L'intervista
Come la passione per il vino ha plasmato una carriera tra le vigne dell’Etna, l’enologo Indelicato si racconta
di Giacomo Alberto Manzo*
Cresciuto tra le vigne della sua famiglia, Antonio Indelicato sviluppa fin da bambino una forte passione per il vino. Dopo aver studiato viticoltura ed enologia, si dedica a perfezionare le sue competenze attraverso esperienze pratiche in cantine prestigiose. Subito dopo la laurea, il neo enologo accetta un’offerta di lavoro sulle pendici dell’Etna, dove affronta sfide legate al clima e al territorio. In equilibrio tra tradizione e innovazione, crea vini unici e sperimenta nuove idee, come uno spumante senza alcol. Agli aspiranti enologi non si stanza di dirgli “coltivare una profonda passione per il vino”.
Come è diventato enologo?
“Fin dall’infanzia, il legame con la vigna è stato forte e significativo. Le esperienze vissute con mio nonno e mio padre, che mi portavano nel vigneto di famiglia per seguire tutte le pratiche agronomiche, hanno lasciato un’impronta indelebile. Questi momenti hanno alimentato una profonda passione per il vino e la natura. Questo interesse mi ha spinto a intraprendere studi specifici presso l’Istituto Tecnico Agrario “Abele Damiani” di Marsala, proseguendo poi all’università degli studi di Palermo, dove ha conseguito la laurea in viticoltura ed enologia. Durante il percorso accademico, ho avuto l’opportunità di fare uno stage presso la cantina sperimentale dell’Istituto Regionale del Vino e dell’Olio “G. Dalmasso” e di lavorare in diverse cantine, acquisendo così esperienza pratica e competenze fondamentali per la sua carriera di enologo. Dopo nemmeno un mese dalla Laurea, ho continuato a perfezionare le mie competenze attraverso corsi avanzati e stage in aziende vinicole di rilievo, confrontandomi con esperti del settore e acquisendo tecniche innovative”.
Le principali responsabilità nel processo di produzione del vino
“Il ruolo copre una vasta gamma di competenze che vanno dalla gestione del vigneto alla vinificazione, fino al marketing. L’obiettivo principale è garantire la qualità e la coerenza del prodotto, mantenendo il rispetto delle tradizioni ma con un’attenzione costante all’innovazione”.
La scelta delle uve per la vinificazione: un processo cruciale per la qualità del vino
“La selezione delle uve per la vinificazione rappresenta una delle decisioni più importanti per un enologo, poiché incide direttamente sulla qualità e sul carattere del vino finale. Questo processo decisionale si basa su una serie di fattori legati al vigneto, al tipo di vino che si intende produrre e alle condizioni climatiche e ambientali. In sintesi, la scelta delle uve per la vinificazione è un’operazione complessa che richiede un equilibrio tra fattori agronomici, enologici, economici e di marketing, sempre nel rispetto della qualità e del territorio”.
Quali sono le sfide più comuni che incontra nel suo lavoro?
“Ogni giorno, i viticoltori dell’Etna affrontano una serie di sfide che possono influire sia sulla qualità del vino che sull’efficienza del processo produttivo. Queste sfide richiedono una combinazione di conoscenze tecniche, capacità di problem solving e una notevole adattabilità. In cima alla lista delle difficoltà ci sono le variazioni climatiche e ambientali. Da sette anni, lavoro in una delle aziende più storiche del territorio etneo, dove la viticoltura eroica è una realtà quotidiana. Le condizioni meteorologiche avverse, come forti venti, gelate, precipitazioni abbondanti o siccità, sono all’ordine del giorno. La gestione del vigneto in tali condizioni richiede una profonda conoscenza del terroir e una grande resilienza”.
Le tendenze nel mondo del vino?
“Nel panorama vinicolo attuale, le tendenze emergenti si concentrano sulla produzione di vini biologici, biodinamici, naturali e senza alcol. Particolare attenzione va riservata a quest’ultima categoria, che sta guadagnando sempre più terreno. Da circa un anno, infatti, abbiamo brevettato uno spumante zero alcol ottenuto da uve di Nerello Mascalese. Questo prodotto, denominato ‘bollicine d’uva’, non è un vino dealcolato, ma un mosto d’uva frizzante. La frizzantezza viene ottenuta riutilizzando la CO2 prodotta dalle altre vasche in fermentazione. In collaborazione con l’Università di Catania, sono stati condotti test di marketing per valutare la disponibilità dei consumatori a pagare per questo innovativo spumante. I risultati sono stati estremamente positivi, portando a un significativo aumento della produzione. Queste nuove tendenze riflettono un settore vinicolo in continua evoluzione, dove i consumatori mostrano una crescente consapevolezza riguardo all’innovazione tecnologica, alla sostenibilità e all’autenticità dei prodotti”.
Come bilanciare tradizione e innovazione nella produzione del vino?
“Nel mondo della viticoltura, il delicato equilibrio tra tradizione e innovazione è diventato un tema centrale. La produzione del vino richiede un approccio attento e ponderato, che integri il rispetto per il passato con un’apertura al futuro attraverso l’adozione di nuove tecnologie. Questo equilibrio è essenziale non solo per mantenere la qualità e l’autenticità del prodotto, ma anche per garantire la sostenibilità ambientale e ridurre gli sprechi. Le tecniche tradizionali di vinificazione, tramandate di generazione in generazione, rappresentano il cuore pulsante della cultura enologica. Tuttavia, l’industria del vino non può ignorare i benefici offerti dalle innovazioni tecnologiche. L’uso di droni per monitorare i vigneti, l’implementazione di sistemi di irrigazione intelligenti e l’analisi dei dati per ottimizzare la produzione sono solo alcuni esempi di come la tecnologia stia trasformando il settore”.
I suoi vini preferiti?
“Come enologo, apprezzo una vasta gamma di vini, poiché ognuno di essi offre un’esperienza unica e rappresenta una diversa espressione del terroir, delle uve e delle tecniche di vinificazione. Tuttavia, ci sono alcuni vini che considero particolarmente speciali: il Barolo e l’Etna DOC Rosso. Questi due vini, pur provenendo da territori diversi, condividono caratteristiche simili che li rendono affascinanti. Mi piacciono per la loro complessità e capacità di evolversi nel tempo. Entrambi sono noti per la loro struttura tannica, l’acidità e gli aromi complessi, che spaziano dalle note floreali, come la rosa e la viola, ai sentori di tartufo, spezie e cuoio. Questi vini, dal forte carattere e longevità, richiedono pazienza, ma ripagano con una straordinaria profondità aromatica e gustativa. Amo il modo in cui possono affrontare lunghi periodi di invecchiamento, sviluppando con il tempo una complessità ancora maggiore e sfumature di gusto entusiasmanti. Sono tra i miei preferiti proprio per queste ragioni”.
Come valuta la qualità di un vino?
“Valutare la qualità di un vino è un’arte che richiede esperienza e una profonda conoscenza delle diverse varietà di uva. Nel mio lavoro, questo processo si traduce in un’analisi tecnica accurata combinata con una sensibilità personale. Alla fine, il vino è una questione di gusto, cultura e contesto, e ogni bottiglia racconta una storia unica”.
Consigli a chi vuole diventare enologo?
“Se vuoi diventare enologo, il mio primo consiglio è di coltivare una profonda passione per il vino. È fondamentale impegnarsi nello studio e fare esperienze diverse in cantina. La curiosità e l’attenzione all’evoluzione del settore sono altrettanto cruciali. Questa professione ti permette di imparare qualcosa di nuovo ogni giorno, e ogni vendemmia rappresenta una nuova sfida e un’opportunità unica”.
L’esperienza più memorabile?
“La mia esperienza più memorabile risale a due settimane dopo la mia laurea, quando ho ricevuto un’offerta di lavoro come enologo in uno dei territori più rinomati al mondo: il comprensorio Etneo. Ricordo vividamente la mia prima vendemmia, un momento in cui mi sono prefissato obiettivi professionali significativi. Quell’esperienza mi ha insegnato l’importanza dell’intuito, della passione e del lavoro di squadra in tutte le fasi produttive. Il vino, infatti, è un’espressione del territorio, del clima, delle persone coinvolte e delle scelte fatte in ogni fase del processo. È stata una lezione indimenticabile che mi ha segnato profondamente e ha rafforzato il mio amore per questa professione”.
*Enologo
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