Terrà

Il progetto Topcitrus
La Sicilia “spreme” innovazione: gli agrumi trovano la loro buccia green

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di Dario Cataldo

Un’agricoltura più moderna, più resiliente e finalmente sostenibile. È questa la direzione intrapresa da Topcitrus, il progetto di ricerca applicata che ha coinvolto ricercatori, tecnici e aziende agricole siciliane in un percorso multidisciplinare che ha puntato dritto al cuore delle principali sfide della filiera agrumicola regionale. Finanziato nell’ambito del PSR Sicilia 2014-2022, il progetto si è sviluppato lungo tre direttrici operative che hanno toccato ogni anello della filiera: selezione varietale, difesa fitosanitaria sostenibile e post-raccolta ecocompatibile.

Un impegno concreto per valorizzare il comparto e rilanciarlo nel segno dell’innovazione, con benefici tangibili in termini di qualità, competitività e tutela dell’ambiente. A raccontarlo a Terrà è Maria Concetta Strano, referente e responsabile scientifico dello stesso progetto, che ha guidato il gruppo di lavoro multidisciplinare che ha reso possibile questo cambio di paradigma.

Nuove varietà per nuovi mercati

Tra i risultati più significativi ottenuti nel progetto, spicca lo sviluppo di nuove varietà di agrumi in grado di rispondere alle esigenze della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) e dei consumatori sempre più attenti alla qualità, alla sostenibilità e alla diversificazione dei prodotti.

“Le varietà di agrumi selezionate nel progetto rispondono alle nuove esigenze dei consumatori e della Grande Distribuzione Organizzata (GDO). Per quanto riguarda i limoni, oltre all’ampliamento del calendario di maturazione, vengono privilegiate varietà con frutti apireni (privi di semi) o a basso numero di semi, come accade ormai per molte tipologie di frutta”, spiega Strano.

Il limone selezionato nel progetto risponde “perfettamente” a questa esigenza e potrebbe ben inserirsi nel mercato attuale. Le due varietà di arancio rispondono alle attuali esigenze di mercato relative ad elevata pezzatura e pigmentazione. Essendo a maturazione tardiva, come precisa ancora Strano, consentono di estendere il calendario di maturazione e quindi la commercializzazione in periodi dell’anno in cui la produzione di agrumi locale è carente e l’approvvigionamento avviene da mercati esteri.

Una scelta strategica che, sottolinea la ricercatrice, “aumenterebbe notevolmente la competitività dell’agrumicoltura locale. Inoltre, attraverso l’uso di materiale di propagazione sano e certificato si aumenterebbe notevolmente la sostenibilità ambientale ed economica delle produzioni, con riduzione di input chimici e possibilità di incorrere in problemi fitosanitari a pochi anni dall’impianto”.

Difesa sostenibile con reti e sensoristica

L’azione di protezione e monitoraggio ha invece avuto come obiettivo la gestione integrata del mal secco, una tra le malattie più temute per gli agrumeti siciliani. Il progetto ha sperimentato l’impiego di reti antigrandine e frangivento, abbinate a centraline meteo e sensori avanzati, per ridurre i danni atmosferici e controllare i principali parametri agronomici e fisiologici delle piante.

“Per quanto riguarda il controllo del mal secco causato dall’agente patogeno fungino Plenodomus tracheiphilus, un ruolo cruciale è stato svolto dai dispositivi di protezione utilizzati nei campi di limone”, ci dice Strano. “Questi strumenti hanno avuto un effetto positivo diretto sul controllo dell’infezione, grazie alla capacità di limitarne le ferite causate da condizioni atmosferiche avverse. Le lesioni costituiscono infatti il punto di ingresso del patogeno con conseguente aumento dell’incidenza della malattia”.

La tecnologia ha svolto un ruolo decisivo: “La sensoristica utilizzata ha agito in modo complementare e sinergico con i dispositivi di protezione, risultando molto utile nella gestione del limoneto. In particolare, i sensori sono utilissimi nella gestione dell’irrigazione e della concimazione tramite i rilievi sulla fisiologia e sull’accrescimento delle piante”, aggiunge. Il progetto ha inoltre previsto la creazione di una rete di aziende partner, in grado di condividere in tempo reale i dati registrati.

In sostanza, i benefici sono concreti: minore utilizzo di acque irrigue e di prodotti chimici a base rameica, con conseguenze positive sulla qualità della produzione e sull’ambiente.

La sfida post-raccolta: rivestimenti edibili naturali

Ma Topcitrus ha guardato anche oltre il campo, con lo sviluppo e la sperimentazione di rivestimenti antifungini di origine naturale da applicare ai frutti dopo la raccolta, con l’obiettivo di estendere la shelf-life dei prodotti, contenere marciumi e ridurre drasticamente l’uso di fitofarmaci post-raccolta.

“Lo studio e la realizzazione di formulati specifici per i frutti di agrumi potrebbe sfruttare al massimo le potenzialità delle varietà selezionate, incrementando ulteriormente il calendario di commercializzazione del prodotto”, fa sapere Strano.

Inoltre, l’impiego di ingredienti naturali provenienti dagli scarti di lavorazione degli agrumi, meglio se dalla stessa linea di lavorazione, sposa perfettamente l’obiettivo della programmazione inserita nel piano d’azione Onu con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, con la riduzione degli sprechi, in un’ottica di economia circolare.

Secondo il responsabile scientifico del progetto, i formulati sperimentati sono a base di pectina e oli essenziali, e sono stati finora applicati ai limoni, ma si aprono scenari promettenti anche per altri agrumi. “Si spera infatti di poter gettare le basi sul prosieguo delle attività in un nuovo progetto, al fine di implementare la composizione e l’efficacia antifungina del formulato, mediante valutazione su nuove specie di agrumi”.

Un modello da trasferire

L’adozione congiunta delle attività nelle tre azioni del progetto Topcitrus ha consentito un salto qualitativo nella gestione sostenibile della filiera agrumicola. “Mettendo a punto e implementando soluzioni innovative da trasferire alle aziende partecipanti al Gruppo Operativo – conclude Strano – il progetto ha contribuito all’aumento della competitività, grazie alla valorizzazione commerciale delle varietà introdotte, al consolidamento di un modello di coltivazione integrato e alla commercializzazione di prodotti esenti da residui tossici, ma pur sempre di elevata qualità”. Una vera e propria rivoluzione agrumicola, nel segno della ricerca, della sostenibilità e del futuro.

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