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Istituito registro nazionale
I boschi diventano “bancomat” verdi: il 2026 cambia il volto della selvicoltura

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Un nuovo strumento economico si affaccia sul panorama nazionale per valorizzare il ruolo cruciale di boschi e foreste nella lotta al cambiamento climatico. Con l’istituzione del Registro nazionale dei crediti di carbonio agroforestali, l’Italia punta a creare un mercato trasparente e affidabile, in grado di remunerare proprietari e gestori per le pratiche sostenibili che catturano CO₂, trasformando così la sostenibilità ambientale in una prospettiva economica concreta.

Il polmone verde d’Italia diventa un asset economico

Il riconoscimento del valore dei servizi ecosistemici, da tempo oggetto di studio, trova ora una possibile via di concretizzazione finanziaria. Le foreste, oltre a fornire legname, protezione idrogeologica e biodiversità, svolgono la fondamentale funzione di assorbire anidride carbonica. Questo “servizio di regolazione” è al centro del meccanismo dei crediti di carbonio, che consente di quantificare e monetizzare le tonnellate di CO₂ sottratte dall’atmosfera grazie a specifici interventi di gestione. Pratiche come l’imboschimento, il rimboschimento e una gestione forestale sostenibile, che vadano oltre gli obblighi di legge, generano così crediti che possono essere venduti sul mercato volontario.

Le criticità del mercato volontario e la risposta nazionale

Fino ad oggi, il settore ha operato in un contesto caratterizzato da significative incertezze. Il monitoraggio condotto dal CREA tra il 2011 e il 2022 ha evidenziato un panorama volatile, con forti fluttuazioni di prezzi e volumi scambiati. Inoltre, è emersa una preferenza degli investitori italiani per l’acquisto di crediti generati in Paesi in via di sviluppo, dove i costi di certificazione sono più contenuti. Le transazioni nazionali, al contrario, sono state frenate dagli elevati costi di produzione dei crediti e dalla mancanza di un quadro normativo di riferimento, lasciando un potenziale inespresso per le imprese agroforestali italiane.

La svolta del 2023: nasce il Registro nazionale

Per colmare questo vuoto e dare slancio al mercato interno, nel 2023 il legislatore è intervenuto con l’istituzione di un Registro nazionale dei crediti di carbonio volontari. Questo strumento, la cui attivazione è prevista per l’inizio del 2026, sarà gestito dal CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) e avrà il compito di garantire criteri univoci e trasparenza per la generazione, la certificazione e la vendita dei crediti. L’obiettivo è fornire efficacia operativa e fiducia a tutti gli attori del mercato, dai gestori dei terreni agli investitori privati.

I prossimi passi e le prospettive future

L’efficacia del Registro sarà sancita dall’approvazione di apposite Linee Guida, attualmente in fase di definizione da parte dei ministeri competenti (MASAF e MASE) e in attesa di intesa in Conferenza Stato-Regioni. Queste linee guida definiranno le modalità tecniche per il calcolo e la certificazione degli assorbimenti, un passaggio cruciale per assicurare l’affidabilità dell’intero sistema. Una volta a regime, il Registro non solo finanzierà progetti altrimenti non sostenibili, ma promuoverà investimenti privati in iniziative che, oltre a sequestrare carbonio, preservano altri servizi ecosistemici vitali, come la protezione del suolo e la regolazione del ciclo dell’acqua, producendo un beneficio ambientale duraturo per l’intera collettività.

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