
Carbon farming e crediti verdi: la Sicilia trasforma i campi di grano in “miniere” di sostenibilità certificata
Il futuro dell’agricoltura siciliana si gioca nella riscoperta delle sue radici più profonde, ma con lo sguardo rivolto all’innovazione. È questo l’orizzonte tracciato dal progetto HGC – Healthy & Green Cereal, un’iniziativa che ha ridefinito in chiave moderna il concetto di filiera cerealicola, coniugando sostenibilità ambientale, innovazione alimentare, tracciabilità e valorizzazione delle colture locali meno sfruttate.
Il progetto ha agito su più fronti: dalla coltivazione alla trasformazione, fino all’impatto ambientale e alla rigenerazione energetica. “Il progetto Healthy & Green nasce dall’idea di andare incontro alle più moderne esigenze espresse dai consumatori: consumare cibo salutistico e allo stesso tempo sostenibile dal punto di vista ambientale” spiega a Terrà Bernardo Messina, del Consorzio di Ricerca “Gian Pietro Ballatore”, responsabile del progetto.
Cereali minori e trasformazione innovativa
L’iniziativa ha coinvolto diversi segmenti produttivi, dalla produzione primaria alla prima e seconda trasformazione, con l’obiettivo di consolidare la filiera cerealicola siciliana proponendo lo sviluppo di prodotti innovativi (pasta e pane) ottenuti da miscele di sfarinati di diverse tipologie di cereali e legumi, compreso quelli che vengono definiti ‘cereali minori’ come l’avena, l’orzo, il farro dicocco e il grano monococco.
La trasformazione di questi grani e legumi si è concretizzata nella produzione sperimentale di pani e paste ad alto contenuto proteico, ricchi di fibre, con un profilo nutrizionale mirato. Pane ai cereali misti, pane proteico con farina di cece, pane maltato, ma anche paste integrali e ad alto contenuto di fibre, così come una pasta proteica ottenuta da legumi e proteine vegetali, rappresentano oggi non soltanto una proposta commerciale, ma un nuovo paradigma di produzione alimentare funzionale.
Il pane a basso indice glicemico
In questo scenario, anche la salute entra a pieno titolo tra gli obiettivi dell’innovazione: uno degli aspetti più significativi è stata infatti la messa a punto di protocolli per la produzione di un pane a basso indice glicemico, utile per la prevenzione delle patologie cronico-degenerative. “Consolidare le conoscenze sui prodotti cerealicoli con una risposta glicemica minore rappresenta un valore aggiunto nell’ottica di una corretta prevenzione primaria – afferma Messina -. In un contesto globale nel quale l’incremento delle patologie cronico-degenerative impatta sulla salute della popolazione e sulla spesa sanitaria, questa direzione rappresenta una scelta etica e strategica”.
Sostenibilità ambientale e circolarità
Ma la portata trasformativa di HGC non si limita agli aspetti nutrizionali. Il progetto ha guardato anche alla tracciabilità ambientale e alla transizione energetica, sviluppando — in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche — un portale per il calcolo dell’impronta di carbonio delle colture. Si tratta di uno strumento digitale, semplice e funzionale, che consente agli agricoltori di valutare l’impatto delle proprie pratiche sulle emissioni di gas climalteranti e di orientarsi verso tecniche più sostenibili. Come spiega lo stesso responsabile del progetto, è un sistema informatico al servizio dei cerealicoltori, di facile utilizzo e che permette di verificare l’impatto che le singole operazioni colturali e l’uso dei mezzi tecnici (concimi, prodotti fitosanitari, ecc.) hanno sull’ambiente in termini di emissioni di gas climalteranti. Di conseguenza, questo strumento indirizza le scelte verso pratiche agronomiche con minore impatto sull’ambiente.
La visione circolare si estende anche al riuso degli scarti colturali. Il progetto ha infatti sperimentato l’uso della paglia per la produzione di biometano, dimostrando la fattibilità tecnica del processo. Tuttavia, emergono anche dei limiti: l’elevato contenuto in fibra limita la resa metanigena, rendendo necessaria una riduzione della biomassa per migliorarne la degradabilità. “Sono stati eseguiti dei test di laboratorio che hanno evidenziato un elevato contenuto in fibra che limita la capacità della paglia di produrre metano”, chiarisce Messina. “Condizioni che con le attuali tecnologie rendono la produzione tecnicamente possibile ma con dei limiti dal punto di vista economico”.
Crediti di carbonio e rilancio della filiera
L’ambizione finale del progetto è però quella di restituire valore e competitività alle produzioni siciliane. Per l’esperto, la filiera del grano duro, il principale cereale coltivato in Sicilia, negli anni ha fatto registrare un forte indebolimento della fase della trasformazione con particolare riferimento alla produzione di pasta: “nel 1980 avevamo 40 pastifici industriali mentre oggi ne sono rimasti solamente 4”, osserva Messina. Proprio per questo, HGC punta a invertire la tendenza, promuovendo prodotti di alta qualità legati al territorio e capaci di rispondere alle esigenze di un mercato sempre più attento alla salute e all’ambiente.
Infine, lo sviluppo del portale per la carbon footprint apre alle aziende cerealicole siciliane un nuovo fronte economico e strategico: quello dei crediti di carbonio. “Mette le aziende nelle condizioni di poter affrontare percorsi per l’ottenimento di eventuali certificazioni di sostenibilità, fornisce informazioni utili al marketing ambientale e le prepara ad approcciarsi al mercato dei crediti di carbonio, in attesa che la Commissione Europea regolamenti gli incentivi alle aziende agroforestali che mettono in atto azioni volte a realizzare il sequestro del carbonio (carbon farming)”.
Così, tra innovazione tecnologica, nutrizione avanzata, rispetto per l’ambiente e ritorno alla terra, il progetto HGC non è solo una buona pratica da raccontare, ma un modello per ripensare l’agricoltura siciliana: una filiera integrata, circolare, intelligente e profondamente radicata nel territorio. Una filiera che semina futuro.
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