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Il bando
Le api stanno morendo. L’Ue reagisce con un piano da milioni. Ma il tempo stringe

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È una corsa contro il collasso. Mentre i dati globali parlano di un declino vertiginoso degli alveari — vittime di clima impazzito, parassiti letali e abbandono delle campagne — l’Unione Europea e lo Stato italiano hanno messo sul piatto un piano d’emergenza: il bando “Azioni dirette a migliorare la produzione e la commercializzazione del miele”, per la Campagna apistica 2025-2026. Non è un incentivo qualsiasi. È l’ultimo scudo finanziario per salvare un settore che non produce solo miele, ma garantisce la sopravvivenza di interi ecosistemi agricoli.

Finanziato dal Fondo europeo agricolo di garanzia (Feaga) e dal Ministero dell’Agricoltura, il bando assegna risorse alle Regioni per sostenere apicoltori e organizzazioni di settore. Obiettivo dichiarato? Riportare in vita gli alveari, contrastare la varroa, formare nuovi apicoltori, digitalizzare la filiera e riconquistare il mercato con prodotti di qualità. Ma c’è un dettaglio che cambia tutto: la scadenza. 15 dicembre 2025. Chi non presenta domanda entro quella data, resta fuori. Senza appello.

L’azione A: formazione, reti, sapere condiviso

Il primo pilastro del bando — l’Azione A — punta sul capitale umano. Non basta avere gli alveari: serve saperli gestire. Ecco perché il bando finanzia servizi di assistenza tecnica, consulenza, formazione e informazione. Ma non si ferma qui: spinge per lo scambio di “buone pratiche”, la creazione di reti tra apicoltori, la diffusione di modelli virtuosi. È la rivoluzione silenziosa del sapere condiviso. Chi ha imparato a convivere con la siccità, chi ha sconfitto la varroa con metodi biologici, chi ha digitalizzato il monitoraggio degli sciami: tutti diventano trainer. Tutti diventano nodi di una rete nazionale che deve resistere al collasso.

L’azione B: guerra ai parassiti, scudi contro il clima, tecnologia negli alveari

Se l’Azione A costruisce il cervello del settore, l’Azione B ne forgia i muscoli. Qui si parla di investimenti concreti: hardware, software, attrezzature, sistemi di gestione. Ma anche di guerra biologica: lotta agli aggressori degli alveari, con la varroa in testa — un acaro micidiale che ha già decimato milioni di colonie. Poi la prevenzione dei danni da eventi climatici estremi: gelate tardive, ondate di calore, alluvioni improvvise. E ancora: ripopolamento degli alveari, razionalizzazione della transumanza, acquisto di sciami. Ogni euro investito qui non è spesa, è sopravvivenza. È resilienza. È futuro.

L’azione F: serve comunicazione, serve consapevolezza

Produrre miele non basta. Bisogna venderlo. E soprattutto, bisogna far capire al consumatore perché vale di più. L’Azione F del bando punta tutto sulla promozione, la comunicazione e la commercializzazione. Non è marketing fine a se stesso: è educazione. È raccontare la differenza tra un miele industriale e uno artigianale, tra un prodotto tracciato e uno anonimo, tra un alveare curato e uno abbandonato. È costruire una domanda consapevole che sostenga l’offerta etica. Perché senza mercato, anche l’alveare più sano muore di fame.

Sian, Spid, scadenze

Le domande si presentano esclusivamente sul portale SIAN, autenticandosi con SPID, CIE o CNS. Serve un fascicolo anagrafico attivo: senza, non si passa. L’iscrizione è obbligatoria per chi non è già censito. Una volta dentro, si seleziona il settore “miele” e il tipo di soggetto (persona fisica o legale rappresentante). Poi arriva la mail di conferma. Tutto è descritto nel Manuale Operativo Utente, pubblicato sullo stesso portale. E attenzione: una sola domanda per beneficiario, anche se si richiedono più azioni. E una sola data: 15 dicembre 2025. Dopo, stop. Esclusione automatica.

Chi non agisce, perde il treno

Questo non è un bando per chi ha capito che dietro ogni vasetto di miele c’è un ecosistema, un lavoro, una tradizione, una battaglia quotidiana contro forze più grandi di lui. L’Europa ha messo i soldi. Lo Stato ha messo le regole. Ora tocca agli apicoltori — piccoli, medi, grandi — fare la loro parte. Formarsi. Investire. Innovare. Promuoversi. Il calendario non perdona. Il 15 dicembre 2025 non è una data. È un confine. Da una parte, il futuro del miele italiano. Dall’altra, il silenzio degli alveari spenti.

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