiasi, ma il frutto di una storia millenaria che oggi si traduce in innovazione e in prospettive di crescita”.
Le cultivar autoctone
La forza dell’azienda sta anche nella sua specializzazione nelle denominazioni di qualità. Infatti, produce olio a marchio DOP Monti Iblei e IGP Sicilia, certificazioni che garantiscono riconoscibilità e competitività nei mercati. In questo percorso hanno un ruolo decisivo le cultivar autoctone come la Tonda Iblea, la Moresca e la Biancolilla, varietà che da secoli caratterizzano i Monti Iblei. Scegliere queste cultivar significa custodire un patrimonio di biodiversità – sottolinea l’imprenditore –. Ma significa anche offrire al consumatore un prodotto che ha un legame diretto con il territorio, con i suoi aromi e i suoi sapori”. Un olio, insomma, che porta dentro sé il paesaggio ibleo, con la sua luce, i suoi venti, la sua terra rossa.
Le denominazioni di origine non sono però soltanto un bollino da esibire: richiedono rigore nei processi, controlli severi e una comunicazione capace di raccontare al mondo il valore di queste produzioni. Ed è proprio su questo punto che il Frantoio Galioto sta investendo, puntando anche sull’export e su strategie di marketing che permettano all’olio siciliano di competere in mercati sempre più esigenti.
L’identità aziendale si fonda su tre pilastri che convivono senza contraddizioni: la tradizione agricola familiare, l’innovazione tecnologica dei processi di estrazione e la sostenibilità ambientale. La raccolta manuale, i tempi rapidi di molitura, l’uso di impianti moderni e sicuri sono tutte scelte che guardano alla qualità finale del prodotto e alla tutela dell’ambiente.
“Siamo convinti che il futuro dell’olio passi dalla capacità di rispettare la natura e al tempo stesso di parlare con un linguaggio moderno – conclude Galioto –. La sostenibilità è la nostra bussola, la tradizione il nostro timone, l’innovazione il vento che ci spinge avanti”.
Una buona pratica di imprenditoria agricola siciliana, insomma, che dimostra come un’azienda possa conciliare radici profonde e apertura al mondo, qualità e competitività, storia e prospettiva. In un momento in cui il consumatore è sempre più attento alla provenienza e alla qualità del cibo, realtà come quella dei Galioto diventano ambasciatrici credibili di una Sicilia che non vuole arrendersi alle logiche del mercato indifferenziato.
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