Terrà

Il progetto Honeybees & Vineyard
Dalla Sicilia un modello per l’Italia: api e viti salvano la biodiversità e garantiscono qualità alle produzioni

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di Dario Cataldo

Un alveare al centro del vigneto, e intorno una sinergia concreta tra ambiente, agricoltura e biodiversità. Non è una metafora, ma il cuore pulsante del progetto “Honeybees & Vineyard”, promosso dalla Fondazione SOStain Sicilia con il supporto della Fai – Federazione apicoltori italiani e di Intesa Sanpaolo. Un’iniziativa tanto ambiziosa quanto radicata nei bisogni reali del territorio: unire la viticoltura sostenibile al ripopolamento dell’ape nera siciliana, specie simbolo dell’identità naturalistica dell’isola, e trasformare gli alveari in veri e propri “sentinelle ambientali”.

Ruolo chiave nell’ecosistema agricolo

L’ape, infatti, non è soltanto l’impollinatore per eccellenza – e dunque elemento chiave per la produttività dei vigneti e delle colture limitrofe – ma anche un indicatore biologico preziosissimo. Le analisi sui pollini raccolti nei favi permetteranno di valutare la presenza di metalli pesanti, fitofarmaci e altre forme di contaminazione, restituendo così una mappa dello stato di salute ambientale delle aree agricole coinvolte.

Raffaele Cirone

La diffusione dell’ape nera siciliana

Per il presidente della Fai, Raffaele Cirone, si tratta di un passo importante lungo una strada che coniuga innovazione e rispetto dei processi naturali. “Avere distribuito un importante numero di alveari in quasi tutte le province siciliane – afferma a Terrà Cirone – è un passo del quale ci stiamo facendo carico, insieme a Fondazione SOStain Sicilia, lungo la strada della diffusione della sottospecie siciliana. Si tratta comunque di un processo – al quale è chiamata l’intera apicoltura regionale – che segue cicli naturali: nel nostro caso, le modalità di riproduzione di Apis mellifera. La propagazione del patrimonio genetico, in apicoltura, è affidata ai fuchi (i maschi dell’alveare), che sono destinati a fecondare nuove api regine annualmente prodotte dagli alveari”.

Il restauro ambientale nei vigneti

Non basta quindi posizionare le arnie nei vigneti: bisogna accompagnare il processo con azioni mirate e competenze consolidate. Come spiega lo stesso Cirone, ciascuno di essi è coinvolto nel procedimento di diffusione della specie e la presenza in un territorio di gruppi di alveari appartenenti alla medesima sottospecie, produce un importante quantitativo di fuchi e accresce la diffusione del genoma dell’ape autoctona. Quindi, “ci aspettiamo di ottenere un ottimo risultato, che rispetti i processi naturali ma coinvolga anche gli apicoltori che, dedicandosi all’allevamento e al reintegro delle regine selezionate, assicurano una accelerazione dei processi naturali. In sostanza, si tratta di un vero e proprio “restauro” ambientale in un contesto di grande criticità”.

Verso una filiera agricola più sana e consapevole

I risultati previsti non si limitano alla conservazione della biodiversità: il progetto agisce anche sul fronte della qualità ambientale e del monitoraggio scientifico. Gli alveari, infatti, ospitano una forma di bio-sorveglianza passiva. Le api bottinatrici raccolgono polline da una vasta area, e ogni campione analizzato permette di rilevare la presenza di sostanze potenzialmente nocive, contribuendo alla creazione di indicatori attendibili sulla salubrità dell’ambiente agricolo.

A rendere il progetto ancora più strategico è la sua replicabilità. Infatti, quanto si sta facendo in Sicilia può diventare un modello anche per altre realtà agricole italiane e internazionali. “L’azione intrapresa con la profilazione progettuale, che abbiamo sviluppato per Fondazione SOStain Sicilia – dice ancora il presidente della Fai – è già un risultato riproducibile: le aziende coinvolte, sensibili alla salvaguardia dell’ambiente, hanno adottato procedure di coltivazione che, pur assicurando una specifica produzione di qualità, si impegnano a limitare l’impatto ambientale delle proprie pratiche agronomiche”.

La Sicilia si candida così a laboratorio nazionale

Nel progetto, ogni attore ha un ruolo chiave. Da un lato, i viticoltori si impegnano in pratiche agricole a basso impatto e aderiscono ai protocolli SOStain, certificando la loro responsabilità ambientale. Dall’altro, gli apicoltori garantiscono un servizio di impollinazione mirato e contribuiscono in modo attivo al monitoraggio ambientale, dando vita a un ecosistema agricolo integrato. “Noi apicoltori – conclude Cirone – stiamo assicurando un sensibile incremento di api nei quadranti che ospitano alveari e un servizio di impollinazione più capillare e mirato. Avremo presto anche i risultati analitici sui campionamenti in atto, all’interno degli alveari, che ci daranno indicazioni precise sui risultati derivanti da questo impegno congiunto apicoltori-viticoltori”.

Insomma, il modello proposto dalla Federazione apicoltori italiani è innovativo ma si basa su un metodo semplice, preciso ed economico. Applicare questi criteri a ogni azienda che desidera una certificazione specifica del proprio lavoro sarà una conseguenza naturale di quello che le api ci offrono: la protezione della biodiversità anche negli ecosistemi produttivi più particolari. Con “Honeybees & Vineyard”, la Sicilia si candida così a laboratorio nazionale di ecologia applicata alla produzione agricola. Un modello dove qualità, sostenibilità e tutela della biodiversità non sono più concetti astratti, ma strumenti operativi per costruire filiere più sane, consapevoli e rispettose del territorio. E dove, soprattutto, il volo di un’ape diventa il primo segnale concreto di un ambiente in equilibrio.

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