
Siccità
Corsa contro il tempo, al via il piano per riattivare le traverse abbandonate
Una rivoluzione silenziosa, ma decisiva per il futuro della Sicilia. La Regione ha messo in campo un piano d’urto per riportare in vita le traverse di derivazione, infrastrutture chiave per accumulare l’acqua e contrastare la desertificazione. Dopo decenni di abbandono, progetti in standby e sprechi, l’assessore all’Agricoltura Salvatore Barbagallo ha tracciato la rotta: recuperare tutto ciò che può essere riutilizzato, prima che il cambiamento climatico renda irreversibile la crisi.
Gela, simbolo del riscatto
Tra le priorità c’è il territorio di Gela, dove i serbatoi di Sueri e Comunelli – oggi inutilizzabili per colpa di errori progettuali – saranno riconvertiti in traverse per sostenere l’unico invaso ancora attivo, il Cimia. Un intervento necessario per evitare che l’acqua continui a disperdersi in mare, mentre i campi si seccano.
Ma il piano è molto più ampio: si lavora sul Dittaino per l’Ogliastro, sui bacini di Barbagiana e Trigomona, destinati ad alimentare gli invasi di Lentini, Rizzuto, Maroglio e Dirillo. Ogni opera sarà un tassello fondamentale per aumentare la capacità di accumulo e garantire risorse durante i mesi più critici.
Tempi da record: progetto in 8 mesi
L’operazione è stata accelerata come mai prima d’ora: appena 8 mesi per definire una strategia che nei prossimi anni potrebbe cambiare le regole del gioco. “Non possiamo permetterci di perdere neanche una goccia”, spiega Barbagallo. L’obiettivo è canalizzare le acque invernali verso invasi pubblici e aziendali, bloccando l’emorragia idrica che ha impoverito intere zone.
La svolta dopo anni di immobilismo
La Sicilia prova così a correggere le storture del passato, puntando su infrastrutture “minori” ma strategiche per la sopravvivenza del settore agricolo. Insomma, bisogna continuare ad agire, avvertono dalla Regione. La partita è aperta: o la Sicilia riesce a conservare ogni risorsa possibile, o si rischia di perdere la sfida contro la siccità.
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