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Parla l'esperto
L’Intelligenza Artificiale al servizio del vino: la nuova era delle cantine connesse

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All’interno della filiera vitivinicola moderna, la macchina non è più soltanto uno strumento: è diventata parte integrante del processo creativo, produttivo e qualitativo del vino. L’innovazione tecnologica ha trasformato l’enologia in un campo dove automazione, intelligenza artificiale e gestione da remoto convivono con l’esperienza millenaria della vinificazione. È in questa frontiera che si collocano le macchine enologiche di nuova generazione, strumenti intelligenti capaci di dialogare con l’enologo, interpretare le caratteristiche dell’uva e adattarsi alle esigenze produttive con flessibilità e precisione.

Oggi, grazie allo sviluppo di software avanzati e sistemi di sensoristica evoluta, le fasi cruciali della trasformazione dell’uva in vino – dalla diraspatura alla pressatura, fino al trasferimento e alla gestione dei liquidi – possono essere monitorate in tempo reale, ottimizzate in base ai dati raccolti e regolate automaticamente per ridurre al minimo gli sprechi. Ogni parametro, dalla pressione ai tempi di lavorazione, può essere impostato, modificato e adattato anche durante l’esecuzione, senza interruzioni. Questo consente non solo un controllo completo della qualità del prodotto, ma anche una gestione più sostenibile delle risorse.

Le macchine industriali oggi sono in grado di apprendere. Si parla di intelligenza artificiale applicata all’enologia: algoritmi che interpretano i dati, ricordano comportamenti precedenti e affinano le impostazioni in base a obiettivi definiti. Le prestazioni migliorano vendemmia dopo vendemmia, mentre si riducono i tempi inattivi e si anticipano le esigenze manutentive grazie alla manutenzione predittiva. Non si tratta più soltanto di eseguire un ciclo, ma di scegliere il ciclo più adatto, con una logica sempre più autonoma.

“Una delle missioni più importanti del nostro lavoro è sviluppare macchinari intelligenti – spiega a Terrà Matteo Curatoloche sappiano rispondere in tempo reale alle esigenze dell’enologo, adattandosi alla varietà dell’uva, alle condizioni climatiche e agli obiettivi finali della Cantina”.

La logica è quella dellacantina connessa, dove ogni macchina è dotata di cervello digitale. “I software – prosegue Curatolo – elevano l’autogestione della macchina a livelli impensabili fino a pochi anni fa. Oggi è possibile impostare parametri come la pressione, il tempo, la modalità di lavorazione a seconda delle caratteristiche dell’uva. Il sistema apprende, si adatta e lavora in autonomia, riducendo errori e aumentando la qualità del prodotto finale”.

Un’altra rivoluzione silenziosa ma fondamentale è quella della connessione remota: grazie ai dispositivi integrati, le cantine possono ricevere supporto tecnico a distanza, aggiornamenti software e analisi sul funzionamento, ovunque si trovino. Infatti, l’imprenditore può trovarsi dall’altra parte del mondo e ricevere assistenza durante l’intera vendemmia, senza dover interrompere l’attività. “Questo significa velocità di intervento, riduzione dei fermi macchina e maggiore tranquillità per l’enologo”.

In questo scenario, la macchina non sostituisce l’uomo, ma lo affianca. È uno strumento di precisione che libera tempo, riduce gli sprechi, affina le scelte e rende ogni vendemmia un’occasione di miglioramento continuo. L’enologia contemporanea, in sostanza, non rinnega la sua storia ma la interpreta con occhi nuovi, affidandosi a una meccanica intelligente capace di comprendere il presente e anticipare il futuro. E se il vino resta un’opera d’arte, oggi è anche il frutto di una macchina che sa ascoltare, adattarsi e – soprattutto – imparare.

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