Quando l'unione fa la forza
Olive da mensa: il futuro dell’olivicoltura siciliana passa dalla cooperazione
di Dario Cataldo
Nel cuore della Sicilia, tra uliveti e tradizioni secolari, un nuovo vento soffia sulla Valle del Belice, territorio celebre per la pregiata cultivar Nocellara del Belice. Questo vento porta il nome della Cooperativa Sicily Food Belice Valley, una realtà che sta rivoluzionando il settore delle olive da mensa e dell’olio extravergine d’oliva. Nata meno di due anni fa, questa cooperativa rappresenta un esempio di successo in una terra complessa, dove la frammentazione produttiva e la carenza di infrastrutture spesso ostacolano lo sviluppo economico.
Un vero esempio di resilienza e innovazione. Con 40 soci e 350 ettari di uliveti la cooperativa si è posta un obiettivo ambizioso: valorizzare i prodotti locali, chiudere la filiera produttiva e portare le eccellenze siciliane sui mercati internazionali. “Si intravede un futuro roseo se noi imprenditori agricoli riusciremo a prendere in mano il nostro destino”, afferma Valentina Blunda, presidente della cooperativa, evidenziando la determinazione che anima questo progetto.
Tra i successi recenti, spicca l’inaugurazione di un moderno stabilimento per la lavorazione delle olive da mensa a Castelvetrano. Situato strategicamente vicino allo svincolo autostradale, il nuovo impianto ha una capacità produttiva di 3.800 fusti da 140 kg ciascuno e rappresenta un passo fondamentale per garantire autonomia e competitività. La cooperativa punta inoltre a investire nella chiusura della filiera, con l’introduzione di un proprio marchio per il confezionamento di olive da tavola di qualità e una produzione che parla al mondo.
La cooperativa infatti ha già dimostrato di saper guardare oltre i confini nazionali. Dopo aver conquistato il mercato tedesco con il suo olio extravergine, punta ora a rafforzare la propria posizione internazionale. Il recente incoming di importatori stranieri, organizzato in questo mese di novembre, è stato un’occasione per far conoscere le qualità uniche delle produzioni siciliane e per costruire legami commerciali strategici.
Dario Cartabellotta, direttore generale del Dipartimento regionale dell’Agricoltura, non nasconde il suo apprezzamento per l’iniziativa: “Soddisfatto per il lavoro che state portando avanti e per la valorizzazione dell’olivicoltura della Valle del Belice. Operazioni come queste servono per aumentare il valore aggiunto e meritano il sostegno della pubblica amministrazione della Regione Siciliana”.
Nonostante i successi, la strada non è priva di ostacoli. Gli agricoltori devono fare i conti con un sistema idrico obsoleto e guasti ricorrenti, problemi che complicano la gestione degli uliveti. Tuttavia, la resilienza dei produttori locali è encomiabile: anno dopo anno, continuano a scommettere sulla loro terra, portando avanti una tradizione che è al contempo patrimonio culturale e opportunità economica. In questa prospettiva è importante il valore della cooperazione. Proprio come messo in pratica da Sicily Food Belice Valley, la cui storia mette in luce un aspetto cruciale per il rilancio dell’olivicoltura siciliana: la cooperazione. In una regione caratterizzata da aziende agricole di piccole dimensioni, l’aggregazione è la chiave per competere su mercati sempre più esigenti e globalizzati.
L’assenza di un approccio cooperativo strutturato ha finora rappresentato un freno per il settore, lasciando spazio a frammentazione e inefficienza. Il modello proposto dalla cooperativa, che utilizza anche impianti confiscati alla mafia, dimostra che uniti si può fare la differenza. Condivisione di risorse, investimenti comuni e una visione collettiva sono gli ingredienti per trasformare le difficoltà in opportunità. “Abbiamo il nostro marchio, le nostre etichette e bottiglie. Con il confezionamento delle olive, faremo un ulteriore salto di qualità”, afferma con orgoglio Valentina Blunda.
Un Futuro tutto da coltivare, in cui l’obiettivo a medio termine è chiaro: chiudere la filiera entro i prossimi due anni. Questo traguardo consentirebbe di massimizzare il valore dei prodotti locali, riducendo la dipendenza da intermediari e rafforzando il legame tra produttori e consumatori. La strada è tracciata e la cooperativa rappresenta un modello virtuoso, non solo per la Sicilia, ma per l’intero comparto olivicolo italiano. La speranza è che sempre più realtà agricole seguano questo esempio, investendo nella cooperazione e nel territorio per scrivere un nuovo capitolo della storia dell’olivicoltura mediterranea.
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