
Un angolo di Sicilia nel mondo: la Vastedda Dop come ambasciatrice del gusto mediterraneo
C’è un formaggio che racconta, in ogni sua curva e in ogni sua fibra, la storia di una terra, il sapere antico della pastorizia, e la visione moderna di un’agricoltura sostenibile e orientata alla qualità certificata. È la Vastedda della Valle del Belìce DOP, unico formaggio ovino a pasta filata d’Europa, simbolo di una Sicilia che sa coniugare tradizione e innovazione, paesaggio e salute, ruralità e identità. Il riconoscimento come Denominazione di Origine Protetta non è stato un risultato improvvisato, ma il frutto di un lungo e paziente lavoro.
La strada che ha portato alla Dop
A ricordarlo è il professor Massimo Todaro, presidente del Consorzio di Tutela della Vastedda della Valle del Belìce DOP, che ripercorre le tappe fondamentali di questo percorso: “La richiesta della DOP inizia nel 2003 presso il ministero dell’Agricoltura, dopo un periodo di studio e confronto durato tre anni. Nel 2008, in occasione di un’importante audizione pubblica a Santa Margherita di Belìce, viene approvata la DOP in protezione nazionale provvisoria, e solo nel 2011 arriva il via libera definitivo da parte dell’Unione Europea, con la pubblicazione del disciplinare e l’introduzione del logo europeo in etichetta”.
Da quel momento, inizia un cammino di crescita e di consapevolezza per tutto il comparto. Il Consorzio – nato per promuovere, tutelare e valorizzare il prodotto – si è trovato a operare in un contesto economico inizialmente povero di risorse, potendo contare solo sull’impegno diretto dei soci fondatori. Tuttavia, con il passare degli anni e grazie a un lavoro capillare sul territorio, il sostegno delle istituzioni si è fatto via via più solido. “Dal 2015 – prosegue Todaro – c’è stata una vera svolta, grazie ai finanziamenti regionali e ministeriali ottenuti dopo il riconoscimento ufficiale del Consorzio da parte del Ministero. Dal 2023, infine, abbiamo beneficiato anche di fondi europei che ci hanno permesso di potenziare le attività di promozione a livello regionale, nazionale ed estero”.
Qualità e sostenibilità al centro
Il percorso non è stato solo amministrativo o promozionale: fondamentale è stata anche la riflessione interna sul prodotto stesso. Il Consorzio ha avviato un processo di omogeneizzazione e razionalizzazione delle forme, delle dimensioni e del packaging della Vastedda DOP, così da renderla riconoscibile e coerente con il proprio disciplinare e con i criteri di qualità richiesti dal mercato. I dati snocciolati da Todaro parlano chiaro: dal 2008 al 2019 la produzione certificata è passata da 8 a 36 tonnellate annue. Poi, con la pandemia, s’è registrata una forte flessione, ma oggi la produzione è tornata a livelli pre-Covid.
Le prospettive di crescita sono concrete, anche se il numero dei produttori soci del Consorzio è rimasto fermo a 7, tiene a sottolineare Todaro. Eppure, proprio in questa dimensione contenuta sta uno dei tratti distintivi della Vastedda: è un formaggio che non ha mai ceduto alla logica della produzione intensiva, e che fonda la sua qualità su un legame indissolubile con il territorio e con le sue pratiche pastorali tradizionali. La Vastedda DOP nasce, infatti, da latte ovino ottenuto quasi esclusivamente da animali allevati al pascolo: una scelta non solo economica, ma soprattutto ecologica e salutistica.
“L’alimentazione al pascolo rappresenta la massima espressione di sostenibilità ambientale – puntualizza il presidente del Consorzio – e consente un naturale arricchimento del latte, e quindi del formaggio, con sostanze benefiche che provengono da erba verde e fiori scelti liberamente dagli animali. Questo conferisce alla Vastedda un profilo nutrizionale ricco e complesso: contiene antiossidanti, polifenoli, vitamine, acidi grassi insaturi e omega-3. In poche parole, è un formaggio che fa bene e che piace”.
Verso nuove sfide
Nel panorama delle eccellenze casearie italiane, la Vastedda della Valle del Belìce DOP si distingue dunque non solo per la sua unicità produttiva – un formaggio ovino a pasta filata, rarità assoluta nel settore – ma anche per la capacità di incarnare una visione ampia della qualità agroalimentare. Una qualità fatta di tracciabilità, benessere animale, sostenibilità ambientale, proprietà nutraceutiche e, naturalmente, gusto.
Oggi, mentre il comparto guarda al futuro con fiducia e consapevolezza, la sfida è quella di ampliare la rete dei produttori, continuare a investire in comunicazione e promozione, e mantenere alta la qualità che ha permesso alla Vastedda di ritagliarsi un posto speciale tra i grandi formaggi italiani. Perché ogni fetta racconta una storia antica, fatta di mani esperte, pascoli profumati e comunità resilienti che credono nel valore del cibo come patrimonio culturale e umano.
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