
Fritto perfetto, cuore irresistibile: l’arancina al nero di seppia con fonduta di Vastedda firmata Ciaccio
C’è una Sicilia che si racconta attraverso i sapori, i colori e i gesti lenti della cucina. Una terra che affida ai suoi prodotti il compito di tramandare storie, evocare paesaggi e riscattare territori. In questa narrazione gastronomica, la Vastedda del Belice DOP emerge come un simbolo. Michele Ciaccio, chef, docente e componente dell’Unione Regionale Cuochi Siciliani, è uno dei suoi più appassionati narratori. “Vorrei raccontare un po’ la storia della Vastedda del Belice DOP”, dice con voce ferma. “È un formaggio identitario del territorio, prodotto principalmente nelle province di Agrigento, Trapani e Palermo. Oggi, però, il suo utilizzo si è esteso a tutta la Sicilia e oltre”.
Le radici storiche di un tesoro agroalimentare

Michele Ciaccio
Ciaccio non è solo un cuoco, ma un artigiano della memoria. Nelle sue parole risuona la consapevolezza storica: “La Vastedda è un formaggio a pasta filata, e lavorare il latte di pecora in questo modo è un’arte. Documenti storici attestano la sua esistenza già nel 1470, quando veniva chiamato ‘formaggio guasto’, o Guastella”. Conoscere le radici di un prodotto, spiega lo chef, è fondamentale per comprendere il suo valore attuale. La Vastedda del Belice DOP, riconosciuta dal Ministero delle Politiche Agricole, è profondamente legata alla tradizione culinaria siciliana e si rivela versatile in ogni portata, dagli antipasti ai dessert.
La cucina d’autore: la Vastedda protagonista
Nelle mani di Ciaccio, la Vastedda si trasforma da alimento contadino a protagonista della cucina d’autore. Tra i suoi piatti iconici c’è l’insalatina di carciofi di Menfi con gambero rosa di Sciacca, scaglie di Vastedda DOP, citronette e rucola: un antipasto fresco e gustoso. Oppure il risotto dedicato alla sagra del fico d’India, arricchito con crema di piselli, misto mare e tocchetti di Vastedda. Ma è nell’arancina gourmet al nero di seppia che l’identità siciliana si fa narrazione creativa. Il cuore di questa arancina custodisce un concentrato di sapori locali, mentre la spirale di fonduta di Vastedda completa il piatto, omaggiando la terra, il mare e la tradizione.
Lo chef non si limita al salato, ma esplora anche il mondo dei dessert. Tra le sue creazioni spicca una panna cotta glassata al fondente su crema di mostarda di Pantelleria. Altrettanto originale è la millefoglie di pesce spada con erbette di campo, verdure scottate, cuore di Vastedda DOP e croccante di pane nero su salsa agli agrumi di Sicilia. Questi accostamenti, pur essendo inediti, restituiscono armonia e freschezza, radicando ogni piatto nella tradizione isolana.
Un paesaggio fatto di sapori
L’area di produzione della Vastedda DOP racconta una Sicilia autentica: entroterra con filari di vite, uliveti, campi di grano e colline dorate, ma anche coste incantevoli come Porto Palo e Sciacca. Un territorio magico, ricco di cultura, tradizioni e sapori. La Vastedda del Belice è la custode di una civiltà che resiste, innova e si racconta. Come ricorda Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo , persino la letteratura celebra l’enogastronomia di questa terra. Ciaccio conclude con convinzione: “Questo formaggio ha un ruolo principe nella cucina siciliana perché è incredibilmente versatile: dall’antipasto al dessert”.
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