Terrà

Oltre 300 varietà registrate
L’ascesa dei vini del sud Italia: la profezia di Parker e la rivincita della Sicilia

La profezia di Robert Parker s’è avverata: il Sud Italia e la Sicilia, in particolare, saranno protagonisti nel panorama enologico internazionale. E, oggi, così è. Come certificano i report dei più prestigiosi osservatori. Il pronostico, quello di Parker, che per tre decenni ha dominato come critico enologico più influente al mondo, è stato lanciato circa quindici anni fa e messo allora nero su bianco su una delle sue pubblicazioni. Riconoscimento, quello del critico americano, che di certo ha contribuito a mettere in luce la qualità e la varietà dei vini siciliani, aprendo maggiormente le porte dei mercati internazionali.

N’è convinto anche un altro intenditore di vini, produttore e popolare giornalista come Bruno Vespa che nello stesso periodo della profezia parkeriana ha pubblicato il suo libro “Vini di Sicilia”, un’analisi approfondita della storia, della tradizione e delle caratteristiche dei vini dell’Isola. Vespa ha espresso grande entusiasmo per il potenziale dei vini siciliani, evidenziando la loro capacità di esprimere il terroir unico della Sicilia. Negli anni successivi, il giornalista-produttore ha continuato a seguire da vicino l’evoluzione dei vini siciliani, documentando i progressi compiuti dai produttori e celebrando i successi ottenuti a livello internazionale.

Vigneto nel Ragusano © Fernado Famiani

Vespa ha anche sottolineato l’importanza di preservare i vitigni autoctoni e di promuovere una viticoltura sostenibile. In una sua recente dichiarazione ha evidenziato: “Quando 40 anni fa bevevo un vino meridionale, per me era molto duro, oggi i vini meridionali sono bevibilissimi”. E’ opportuno ricordare che il Sud Italia vanta una straordinaria ricchezza di vitigni autoctoni, molti dei quali unici e non coltivati altrove. Questa biodiversità permette di scoprire sapori e profumi autentici, inconfondibili e profondamente legati all’identità delle singole regioni. In cifre, sono oltre 300 le varietà registrate nel Registro delle Varietà da Vino, ciascuna adattata nel tempo al clima e alla cultura del territorio.

Ma il vero protagonista di questo successo è stato certamente il costante impegno dei produttori siciliani che hanno visto crescere la loro reputazione a livello globale. I consumatori di tutto il mondo stanno scoprendo sempre di più le qualità uniche di questi vini, contribuendo così a un incremento delle esportazioni e a una maggiore visibilità internazionale. In sostanza, la strada tracciata da Parker nel 2010 continua a essere percorsa con successo, dimostrando che il potenziale dei vini siciliani è tutt’altro che esaurito.

Altro che Greci

Tuttavia, la strada di Parker sembra avere solide fondamenta. Per lungo tempo si è creduto che la viticoltura in Italia fosse stata introdotta dai Greci, ma nuove ricerche stanno riscrivendo questa parte della nostra storia agricola. Studi recenti, documentati nel volume dell’Istituto Geografico Militare “Fra le montagne di Enotria. Forma antica del territorio e paesaggio viticolo in Alta Val d’Agri”, rivelano una verità sorprendente: l’Italia meridionale era già un centro di domesticazione e accumulo di varietà viticole nel II millennio a.C.

Le nuove evidenze archeologiche e botaniche suggeriscono che il Sud Italia non fosse un semplice punto di passaggio per le viti provenienti dall’Oriente, ma un autentico centro di innovazione viticola. Questo sfida l’idea consolidata che la viticoltura si sia diffusa nella penisola italiana principalmente attraverso le Alpi, un concetto sostenuto da varie teorie moderne e storiche. I dati emersi dimostrano che già nel II millennio a.C. esistevano popolazioni indigene che fondavano la loro civiltà sulla coltivazione della vite, anticipando di molti secoli l’arrivo dei Greci.

Le implicazioni di queste scoperte sono profonde, non solo per gli storici dell’agricoltura ma anche per la comprensione più generale delle dinamiche culturali e commerciali dell’antichità. La viticoltura, che ha giocato un ruolo cruciale nello sviluppo delle società mediterranee, sembra ora aver avuto un’origine più complessa e localizzata di quanto si pensasse. La presenza di un terzo centro di domesticazione e innovazione viticola in Italia meridionale sottolinea l’importanza delle tradizioni agricole locali e il loro contributo alla formazione delle civiltà mediterranee.

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