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Alla conquista della Dogs
Tra cenere e ambizione: il vino dell’Etna sfida il tempo per il sigillo

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Il vino dell’Etna punta alla massima certificazione. L’obiettivo è ottenere la DOCG (Origine Controllata e Garantita) già dalla vendemmia 2026, “se il Ministero riceve le firme entro dicembre”- “L’avanzamento della procedura in tempi brevi è un obiettivo difficile ma non irrealizzabile” ha annunciato Patrizio D’Andrea, vicecapo di Gabinetto del MASAF. Una corsa contro il tempo, quindi, che coinvolge un territorio in piena espansione, dove i viticoltori sono più che raddoppiati in un decennio.

Per avviare l’iter di passaggio da DOC a DOCG è necessario il sostegno del 51% dei produttori, che devono rappresentare almeno il 51% della superficie vitata. Una soglia che, al momento, richiede ancora circa un centinaio di adesioni.

La sfida: coinvolgere le micro-realtà

“Il territorio ‘Etna’ è caratterizzato da tantissime micro-produzioni diffuse e conferimenti frazionati”, ha spiegato Marco Nicolosi, consigliere del Consorzio di Tutela Etna Doc. “Come consorzio abbiamo già la superficie minima per poter richiedere la DOCG, ma adesso l’obiettivo è ambizioso: coinvolgere i piccoli agricoltori, informarli e raccogliere i documenti per inviare tutto al Ministero entro il 2025”.

Il percorso è quindi segnato, ma la sua realizzazione dipende da una mobilitazione collettiva e rapida. La DOCG non è un semplice cambio di sigla: rappresenta un salto di qualità che si traduce in controlli di produzione più stringenti, analisi chimico-fisiche e sensoriali da parte di una commissione ministeriale e un numero di serie sul sigillo di Stato per ogni bottiglia.

Garanzia di qualità e benefici d’immagine

Questo rigido disciplinare assicura una qualità eccellente e costante, con ricadute positive sull’intero sistema. La DOCG è infatti uno strumento di valorizzazione strategica, in grado di generare benefici economici e d’immagine significativi, proiettando i vini dell’Etna in una fascia di mercato ancora più prestigiosa.

Un passo verso l’eccellenza che richiede una regia unica e un sistema integrato. Itanto, il rettore dell’Università di Catania, Enrico Foti, ha annunciato la creazione di una Fondazione di Ateneo che coinvolgerà privati per occuparsi di formazione professionalizzante. “Sarà uno strumento più snello dal punto di vista formale”, ha dichiarato Foti, “ma con il marchio Unict che rappresenta garanzia e qualità dell’attività didattica erogata”. Un tassello cruciale per creare competenze specialistiche e sostenere la crescita di un settore che mira a consolidare la sua fama internazionale.

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