
Parla il ricercatore marketing del CoRFiLaC
Dalle cene con amici alle mode alimentari: come il contesto sociale definisce cosa e come mangi
di Catia Pasta*
Esistono delle regole che valgono per ogni individuo. Come diceva Jean de La Bruyère, due sono le cose, che pur essendo totalmente opposte ci condizionano in egual misura: l’abitudine e la novità.
Il consumo alimentare ed il relativo comportamento di consumo, viene molto influenzato da ciò che ci circonda, da quello che spesso viene identificato come “contesto sociale”. E’ diverso il modo di consumare un pasto, un alimento, una bibita, un bicchiere di vino quando siamo in compagnia di altre persone rispetto a quando invece, siamo soli nel nostro nucleo abitativo. Così come le scelte alimentari sono riflesso di un espressione dei nostri legami sociali più vicini, più stretti come la famiglia, i figli, gli amici.
Perché ci comportiamo in questo modo? Semplice, perché il conformarsi al comportamento degli altri, dell’atro è adattivo e spesso viene posto su un piano superiore: la gratificazione. Rispettare una norma alimentare, quando percepita come importante in base al confronto di tipo sociale è più semplice per l’essere umano.
Norme alimentari e adattamento culturale
In diverse culture, mangiare con le mani, come il pane e/o altri cibi, è pratica comune ed è parte integrante dell’esperienza culinaria. Questo è particolarmente vero in India dove il cibo viene servito su un piatto unico, ed il pane, come il naan o il chapati viene usato per raccogliere curry e altre pietanze, mangiano in modo primario con le mani. In una cultura occidentale, o ancor di più italiana, questa norma alimentare non viene riconosciuta se viene effettuata durante un pasto italiano, ma se ci troviamo a sedere in un ristorante indiano, o a cena con amici indiani dove la norma alimentare viene socialmente accettata allora tendiamo ad adattarci e a vivere quell’esperienza come gratificante ed emozionante.
Si pensi al consumo così eccessivo di sushi tra i più giovani, questi ultimi se mangiano nei ristoranti giapponesi e magari ordinano gli spaghetti di riso tenderanno a mangiarli con le bacchette, ma a casa propria il piatto di spaghetti lo consumano con la classica forchetta “all’italiana”. A volte adattarsi vuol dire anche avere rispetto dei commensali, degli amici, o ancor di più non sentirsi diversi rispetto a coloro con i quali stiamo dividendo un pasto.
L’influenza dei commensali sulle scelte alimentari
Condividere un pasto con amici, familiari, colleghi di lavoro è cosa comune, che avviene in un determinato contesto sociale, quindi bisogna capire che le persone con cui viviamo questi momenti influiscono su ciò che noi stessi mangiamo. Se ci troviamo in contesti in cui mangiare poco da un’impressione favorevole, lo faremo. Quindi gli altri ci forniscono delle norme comportamentali socialmente accettabili e condizionate dai contesti.
Se pensiamo ai più piccoli, i bambini, questi modellano l’alimentazione in base a dei precisi punti di riferimento: i genitori e i loro coetanei. Gli effetti sono simili agli adulti con un adeguamento alla norma. Conformarsi agli altri, ad una norma di gruppo, diventa un’esperienza gratificante e quando questo riguarda il consumo di un pasto con qualcuno, non fa altro che ampliare gli aspetti edonistici dell’esperienza in sé.
Il potere del riconoscimento positivo
Se poi si aggiunge all’esperienza del consumo, un riconoscimento positivo sull’alimento da parte di un commensale, di un coetaneo, il gradimento aumenta in noi non solo nel nostro atteggiamento che tenderà ad essere positivo verso il prodotto ma ne influenzerà anche la nostra valutazione personale su quel cibo specifico. Tutto ciò perché tendiamo a renderci l’esperienza del consumo, un’esperienza emotivamente positiva attraverso l’accettazione di norme che fungono da guida per l’informazione e la formazione delle nostre preferenze alimentari.
Vi porto un’attimo ad un’esperienza vissuta da tutti noi. Pensate di essere al ristorante, una sera a cena con amici. Qualcosa vi colpisce nel menù e scegliete per primi rispetto a chi siede con voi al tavolo. Ci sarà chi dopo di voi pronuncerà il fatidico “Anche per me”. Questi si allineerà a voi, due le possibili motivazioni. La prima potrebbe essere dovuta all’indecisione su cosa scegliere quindi decide di seguirvi nella scelta, per non sbagliare, la scelta del primo diventa riferimento per chi segue nel gruppo. La seconda motivazione, assecondare magari voi che siete l’amico o il commensale più importante al tavolo.
Il feedback positivo e la gratificazione
Ora subito dopo il primo morso, chi ha scelto per primo tende ad esprimere un feedback positivo, perché? Se il cibo è buono, la vostra esperienza si amplifica e volete in qualche modo dire a voi stessi che non avete sbagliato nella scelta, ma non solo, volete anche che gli altri vi dicano che avete fatto una buona scelta, quindi sarete il primo ad esprimervi. Tutto questo, vi genererà gratificazione nell’esperienza. Se il cibo non dovesse esserlo, difficilmente direte che non è gradevole, ma tenderete a giustificare in qualche modo la vostra scelta.
Di conseguenza chi vi ha assecondato, quindi vi ha seguito nel piatto scelto, anche quando non gradirà il piatto, non dirà mai che non gli piace, a meno che non sia un anticonformista per natura e allora difficile che abbia fatto la vostra scelta, si esprimerà comunque in modo positivo del tipo “si, si, buono”. Se il piatto sarà anche di suo gradimento la sua espressione sarà più marcata e spontanea e si esprimerà con frasi di elogio rafforzative tipo “è veramente molto buono”.
Imitazione e senso di appartenenza
Quindi in sintesi, mangiamo spesso ciò che mangiano gli altri per sentirci parte del gruppo (es. aperitivi tra amici, cene aziendali, mode alimentari) e tendiamo a imitare ciò che fanno gli altri a tavola (quantità, scelte salutari o meno). In certe situazioni, è socialmente atteso comportarsi in un certo modo: accettare il cibo offerto, finire il piatto, non mangiare con le mani, ecc. Anche le diete eccessivamente salutiste o restrittive possono generare giudizi o esclusioni sociali.
Il fattore sociale ha un’influenza profonda e articolata sul nostro modo di consumare alimenti. Questa influenza si manifesta a diversi livelli e può condizionare sia cosa mangiamo, sia come, quando e con chi lo facciamo come abbiamo visto. Il consumo di cibo è molto più di una semplice risposta a un bisogno fisiologico: è un atto sociale, culturale e identitario. Ogni scelta alimentare è influenzata dal contesto in cui viviamo, dalle persone con cui interagiamo e dai messaggi sociali che riceviamo.
*Ricercatore marketing CoRFiLaC
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