Terrà

Il piano della Regione
Crisi idrica, Sicilia assetata ma non rassegnata: 314 laghetti artificiali e oltre 500 milioni di investimenti

Condividi:

La Sicilia oggi combatte una battaglia impari contro la siccità. Ma l’Isola non si arrende e mette sul piatto della bilancia oltre 600 milioni di euro per quella che gli esperti definiscono “la più ambiziosa strategia anti-crisi idrica mai varata in una regione italiana”.

Un piano articolato e massiccio che tocca ogni aspetto dell’emergenza: dai ristori immediati per chi ha già perso raccolti e bestiame, fino alla costruzione di una nuova rete infrastrutturale pensata per resistere ai cambiamenti climatici. Perché se è vero che la crisi idrica ha colpito duramente l’agricoltura siciliana negli ultimi anni, è altrettanto vero che l’isola ha deciso di trasformare l’emergenza in opportunità di modernizzazione.

L’aiuto che non può aspettare: 25 milioni subito alle aziende

Il primo capitolo di questa strategia si chiama urgenza. Venticinque milioni di euro sono già stati stanziati per il cosiddetto “bonus fieno”, una misura di sostegno diretto che arriva nelle tasche delle imprese agricole e zootecniche siciliane già duramente provate dalla mancanza d’acqua.

Le aziende che hanno visto seccare i propri campi, che hanno dovuto abbattere capi di bestiame o acquistare foraggio a prezzi triplicati dalla scarsità, possono ora contare su un sostegno immediato disciplinato dalla Legge Regionale n. 20 del 22 maggio 2024, più volte integrata e potenziata nei mesi successivi.

La grande scommessa infrastrutturale, quasi 507 milioni 

Ma è sul fronte delle grandi opere che la Sicilia gioca la partita più importante. Quasi 507 milioni di euro destinati a ridisegnare la mappa idrica dell’isola, con investimenti che guardano non solo al presente ma soprattutto al futuro.

Laghetto aziendale

Il piano nazionale: 92 milioni in arrivo da Roma

Il primo tassello arriva dal Piano Nazionale di Interventi Infrastrutturali e per la Sicurezza del Settore Idrico (PNSIIS), coordinato direttamente dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Per la Sicilia sono stati destinati 92 milioni di euro, attualmente in attesa del decreto di finanziamento ministeriale.

Non è solo una questione di soldi, ma di strategia nazionale. Il governo centrale ha riconosciuto che la crisi idrica siciliana non è un problema locale, ma una questione che riguarda la sicurezza alimentare dell’intero Paese. E quando Roma muove numeri di questa portata, significa che l’emergenza è stata presa sul serio ai massimi livelli.

L’irrigazione del futuro: 154 milioni per reti smart

Parallelamente, il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF) ha messo sul tavolo 154 milioni di euro per quella che viene definita “l’irrigazione del futuro”. Fondi che arrivano dal PNRR, dai Fondi di Sviluppo e Coesione e dalla Legge 178/2020, tutti concentrati su un obiettivo: creare infrastrutture irrigue intelligenti, efficienti e capaci di sprecare il meno possibile.

Le opere sono già in corso di realizzazione o in fase di bando, segno che non si tratta di promesse elettorali ma di cantieri concreti che stanno già cambiando il volto dell’agricoltura isolana.

L’accordo di coesione: 221 milioni per le reti del domani

Il pezzo forte della strategia infrastrutturale arriva però dai Fondi di Sviluppo e Coesione 2021-2027: ben 221 milioni di euro destinati alle reti irrigue nell’ambito dell’Accordo di Coesione. Una cifra che da sola basterebbe a finanziare interventi straordinari, ma che nella strategia siciliana rappresenta solo una parte di un mosaico molto più ampio.

A questi si aggiungono i 26,985 milioni di euro del Programma di Sviluppo Rurale Sicilia 2014-2022, specificamente dedicati agli investimenti in infrastrutture irrigue. Fondi europei che testimoniano come anche Bruxelles abbia compreso l’importanza strategica della sfida siciliana.

Il Piano traverse: 13 milioni per trattenere ogni goccia

Chiude il cerchio delle grandi opere il Piano Traverse, finanziato con 12,985 milioni di euro e disciplinato dalla recentissima Legge Regionale n. 28 del 18 novembre 2024. Un piano che punta sulla realizzazione di sbarramenti e opere di trattenimento delle acque, perché in Sicilia ogni goccia di pioggia deve essere catturata e conservata.

Il sostegno diretto: 37,5 milioni alle aziende coraggiose

Ma la Regione non ha dimenticato chi, nonostante tutto, continua a investire in agricoltura. Trentasette milioni e mezzo di euro sono stati destinati a interventi in conto capitale per le aziende agricole che vogliono attrezzarsi per affrontare la crisi idrica.

La misura, disciplinata dall’articolo 13 della Legge Regionale n. 23 del 4 luglio 2024, non è un semplice contributo ma un vero e proprio investimento nel futuro. Le aziende che presenteranno progetti innovativi per la gestione dell’acqua, per l’efficientamento irriguo o per tecnologie di precision farming potranno contare su un sostegno concreto. La graduatoria è già stata definita e i primi progetti sono in partenza.

La rivoluzione dei laghetti: 314 nuovi “serbatoi” per l’isola

Ma forse l’intervento più visionario è quello dei laghetti collinari. Trecentoquattordici piccoli invasi artificiali distribuiti capillarmente sul territorio regionale, finanziati con 35 milioni di euro dai fondi POC-PSC 2014-2020.

Non è solo una questione di numeri, ma di filosofia. Invece di puntare su pochi grandi invasi, la Sicilia ha scelto la strada della capillarità: centinaia di piccoli “serbatoi” che, tutti insieme, garantiranno una capacità di invaso di circa 50 milioni di metri cubi d’acqua.

“È come creare una rete di sicurezza diffusa sul territorio”, spiegano i tecnici. “Ogni laghetto serve un’area specifica, riducendo le perdite di trasporto e garantendo che l’acqua sia sempre vicina a chi ne ha bisogno”.

I cantieri sono già partiti in diverse zone dell’isola, dalle Madonie agli Iblei, dalle colline dell’entroterra palermitano a quelle del catanese. Piccole opere che, viste dall’alto, stanno punteggiando la Sicilia di nuovi specchi d’acqua.

La sfida climatica: quando l’emergenza diventa strategia

Quello che colpisce di questo piano non è solo la dimensione economica, ma la visione di lungo periodo. La Sicilia ha capito che la crisi idrica non è un’emergenza temporanea ma una nuova condizione con cui fare i conti per i prossimi decenni.

E i numeri danno ragione a questa visione. Con oltre 600 milioni di euro di investimenti, l’isola si candida a diventare un laboratorio di innovazione per l’agricoltura mediterranea.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


Vuoi ricevere gli aggiornamenti di Terrà per email?

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Condividi:
HTML Snippets Powered By : XYZScripts.com