Danni da venti impetuosi
Frangiventi decisivi nei recenti eventi meteo di febbraio
di Luigi Pasotti*
I giorni 9 e 10 febbraio 2023 sono stati caratterizzati in Sicilia dal ciclone mediterraneo denominato “Helios”, che si è aggiunto ad una serie di eventi analoghi che negli anni più recenti sono apparsi accadere con maggiore intensità e maggiore frequenza rispetto al passato. La circolazione depressionaria ha avuto diverse analogie con l’analogo evento del 2012, da tutti ricordato come ciclone “Athos”, e si è differenziato invece dagli altri eventi degli anni recenti, evolutisi nel periodo autunnale in un quadro di temperature dell’atmosfera e dei mari nettamente più elevate, tanto da far temere diverse volte l’evoluzione in Medicane (“mediterranean hurricane”), circostanza che in realtà sembra essersi verificata solo in rarissimi casi, come quello che ha colpito più direttamente la Grecia nel 2020.
La circolazione ciclonica di questo febbraio 2023 si è evoluta a partire da un’area depressionaria sul Nordafrica in risalita verso il Mar Ionio al largo dell’estremo settore Sud-orientale dell’Isola; qui si è distinta per la durata con la quale ha esplicato la sua forza i giorni 9 e 10/2, in termini di abbondanza delle piogge e di intensità dei venti, prima di perdere vigore nel suo lento tragitto retrogrado verso Malta e poi verso le coste del Nordafrica.
L’evento ha assunto caratteristiche di eccezionalità per ciò che riguarda le precipitazioni che, come accumulo nelle 12, 24 e 48 ore, hanno raggiunto in molti siti della Sicilia sud-orientale i massimi valori delle serie SIAS 2003-2022. Tuttavia i danni legati alle piogge sono stati relativamente limitati, non essendo stati raggiunti livelli di intensità particolarmente alti, limitandosi a piccoli dissesti in aree in pendenza e ad allagamenti associati a problemi di regimazione delle acque nel reticolo idrografico. L’evento ha assunto in diverse aree contorni di assoluta eccezionalità anche dal punto di vista dei valori anemometrici; risaltano alcune stazioni SIAS, dove sono stati superati i massimi valori di raffica (velocità vento massima oraria) delle serie 2002-2022 così come segue:
Catania a 10 m dal suolo 10/02/2023: 26,7 m/s (96,1 km/h) (precedente 26,1 m/s del 08/11/2014);
Catania a 2 m dal suolo 10/02/2023: 23,1 m/s (83,2 km/h) (precedente 21,8 m/s del 15/01/2013);
Acate (RG) a 2 m dal suolo 10/02/2023: 18,6 m/s (67,0 km/h) (precedente 18,4 m/s del 12/03/2012);
Noto (SR) a 2 m dal suolo 10/02/2023: 17,2 m/s (61,9 km/h) (precedente 17,1 m/s del 05/10/2014).
Oltre che per i picchi di velocità del vento, è risultata eccezionale la persistenza di elevate velocità del vento, che ha raggiunto per diverse soglie livelli mai registrati in precedenza sulle serie SIAS 2002-2023. Si osservino in particolare sui dati relativi alla stazione SIAS Catania il numero di ore con raffica massima superiore a 10 m/s, che è stato pari a 63 contro un massimo precedente pari a 43 nell’evento del marzo 2012, nonchè il numero di ore con raffica massima superiore a 15 m/s, che è stato pari a 49 contro un massimo precedente pari a 34 nell’evento del marzo 2012
Se i danni legati alle precipitazioni sono stati limitati, più seri sono stati invece i danni alle produzioni a causa dei fortissimi venti di Grecale e di Levante sul settore ionico, in particolare sui frutti pendenti di agrumi. Tali danni sono stati di diverse tipologie:
– cascola precoce;
– tagli e ferite all’epicarpo causati da urti con parti sporgenti dei rametti e con spine;
– abrasioni dell’epicarpo per ripetuto sfregamento con rametti e foglie;
– schiacciamento tessuti cellulari di mesocarpo ed endocarpo a causa di urti con altri frutti, con branche e con tronco.
Mentre i danni delle prime due tipologie sono stati di immediato riscontro, quelli delle altre tipologie non sono state immediatamente visibili dopo l’evento ma si sono evidenziate solo a distanza di molti giorni, dapprima sotto forma di deterioramento dell’aspetto estetico e di riduzione di conservabilità dei frutti, poi sotto forma di imbrunimento dell’epicarpo e di marciumi. La distribuzione dei danni risulta in genere tutt’altro che uniforme negli appezzamenti interessati, interessando prevalentemente i filari di bordo e in misura significativamente inferiore le porzioni interne degli appezzamenti; anche una maggiore densità di impianto sembra aver ridotto significativamente i danni rispetto ai sesti più larghi. Come è consueto per gli eventi che riguardano i venti impetuosi, la distribuzione spaziale dell’intensità del vento risulta ardua da stimare a partire dai punti stazione, essendo le grandezze anemometriche fortemente influenzate non solo dall’orografia, ma anche dalle caratteristiche delle superfici circostanti, per molte decine se non centinaia di metri, sintetizzate nel termine roughness (scabrezza).
Risulta rilevante a questo proposito l’osservazione dell’effetto sulla velocità del vento dei frangiventi, che anche in questo caso, laddove presenti, sembra abbiano ridotto significativamente il danno alla produzione. Un esempio significativo risulta il confronto tra le registrazioni della velocità del vento presso le stazioni SIAS Catania e Riposto, la prima caratterizzata da un contesto di seminativo con perfetta assenza di ostacoli e dalla totale rispondenza agli standard dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), la seconda ugualmente caratterizzata da buone condizioni generali del sito per ciò che riguarda le principali variabili, ma influenzata, per ciò che riguarda la misura della velocità del vento dalla vicinanza di un impianto di avocado e dalla presenza di un frangivento sul lato Est, dai cui quadranti provenivano in questa occasione i venti principali.
L’elevata roughness in vicinanza del suolo presso la stazione Rispoto ha certamente attenuato fortemente l’intensità del vento producendo i valori riportati nel Grafico 4 per la stazione Riposto, per quanto la collocazione orografica diversa delle due stazioni non permette di affermare che in assenza di roughness così elevate i livelli di velocità del vento sarebbero stati elevati come quelli registrati dalla stazione Catania. Eventi come questi mostrano di nuovo l’importanza dei frangiventi come strumento di riduzione dei diversi tipo di danno da avversità atmosferica, non solo per ciò che riguarda i danni meccanici alla produzione, ma anche per l’attenuazione dei venti cosiddetti “disseccanti” e pertanto per la riduzione dello stress idrico associato a livelli troppo elevati di evapotraspirazione.
Riquadro: principali cicloni mediterranei degli ultimi anni sul Mediterraneo centrale
Athos 10/03/2012
Qendresa 07/11/2014
Numa 18/11/2017
Zorbas 29/09/2018
Detlef 11/11/2019
Ianos 17/09/2020
Apollo 29/10/2021
Helios 10/03/2023
*Unità Operativa S9.05 – Ispettorato Provinciale Agricoltura Catania
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