Born in Sicily
A Ciaculli cresce il mandarino Tardivo, un piccolo gioiello che sopravvive alla siccità
Quella palermitana viene definita da sempre la Conca D’oro, uno nome che deriva dal colore, unico al mondo, dell’effetto della luce del sole che risplende sugli agrumi che crescono forti su distese infinite che continuano a essere rigogliose grazie al lavoro quotidiano e alla passione di chi fa di tutto per fare arrivare ai consumatori prodotti di qualità che fanno del Made in Sicily un marchio conosciuto da un capo all’altro della Terra.
Ancora oggi, su questo tratto di terra, nascono e crescono prodotti che sono unici al mondo e tra questi, uno dei più famosi, è il mandarino Tardivo di Ciacullli, un agrume per il quale nel 1999 si è costituito un Consorzio che porta avanti una serie di iniziative volte alla sua tutela, valorizzazione e sviluppo. Dove cresce il Tardivo di Ciaculli? Alle porte di Palermo, in un areale delimitato da un lato dalla ferrovia, dall’altro dall’autostrada e che poi confina con il sistema montuoso di Monte Grifone, nelle contrade di Ciaculli e Monterde, un vero e proprio polmone verde per tutta la città di Palermo con un’importante valenza storica, culturale e ambientale.
La particolarità di questa coltura tra le sue origini dal terreno in cui si sviluppa. La profondità della terra permette infatti all’acqua di accumularsi nel sottosuolo, una difesa quasi naturale contro la siccità siciliana di quest’anno, ma non sufficiente a contrastare la carenza d’acqua sul lungo termine. Intanto questo sistema naturale fa si che le piante riescono a non soffrire di asfissia, a contribuire poi alla crescita del Tardivo di Ciaculli, che arriva sulle nostre tavole a fine aprile, sono il clima mite e il sole che brilla su questa parte della campagna palermitana.
L’acqua rimane un grande problema, che però non riguarda questa campagna di raccolta, come racconta Giovanni D’Agati, presidente del Consorzio: “Al momento le piante sono in salute e il problema dell’acqua è secondario. L’acqua manca infatti per l’inadeguatezza delle infrastrutture che permettono di farla arrivare alle campagne. Non sono e non saranno gli interventi fatti in emergenza a risolvere la situazione, ma una politica che, tramite una programmazione, riesca a garantire la manutenzione degli invasi, la possibilità di aprire le dighe al momento giusto e la costruzione di ulteriori invasi, che possano raccogliere l’acqua quando arrivano le piogge intense. Non è solo un problema di piogge, ma di gestione dell’acqua”.
“Il clima in cui viviamo è ormai decisamente subtropicale – continua D’Agati – e subiremo sempre di più la siccità, anno dopo anno. Se non piove la pianta va in sofferenza, se non riesce a trovare l’acqua nel sottosuolo comincia ad utilizzare le riserve idriche del frutto. Adesso le piante sono tali e quali alle persone che da un mese non hanno sufficiente acqua da bere. Se farà troppo caldo il prodotto diventerà ingestibile su tutto l’iter commerciale, perché le piante cominceranno a germogliare meno e a fare meno frutti”.
Il mandarino di Ciaculli, a dire del presidente del Consorzio che lo tutela, al momento “gode di ottima salute” e nei prossimi mesi arriverà sulle nostre tavole: “Da 25 anni lavoriamo per mettere sul mercato un prodotto di qualità eccellente nel pieno rispetto del consumatore che è la figura a cui guardiamo con più attenzione. Nell’ultimo anno siamo riusciti a venderlo ad un prezzo che è oscillato tra i 60 centesimi e un euro, a seconda dei movimenti del mercato, e si tratta di un ottimo risultato”. “Un risultato – chiosa D’Agati – raggiunto grazie alla passione di noi che da decenni abbiamo abbracciato questa campagna, una passione che purtroppo manca nei giovani che lasciano il mondo dell’agricoltura, mettendo a rischio la sopravvivenza di tutto il sistema”.
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