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Report Nomisma Wine Monito
I bianchi Dop siciliani trainano l’export italiano. La Sicilia sempre leader sul mercato statunitense

Nel 2024, i bianchi Dop siciliani si impongono come uno dei motori trainanti dell’export enologico italiano, sfidando le difficoltà che hanno segnato il settore vitivinicolo a livello globale. Secondo i dati dell’Osservatorio sulla Competitività delle Regioni del Vino – Sicilia, realizzato da Nomisma Wine Monitor in collaborazione con UniCredit, l’export di queste prestigiose etichette ha registrato un aumento dell’8,9% a valore rispetto al 2023, consolidando il trend positivo già evidenziato l’anno precedente (+7,8%). Un risultato che brilla in un contesto internazionale caratterizzato da incertezze e contrazioni.

Il vino globale in affanno

Il 2024 non è stato un anno facile per il mercato del vino. Dopo un 2023 che aveva visto l’import mondiale contrarsi di oltre il 5%, il tanto atteso rimbalzo non si è materializzato. Tra i primi 12 mercati di importazione – che rappresentano più del 60% degli scambi globali – solo quattro paesi (Stati Uniti, Canada, Cina e Brasile) hanno mostrato segni di crescita. In questo scenario, l’Italia si è distinta come uno dei pochi paesi a registrare risultati positivi, con un export che è cresciuto del 6% a valore.

A fare la differenza sono stati soprattutto gli spumanti, che hanno messo a segno un aumento del 9% e rappresentano ormai il 30% delle vendite totali di vino italiano all’estero. Protagonista assoluto è stato il Prosecco, il cui export è aumentato dell’11% nell’ultimo anno. Al contrario, la Francia ha chiuso il 2024 con un calo del 2,4%, penalizzata dal crollo delle vendite di spumanti (-6,5%), principalmente a causa del declino dello Champagne, il cui export è diminuito dell’8%.

Un caso particolare è quello dell’Australia, che ha registrato una crescita esplosiva del 31% nell’export vinicolo. Questo risultato è legato alla revoca dei dazi imposti dal governo cinese nel 2021, che avevano drasticamente ridotto le esportazioni australiane verso il mercato cinese. Con l’accordo raggiunto nel 2024, i vini australiani sono tornati ad essere competitivi in uno dei mercati più importanti al mondo.

L’Italia, leader indiscusso negli ultimi dieci anni

Guardando agli ultimi dieci anni, l’Italia si conferma come il paese con la crescita maggiore tra i principali esportatori di vino: +60% rispetto al +51% della Francia e al +33% della Nuova Zelanda. Tuttavia, emerge un problema di concentrazione geografica. Il 60% dell’export vinicolo italiano si concentra in appena cinque paesi, con gli Stati Uniti in testa (24%). La Francia presenta un indice di concentrazione del 51% (con un peso del 20% per gli USA), mentre la Spagna è al 48% (con un’incidenza dell’11%).

Anche a livello regionale, l’export italiano mostra alti livelli di concentrazione. Il Veneto pesa per il 37% sull’export nazionale, seguito da Toscana e Piemonte (entrambi al 15%). Aggiungendo Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna, si arriva a un’incidenza dell’80%.

I bianchi Dop siciliani: una stella nascente

Nel complesso panorama enologico italiano, i bianchi Dop siciliani si distinguono per la loro performance eccezionale. Nel 2024, l’export di queste etichette è cresciuto del 37% nel Regno Unito, del 34% in Russia, del 12% in Germania e dell’11% in Canada e negli Stati Uniti. Al contrario, i rossi Dop siciliani hanno registrato una contrazione per il secondo anno consecutivo, con un calo del 4,5% nel 2023 e del 2,9% nel 2024. Tuttavia, anche per i rossi ci sono segnali positivi in alcuni mercati: +22% in Canada, +17% in Russia, +8% nei Paesi Bassi e +6% negli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti: un mercato chiave per il vino italiano

Gli Stati Uniti rappresentano un mercato cruciale per il vino italiano, soprattutto alla luce dei recenti dibattiti sui dazi. Una consumer survey condotta da Nomisma su quasi 2.000 consumatori americani nei tre stati di maggior consumo (New York, California e Florida) ha evidenziato cambiamenti significativi nelle preferenze gustative. Oggi, il consumatore americano cerca vini di qualità (33%), provenienti da diverse regioni e territori (28%), e presta maggiore attenzione alla salute, preferendo vini rossi più leggeri e a basso contenuto alcolico. Inoltre, gli aspetti “green” sono particolarmente apprezzati dai consumatori più giovani.

In questo contesto, il 65% della popolazione intervistata ha dichiarato di aver consumato vino nell’ultimo anno, e 7 su 10 hanno scelto un vino italiano. La Sicilia, insieme alla Toscana, è tra le regioni italiane più conosciute e apprezzate per la qualità dei suoi vini. Solo il 14% dei consumatori intervistati dichiara di non aver mai sentito parlare della Sicilia, la percentuale più bassa tra tutte le regioni italiane.

Prospettive future: crescita e sfide

La maggioranza dei consumatori americani vede un futuro di crescita per il vino italiano. Nonostante i dazi, il 25% dei consumatori ha dichiarato di voler aumentare il consumo di vino italiano nei prossimi 12 mesi, contro un 13% che intende ridurlo. Questo denota un saldo positivo di 9 punti percentuali.

Tuttavia, è importante notare che i dati ufficiali Istat potrebbero sottostimare il reale contributo della Sicilia all’export vinicolo italiano. Infatti, i quantitativi di vino siciliano che partono da porti ubicati in altre regioni non vengono computati come export siciliano, ma come export della regione di spedizione. Di conseguenza, si stima che il commercio estero di vini e mosti siciliani sia superiore rispetto ai dati ufficiali.

In sostanza, i bianchi Dop siciliani rappresentano un punto di forza per l’export italiano, dimostrando resilienza e capacità di crescita in un mercato globale sempre più competitivo. Con una maggiore diversificazione geografica e una continua attenzione alla qualità e alla sostenibilità, il futuro del vino italiano appare promettente.

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