
Agricoltura di precisione
Il futuro è un algoritmo, la rivoluzione silenziosa dei campi connessi
C’è un nuovo modo di coltivare la terra, fatto di sensori, dati satellitari, mappe e algoritmi. E non è solo il linguaggio della tecnologia ad aver preso campo tra i filari: è una visione imprenditoriale che vuole rispondere con lucidità e coraggio alle sfide del nostro tempo. Alessandro Brandoni è tra coloro che hanno deciso di percorrere questa strada. Nella sua azienda agricola l’innovazione non è una moda, ma un metodo per evolversi e restare competitivi.
“La nostra decisione di adottare l’agricoltura di precisione nasce dalla necessità di rispondere alle sfide del contesto attuale. L’obiettivo è produrre di più utilizzando meno risorse, come territorio, acqua e materie prime – spiega a Terrà Brandoni -. Questo richiede un cambio di mentalità, passando da una visione dell’agricoltura come semplice impiego a un approccio imprenditoriale focalizzato sul profitto e sulla creazione di ricchezza attraverso la capacità gestionale”.
Il suolo ai raggi X
Nel cuore operativo dell’azienda, oggi, tutto è connesso e orientato all’efficienza. Si parte dal suolo: con le indagini geoelettriche A.R.P. si mappano parametri fondamentali come tessitura, sostanza organica e capacità di campo, individuando aree omogenee ancora prima della semina. “Monitoriamo lo stato di salute delle colture in tempo reale grazie a immagini satellitari – come quelle dei Sentinel – e ai droni dotati di sensori multispettrali, con cui calcoliamo indici vegetativi come Ndvi, Ndre, Savi ed Evi”, spiega l’imprenditore.
Non mancano macchine all’avanguardia, come trattori con guida satellitare Rtk e seminatrici di precisione equipaggiate con sistemi come lo Smart Firmer, capace di leggere in tempo reale i dati nel solco. A questo si aggiunge la fertilizzazione a rateo variabile e un sistema di irrigazione calibrato sulle reali esigenze idriche delle piante, grazie a stazioni meteo, sensori di umidità e modelli di evapotraspirazione.
Tutto è monitorato, tutto è tracciato: si utilizzano software gestionali per creare mappe di prescrizione e piattaforme contabili per l’analisi economica parcellare; le mappe di raccolta forniscono un consuntivo fondamentale per verificare l’efficacia delle strategie adottate e pianificare i cicli futuri.
Le mappe di prescrizione
E i risultati, per l’imprenditore, sono tangibili: “Abbiamo una conoscenza approfondita della variabilità intra-campo, che ci permette di ottimizzare gli input. Le mappe di prescrizione consentono di variare la densità di semina e la fertilizzazione in base al potenziale di ogni zona. L’uso di indici come l’Ndre ci aiuta a monitorare i livelli di clorofilla, ottimizzando i tempi di raccolta o identificando precocemente infestazioni, riducendo così i costi dei fitofarmaci. Grazie alla semina di alta precisione, abbiamo registrato un aumento della resa”.
Ma il cuore dell’innovazione non è solo nei numeri, bensì nella visione strategica che ha portato l’azienda a fare scelte radicali. L’introduzione di queste tecnologie ha richiesto investimenti “significativi ma strategici, che consideriamo fondamentali per la competitività e la sostenibilità della nostra impresa”.
Gli investimenti si sono articolati in tre grandi direttrici: meccanizzazione avanzata, sensoristica e formazione. “Abbiamo aggiornato il parco macchine con trattori dotati di guida semi-automatica Rtk e attrezzature con protocollo Isobus. Abbiamo acquistato droni e sensori per la semina e il suolo, oltre a software per l’analisi dei dati. Ma soprattutto abbiamo investito sulla formazione del personale, per sfruttare al meglio queste risorse”.
Il bilancio è chiaro: la gestione mirata degli input riduce drasticamente gli sprechi; l’irrigazione di precisione minimizza il ruscellamento e la dispersione d’acqua; la fertilizzazione a rateo variabile evita eccessi e carenze nutrizionali. In sintesi: meno sprechi e più produzione. Un circolo virtuoso che incide direttamente sul bilancio aziendale.
“La riduzione dei costi operativi migliora la redditività, ma il ritorno sull’investimento non è solo economico: utilizzare meno input significa ridurre anche l’impatto ambientale”, afferma con convinzione Brandoni. Una visione che dimostra come l’agricoltura del futuro non sia solo fatta di attrezzature ipertecnologiche, ma di scelte consapevoli e strategiche, capaci di coniugare competitività, sostenibilità e responsabilità.
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